Ogni giorno, compio una lunga passeggiata solitaria tra gli alberi e i prati di un delizioso spazio verde al quale mi sono affezionata. Cammino, penso lasciando altrove qualunque seccatura, e respiro il profumo dei gelsomini e delle ginestre che si affacciano sulla strada; piccolo e semplice piacere, mi ritempra la mente e lo spirito mentre osservo ciò che mi circonda, flora e “fauna”.
Da tempo, incontro una vecchina che accompagna il suo anziano cagnolone a sgranchirsi le zampe, un grassissimo beagle che – lemme lemme – avanza con aria pigra e annusa ogni fogliolina tanto per aver la scusa di rallentare ulteriormente il passo. Lei, la vecchina, si aiuta con un bastone, indossa il vestito buono (solitamente un tailleur blu scuro) arricchito da una spilla d’oro, i capelli bianchi perfettamente in ordine e i mocassini che paiono appena usciti dal negozio, tanto ne ha cura. Ha il viso disteso e, ogni volta che ci incontriamo, un grande sorriso glielo illumina tutto. Mi capita spesso di osservare gli anziani e di rifletterci attraverso la penna ma con lei è stato… diverso.
Ieri ci ho parlato un poco, attratta da un qualcosa di indefinito, e ho scoperto solo poco dopo di che si trattava: era Adele, il personaggio del mio ultimo romanzo (scritto in collaborazione con il mio caro amico psicologo Francesco Tassiello) che verrà pubblicato in gennaio.
Adele, la signora delle panchine… No, non sono pazza, o forse un poco sì, ma capita a volte che i personaggi partoriti dalla nostra fantasia prendano vita e divengano reali, per quelle incredibili situazioni che inventa la vita.
“Come fossi al cinema, osservo questa nuova umanità cittadina e mi piace spingerla a raccontarsi all’anziana signora che sono, e che nessuno giudica ma tutti ascolta con grande interesse. La gente di questa epoca è più sola rispetto a quella della mia, più delusa e insoddisfatta, ed io la riconosco perché nella mia sono stata comunque “diversa” e fuori luogo. Basta sedersi sulla panchina e attendere. Si ferma sempre qualcuno alla mia panchina, magari un vicino di casa, incuriosito dall’anziana signora che sorride al cane, benevola. Allora lui, il passante, la riconosce come quella del terzo piano, la saluta; abboccano quasi sempre, i miei cantastorie. A volte non è neppure un vicino, né qualcuno che porta a spasso il cane, ma qualche anima solitaria in vena di chiacchiere, o una anonima ragazza in lacrime per il suo perduto amore.”
Adele…
Mi ha parlato dell’indolenza del suo vecchio cane, delle gambe che la stanno tradendo, e dell’immutato piacere del camminare ogni giorno nonostante tutto, chiacchierando con i passanti. È lei. Gli occhi senza età, con quella luce birichina che ispira simpatia, un lieve profumo di viole e bergamotto proveniente dai polsi e da dietro le orecchie, e quel sorriso aperto, cordiale, che abbraccia la vita.
Ho incontrato Adele…
Bello 🙂 Significa che la “tua” Adele è così viva e reale, nella tua fantasia e nelle pagine del tuo libro, che a tal punto puoi rivederla e riconoscerla in una persona reale. E’ un gran pregio.
Ho potuto leggere pochi piccoli pezzi del romanzo che uscirà a gennaio, quando ancora era un manoscritto, e posso dire che Adele è LA donna. Non si è nascosta alla vita, l’ha sfidata, non l’ha subita, ha scelto anche quando pareva accettarla nei tratti più difficili. e’ rimasta se stessa quando era felice , artefice del suo destino, ma è rimasta se stessa anche nel dolore dei momenti più difficili.