Susanna Trossero

scrittrice

La Roma dei libri che fanno sognare

on 29 Aprile 2012

Quando la stesura di un racconto, di una storia, di un romanzo, è finita, è come se mancasse qualcosa di fondamentale alle giornate successive. “La scrittura chiama la scrittura”, dico ai miei seminari, ed è vero! E allora che fare? Leggere. Leggere per risvegliare la fantasia, dar nuovo cibo alla mente. E poi… E poi riprendere a scrivere. Perché no?

Esco a portare a spasso il nuovo pensiero, corroborante come l’aria di mezza mattina, fredda nonostante il sole sia già alto. Lo porto fuori come fosse un cane a cui necessita un lampione o un albero, e vorrei mostrarlo a tutti, ma devo ancora spazzolargli il pelo, troppo disordinato perché si comprenda di quale razza sia. È un pensiero fatto di pensieri, così come un bicchiere d’acqua è composto di una miriade di goccioline. Storie vere o immaginarie, fantasie senza un filo logico, viaggiatori e passanti, bugie e verità, libri letti e recensiti…

Cammino intorno a Piazza Venezia, incantata da quei marmi, e proseguo a piedi per le gradinate di Piazza di Spagna. Passare di qui e pensare che dietro una di quelle finestre, nel 1800 Andrea Sperelli, amante appassionato creato dalla penna di D’Annunzio, sospirava per il suo amore perduto, ricordandone il passo veloce sulla gradinata della Trinità, è incantesimo, estasi, rapimento.

Sono qui, ed era qui l’irreale duchessa di Scherni Elena Muti, quando correva da lui per fare l’amore. Incredibile guardarsi attorno e respirare tra i personaggi creati da un grande e da altri grandi raccontate, portando qui la mia, di fantasia.

“Si udiva il suo passo risonare sul lastrico – scrive D’Annunzio – se la piazza era silenziosa”

Palazzo Zuccari, Trinità dei Monti. Accadeva alle 16. Dalla finestra Andrea vedeva la casa dei Casteldelfino, Villa Medici, l’Obelisco di Pio VI, Piazzetta Mignanelli. Dove diavolo è quella finestra? Esiste?

Voglio andare sulla scala che costeggia la casa dei Casteldelfino e scenderla. Voglio pensare a D’Annunzio che è andato ad osservare, ad annusare, per scrivere di quell’attesa e di quei passi.

Voluttà, seduzione, tortura. Abbandonarsi al sentimento, all’impeto della brutalità.

“Come una fiala rende dopo lunghi anni il profumo dell’essenza che ci fu un giorno contenuta, così certi oggetti conservano pur qualche vaga parte dell’amore che li aveva penetrati e illuminati, turbando nel presente con una sorta di potere soprannaturale”

scriveva. Ed io l’ho letto su un libro di Moravia.

Mai vivere a Roma mi è parso più bello di oggi. Quel divenire il pensiero di qualcuno, la penna di qualcuno, quel provare empatia, quell’andare sui gradini a cercare Elena, la duchessa, trovando in realtà l’omino con la fisarmonica, quello di sempre, quello reale. Oramai ci riconosciamo, ci sorridiamo amichevoli, gli lascio una moneta, comprerà del vino scadente.


4 Responses to “La Roma dei libri che fanno sognare”

  1. Git ha detto:

    Creo que leer despierta la imaginación en forma incontrolable, en algunas ocaciones nos lleva a lugares que jamás hubieramos creído que pudiera ser posible.La lectura moldea nuestros sentidos,modifica nuestras acciones y más de una vez nos deja como en estado de shock; pero ésto solo ocurre si tenemos la suerte de encontrar autores con el talento de poder hacerlo como es tu caso Susanna.
    Cuántas veces he leído sobre Roma,yo no podría enumerarlas….,desde mi libro de historia de la escuela secundaria,hasta artículos de revistas de turismo o de interés internacional.Siempre me interesó por su riqueza artística,histórica,arquitectónica; pero aquí hay una gran diferencia…..,¿sabes cúal es?; leyendo éste relato tan descriptivo has conseguido que yo pueda transportarme  a la ciudad de Roma con gran deseo.
    Así como D´ Annunzio quedó atrapado por el encanto de ésta ciudad,yo quedé atrapada por ésta fascinante descripción,de lugares,personajes junto con sus sensaciones y sentimientos tan románticos.
    ¿ Será Roma la causa éstos efectos mágicos?, de ser así te pido que lo sigas haciendo para poder decir ” GRACIAS”

    • Susanna Trossero ha detto:

      Un grazie a te, per le parole di apprezzamento e per la capacità di spiegare ciò che provi leggendo. I tuoi contributi sono sempre preziosi e interessanti, e non possono che arricchire noi che ti leggiamo, abbattendo distanze che la scrittura non conosce.
      Roma non è esattamente una città a misura d’uomo, lo ammetto, ma devo anche ammetterne la bellezza e il fascino a ogni angolo di strada… Un luogo e una storia da scoprire anche attraverso la penna di grandi scrittori che hanno lasciato un segno unico e incancellabile!

  2. Alessandro Abis ha detto:

    La fantasia non è una chimera che partorisce sé stessa nel vuoto cosmico. Essa è figlia, piuttosto, esattamente di ciò che già abbiamo in testa: del nostro passato, di ciò che vediamo e sentiamo ogni giorno, dei nostri sentimenti, di ciò che leggiamo. In questo la scrittura, quella vera, è un inestimabile atto d’amore che ingravida il nostro vissuto interiore e, tramite un parto artistico, dà alla luce una nuova creatura che potrà, a sua volta, divenire parte integrante del vissuto interiore di altri.

    • Susanna Trossero ha detto:

      Vero, la fantasia è figlia di tante cose che stanno in noi, e spesso è evocazione: di sensazioni, di ricordi, di vissuto o desiderato, di osservato o rifiutato, di letto o ascoltato; così come vero è che non esiste luogo in cui non vi sia la magia necessaria a stimolarla e a tradurla in scrittura, se noi siamo vivi e vivo è il nostro segreto mondo interiore…

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