Susanna Trossero

scrittrice

ArgoDiario: pagina 5

Dopo l’incontro con Riccardo Trentin e Renato Troffa, torno in Piazza Pichi riflettendo sull’incontrastabile verità che la lettura di un libro genera empatia e dunque in un libro possiamo trovare pezzi di noi. Ciò sta alla base della biblioterapia e mi riprometto – quando tornerò a casa – di osservare con occhio differente la mia libreria per cercarvi alcune cose e capirne altre di me stessa.

Sulla Piazza stanno arrivando altri volti conosciuti: il professor Andrea Maggi, per esempio, così accogliente nel suo sorriso, e sempre circondato da giovanissimi che si fanno i selfie con lui! Anche rivedere Ciro Auriemma è per me un gran piacere, stavolta allo stand degli editori, e lo è salutare la cara forlivese Claudia Aloisi che con il suo accento romagnolo mi riporta all’infanzia. Altro incontro piacevolissimo è con il caro libraio storico Gianni Loi, della libreria Duomo: i suoi regalini di benvenuto per me avranno un posto speciale tra le mie cose! Conoscere la libreria Sacro Cuore, che porta in fiera i libri della Graphe.it, è un autentico piacere. Presto cercherò di presentarli a voi con una intervista, perché non mi bastano il loro sorriso cordiale e la gentilezza, voglio saperne di più sulla passione che li accompagna nel mondo dei libri!

Poi arriva Alosha, il nostro amato danzastorie, e mentre ci salutiamo con grandi abbracci ecco la “famiglia” al completo: la mia carissima amica e autrice Antonella Serrenti sta gustando un aperitivo con Marina Leonori, anche quest’anno alla Fiera con noi. Marina arriva da Nettuno, è stata mia allieva alla scuola di scrittura narrativa di Ostia per ben tre anni, e a guardarmi intorno in questo momento dopo i saluti e la gioia, vedo e tocco con mano ciò che la Fiera del libro di Iglesias si propone: creare connessioni.

Il contatto umano qui è realmente il vero motore, e i primi a generarlo sono proprio i fondatori della Fiera, accompagnati da Erika, Sara, Valeria, Valentino, Alberto e tutti coloro che della fiera fanno parte da anni.

Fabrizio Caramagna dice “Condividere: voce del verbo moltiplicare”, e io penso che la condivisione, le connessioni, ci rendano singolarmente parte di qualcosa di grande rendendo più grande anche il singolo.

Le emozioni degli incontri che generano abbracci e delle parole che si insinuano nel profondo sono appena cominciate, ma nuove scoperte ci attendono mentre gli alunni degli istituti scolastici partner raccontano all’interno del Teatro Electra la loro personale visione delle Mappe del Sapere, con quell’impacciata emozione che li rende adorabili.

Quando arriva l’ora di pranzo è il cibo a fungere da collante, con Antonella e Marina – conosciutesi grazie alla fiera – che parlano come vecchie amiche -, con Stefano Lamorgese e la sua simpatica moglie Francesca, con Andrea Maggi che non riesce neppure a mangiare un boccone senza che qualcuno non desideri una foto in sua compagnia – grandi e piccini – e tutti noi insieme con la voglia di scherzare e lasciarci baciare dal sole isolano.

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Argodiario: pagina 4

Raggiungere la sede di ArgoNautilus è meglio di una seduta di squat: il programma di allenamento della mattina di sabato 22 aprile prevede che il tono muscolare ringrazi, mentre accompagno il pubblico a prendere posto dopo aver fatto con me gli austeri gradini del vecchio e bellissimo palazzo del centro storico di Iglesias. Incontrare Riccardo Trentin e Renato Troffa, ma anche i signori dell’Università della terza età, vale la gradinata, e mi prendono in giro offrendomi una eventuale bombola d’ossigeno quando mi vedono arrivare dopo la quinta volta che salgo e scendo! Sono tutti molto simpatici e da Riccardo Trentin ottengo l’appellativo di “Mister Wolf, colui che risolve problemi” (avete presente Winston Wolf su Pulp Fiction? Ecco, io sono quello!)

C’è tanta gente in sala, e ciò che avviene là dentro è molto importante dal punto di vista umano: si parla di biblioterapia, un libro come cura, conoscenza di sé, una forma di crescita personale. Il libro più adatto a ciascuno di noi lo sceglie un terapista e diviene efficace metodo di guarigione, poiché in esso troviamo qualcosa che ci appartiene, un sostegno, una illuminazione o ancora meglio un compagno che ci fa sentire meno soli e ci ricollega al mondo.

Riccardo Trentin, con grande coraggio e mostrando una sensibilità e apertura fuori dal comune, ci racconta di sé, del suo impatto con il diabete, delle sue vulnerabilità e di ciò che di positivo ha tratto da un percorso personale che altri conoscono e che ad altri può essere d’aiuto. Il pubblico lo ascolta rapito, coinvolto. Lo affianca Renato Troffa, psicologo, docente di psicologia sociale e di inclusione delle diversità, nonché scrittore (fa parte del collettivo Sabot). Riccardo è Presidente della rete sarda diabete, allenatore e atleta, insegnante di scienze chimiche, biologiche e alimentari e dopo il suo regalarsi a tutti noi con tanta semplicità e calore, è difficile salutarlo e ci sembra di conoscerlo da sempre.

Quando scendo la scalinata per l’ultima volta, alla fine dell’incontro, mi sento più ricca e a osservare i volti degli altri direi che è una sensazione che ci accomuna tutti.

Sono Susanna Wolf, risolvo problemi, e in questo primo giorno di fiera già dopo poche ore ringrazio questa Fiera che mi regala emozioni inaspettate.

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ArgoDiario pagina 3

Ci siamo: è arrivato il sabato tanto atteso, quel 22 aprile ormai passato che segna l’inizio della Fiera del Libro di Iglesias 2023 fondata dall’Associazione ArgoNautilus: come promesso vi racconto ciò che in queste 4 giornate si è susseguito.

Eccoci in tre viaggiare verso la città mineraria, con il programma in mano e le chiacchiere su ciò che ci aspetta: Antonella Serrenti, Argonauta da sempre, mia amica ma anche preziosa collega di scrittura; Marina Leonori, mia allieva del corso di scrittura romano che Argonauta lo è diventata l’anno scorso per passione, e che non riuscirà più a non partecipare alla Fiera. Ed io, che come sapete è con rinnovato entusiasmo che arrivo con le mie fantastiche compagne d’avventura su Piazza Pichi ancor prima delle 9 del mattino.

La Piazza è già un emozionante fermento: vociare, incontri, ragazzi, colore e… l’abbraccio con i fondatori della Fiera, Eleonora Carta e Maurizio Cristella, carico di trepidazione e di autentica emozione. Poi lo staff, le ragazze meravigliose che si danno un gran da fare perché tutto funzioni al meglio… La sensazione è quella di rivedere parte di una famiglia, l’atmosfera è quasi da gita scolastica, ma l’attenzione e la cura perché tutto sia perfetto va ben oltre e si parte!

La prima ospite che incontro è Raffaella Fenoglio, grande foodblogger e scrittrice di testi enogastronomici e narrativa per ragazzi. Ci salutiamo con affetto e simpatia, non poteva mancare in questa edizione, ed è proprio lei ad aprire la VIII edizione della Fiera, con la prima Colazione d’autore. Intervistata da Eleonora Carta ci racconta de “La cucina incantata – le ricette tratte dai film di Hayao Miyazaki”, Trenta Editore. Con la sua consueta grazia e passione, parla dell’indiscusso re dell’animazione giapponese e dei piatti presenti nei suoi film (ne sono stati presi in esame 11), estrapolati e proposti nel libro in tre differenti versioni. Raffaella Fenoglio, in questo intrigante libro la cui parte cinematografica è curata da Francesco Pasqua e Silvia Casini, ha naturalmente lavorato alla parte gastronomica; ne ha raccontato i retroscena e tutto ciò che più l’ha colpita delle ricette e scelte e dell’originalità di questo suo nuovo traguardo, mentre tutti insieme si faceva colazione sulla piazza, in quel taglio informale che rende la presentazione di un libro momento di convivialità.

Nel frattempo, comincia la Masterclass dello scrittore Piergiorgio Pulixi. Lo accolgono i ragazzi del Liceo Scientifico Asproni di Iglesias per la sua “Anatomia di un delitto” che ti certo li entusiasmerà. Da tempo Piergiorgio ha un occhio di riguardo per i giovanissimi, li incontra spesso e per loro ha scritto, creando una bella connessione che si propone di alimentare il piacere della lettura e della scrittura nei ragazzi.

Io devo scappare, sono quasi le 10 e devo raggiungere Renato Troffa e Riccardo Trentin e alla sede di Argonautilus, ma questa è un’altra bellissima storia che tocca intime corde, ve la racconterò alla prossima puntata. Seguitemi, prendo le chiavi della sede e arrivo!

Piergiorgio Pulixi a scuola – Foto Valentino Filmlife
Raffaella Fenoglio – Foto valentino Filmlife
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ArgoDiario: pagina 2

Sono le 11,20, la campanella suona, i banchi si popolano pian piano mentre io passeggio per l’aula salutando i ragazzi e domandandomi – come sempre – se seminerò qualcosa tra loro, se riuscirò ad interessarne qualcuno così come una vita fa successe a me. Stefano Lamorgese è appena andato via insieme alle sue quarte classi, per me sono arrivate le quinte.

Spiego subito che non sono là con la presunzione di trasformarli in scrittori, bensì con il desiderio di restituirgli la bellezza che sta tutt’attorno a ognuno di noi, la capacità di vederla, la voglia di soffermarcisi e di trovare le parole per raccontarla. Ma non solo. Sono là anche per aiutarli a comprendere che la sensibilità non rappresenta soltanto un nemico, qualcosa di scomodo da tenere a bada: è invece un dono. Lo è la capacità di cogliere sfumature che altri non colgono, provare qualcosa osservando gli stati d’animo di chi popola le nostre giornate, lasciarsi incuriosire da stimoli minori e quasi nascosti.

Ho parlato della scrittura come valvola di sfogo, che aiuta proprio i più sensibili a sopravvivere, e che leva potenza al nostro nemico interno. Li ho esortati a non mentire, a consegnare al foglio bianco il nome del loro nemico interno – paura, insicurezza, timidezza, dubbio, vanità, orgoglio – e loro hanno accettato, in forma anonima.

Quando quel nome, così intimo e privato, è stato reso pubblico nella lettura dei foglietti, è emersa l’essenza di tutti quei ragazzi ai quali ho voluto dimostrare che non sono soli, che anche il più arrogante e sicuro di sé della classe o la più bella e vanitosa, combattono la battaglia quotidiana contro la loro parte più scomoda e nascosta.

“Siete tutti qui – ho detto loro indicando il mucchio di tutti quei bigliettini appena letti – e questo dimostra che nessuno di voi è solo, nessuno è meglio dell’altro, nessuno è inferiore a qualcuno. Combattete tutti quella limitante sensazione che rende difficili i rapporti con gli altri: forse, grazie a questi fogli, guarderete gli stessi compagni con altri occhi e con occhi meno indulgenti vi guarderete allo specchio”.

Accettazione, empatia, accoglienza, sospensione del giudizio, capacità di far caso ai disagi altrui rispettandoli, perché la scrittura spinge a guardarsi attorno, a riconoscere in chi incrociamo i disagi esistenziali o l’aspirazione alla felicità. E regala immedesimazione, apertura perché non esiste essere umano che non conosca o non abbia conosciuto entrambe le condizioni: noi siamo gli altri, gli altri siamo noi.

Grazie, ragazzi, per le due ore che mi avete dedicato, per tutti quei foglietti portavoce della vostra intimità che mi avete permesso di portar via in ricordo di voi: spero di avervi aiutato a riscoprire o a non perdere la bellezza del pensiero astratto, così come spero accoglierete la proposta di inviarmi i vostri racconti. Perché se non proverete a proiettare all’esterno quel qualcosa che forse avete dentro, rischiate di perdere un’occasione!

E grazie anche a Eleonora e Maurizio che ogni anno coinvolgono le scuole in progetti che lasciano il segno in tutti noi operatori ancor più che nei ragazzi, dai quali abbiamo sempre da imparare. Sono sicura che Ciro Auriemma, Nicola Dessì, Raffaella Fenoglio, Stefano Lamorgese, Andra Maggi, Livio Milanesio, Nadia Paddeu, GianMarco Parodi, e Piegiorgio Pulixi saranno d’accordo con me (mi scuso se ho dimenticato qualcuno).

E grazie di cuore alla dirigente scolastica, agli insegnanti e al personale tutto – così accogliente e gentile con me – dell’Istituto Baudi di Vesme di Iglesias. Spero avremo l’occasione per rivederci.

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ArgoDiario: pagina 1

Tornare alla vita di ogni giorno dopo aver condiviso le giornate, le ore, le colazioni, i pranzi e le cene con tante persone salutate sei mesi prima e con gli Argonauti tutti, con i nuovi ospiti o tra volti conosciuti ritrovati nel pubblico, e tra strette di mano di chi non si era mai visto prima…

Ci si sente come a fine anno scolastico o dopo una bellissima vacanza, e sebbene la quotidianità di casa risulti sempre la perfetta comfort zone da recuperare, la nostalgia di voci-risate-parole-trepidazioni si fa sentire.

Forse è questa la accezione del termine Saudade di cui parlava Natale Fioretto a teatro (vi racconterò nelle prossime puntate): una sorta di nostalgia che comprende l’accettazione del passato e la fede nel futuro.

L’ottava edizione della Fiera del Libro di Iglesias (22-23-24-25 aprile), nasce nei mesi precedenti, vivendo sia nell’organizzazione che negli eventi del pre-fiera; in particolare si sente che la prima vera giornata è vicina quando cominciano gli impegni con le scuole, e il mio ha preso forma il 21 aprile all’Istituto Baudi di Vesme, dove dovevo tenere una Masterclass per le quinte superiori; desiderava rispondere alla domanda “Scrivere perché” invitando i ragazzi a esternare attraverso la scrittura “il peso della giovinezza”. Sì, avete capito bene, quello che per noi adulti è visto come un dono, per molti ragazzi rappresenta una fase della vita piuttosto problematica, e se noi adulti non lo comprendiamo, allora ragazzi non lo siamo stati mai!

Il mio appuntamento era fissato per le 11,20 ma alle 9,20 – nella stessa aula – le quarte dell’istituto dovevano incontrare il giornalista Rai Stefano Lamorgese, responsabile del Premio per il giornalismo investigativo Morrione dedicato ai giovani under 30, di cui è Vice Presidente.

Eravamo entrambi in largo anticipo e abbiamo preso un caffè con la dirigente scolastica; la conversazione che ne è scaturita è stata interessante, al punto che quasi non ci siamo resi conto dell’ora!

Ho avuto il piacere di introdurre la Masterclass di Lamorgese presentandolo ai ragazzi, e tante erano le cose che di lui avrei voluto dir loro. Ci siamo conosciuti alla scorsa edizione della Fiera, il suo curriculum parla da solo e sappiamo oramai tutti che le inchieste e il giornalismo d’assalto sono il suo pane quotidiano, scelta ammirevole, socialmente indispensabile.

Sono rimasta tra gli studenti ad ascoltare anche io, la timidezza e le ritrosie di tutti hanno pian piano fatto un passo indietro, è nata l’interazione, la connessione che è vera bandiera della Fiera tutta, mi sono lasciata trasportare dallo stesso trasporto di Stefano giungendo alla conclusione che c’è tanto da fare e questi incontri sono vitali. Per dirla con le sue parole, “Il giornalismo – tutto: non solo quello d’inchiesta – si fonda su presupposti irrinunciabili che si chiamano: curiosità, attenzione al contesto, desiderio di completezza e sete di verità. Ma ha bisogno di un pubblico per non morire”. Riflettiamoci.

Le 11,20 sono arrivate in un attimo, l’aula si è svuotata, stavano arrivando i miei ragazzi a riempirla di nuovi volti. Stefano ha dimenticato il cappello e le sue parole, rimaste a vagare per tutta la stanza e dentro la mia testa.

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