Susanna Trossero

scrittrice

Balzac o sesso?

Balzac

Pennellate di buio sul tuo corpo, stasera, con la luce spenta e i sensi accesi a divorare ogni lembo di pelle, mentre i respiri già si fondono in un unico desiderio…

La malìa di tutto questo nero è voluttuosa per la mente che di te ricorda ogni dettaglio, e ogni dettaglio viene reso alla mia vista attraverso le dita affamate. Ecco, la tua nuca, la schiena, la curva dei fianchi, poi risalgo e trovo i seni, le braccia con gli esili polsi, le spalle. Ed ora ritorno alle gambe e quasi mi pare che le ginocchia sospirino sotto il mio tocco. Poi un piede, l’altro… ho sempre amato i tuoi piedi, così delicati, bianchi come il latte, e le tue unghie smaltate a sedurre lo sguardo. Ora è cieco, lo sguardo, ma dotato di nuova vista mi lascio guidare dal tatto, in questa inedita scoperta di te.

Stai ansimando. Non so perché la mia mano destra si allontani per un attimo, a penzolare fuori dal letto, né perché vada a sfiorare qualcosa sul pavimento. È un oggetto, la sua forma la conosco, oh se la conosco: è un libro, un libro aperto, con la copertina rivolta verso l’alto e le pagine spiaccicate contro il parquet. Che libro? Un nome affiora illogicamente dai meandri della memoria: Balzac. Perché Balzac? Ritorno al tuo corpo, ma i polpastrelli rallentano il passo; con una calma per te esasperante ricomincio a percorrerti tutta. Nondimeno, avviene dell’altro che non so mettere a fuoco e che mi riporta all’infanzia, a quando ripetevo più volte la stessa parola – per di più conosciuta – fino a non riconoscerla più. Lettere mescolate tra loro e divenute insensate nel suono: frittata frittata frittata frittata… conchiglia conchiglia… O a quando, mettendo in moto un medesimo meccanismo, fissavo un volto a me familiare, ne radiografavo ossessivamente ogni dettaglio, fino a prenderne le distanze e sentirmelo estraneo. Un alieno che si deformava sotto il mio sguardo!

Balzac.

Chi sei? Di chi sono questi punti spigolosi? Gomiti, costole, scapole, mento. Di chi, queste imperfezioni? A volerlo davvero, potrei sentire i tuoi pori divenire minacciosi crateri, le tue labbra urticanti meduse. Che cosa è cambiato?

Balzac, Balzac, ancora Balzac.

“No amore, non fermarti  – mi dici – continua ti prego, è bellissimo…”

Ma io scopro dimensioni nuove nei tuoi polpacci e nuove rughe sul tuo viso; scopro nuovi nei e nuovi avvallamenti, con mani adesso incerte e angosciate e occhi che sperano nessuno accenda la luce, perché tu non veda che in loro qualcosa si è spento. Una patina di gelo si forma tra la tua pelle e le mie dita, interrompendo il contatto e prosciugando gli umori.

Balzac. Sono forse uscito di senno? Ti sei irrigidita, di lì a poco arriveranno le domande. L’imbarazzo su quel niente da dire prenderà forma e sarò io per te l’alieno. E tu, chi sarai tu? L’amico dal volto estraneo e deformato. La parola assurda e sconosciuta. L’amore finito.

Eccola, la rivelazione: “Una notte d’amore è un libro letto in meno”. Balzac.

Originariamente pubblicato su GraphoMania

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