Ciao a tutti, felice anno nuovo e bentornati alla normalità dopo tante riunioni familiari, feste, luci colorate, doni, cibo (e quanto cibo!). Avete assaporato nuove pietanze? Io sì, dei primi piatti alle verdure con accostamenti inaspettati ma davvero deliziosi!
Dal prossimo 8 gennaio, comincerò un laboratorio di scrittura narrativa per ragazzi e uno per adulti, entrambi si terranno a Roma per tre martedì di seguito e in quelle occasioni parlerò anche della scrittura dei sensi, fra i quali il più facile da utilizzare in letteratura è proprio il gusto. C’è spesso un momento in cui i personaggi mangiano, ne sa qualcosa Montalbano, sempre felice di prepararsi qualcosa di buono o di accettarlo!
Oggi vi voglio mostrare la bravura di una scrittrice che amo particolarmente, Jeanette Winterson, che nel suo “Scritto sul corpo”, edito da Mondadori, associa magistralmente passione e cibo, condendo con un desiderio segreto gli ingredienti di una… minestra! Assurdo? No amici miei, non per una penna come la sua:
“Quando portò il cucchiaio della minestra alle labbra, come desiderai essere quell’innocente pezzo di acciaio inossidabile. Avrei volentieri barattato tutto il sangue del mio corpo con mezzo litro di brodo vegetale. Fammi essere carota a dadini, vermicelli così che tu mi prenda in bocca. Invidiavo i crostini. La guardavo spezzare e imburrare ogni pezzo, immergerlo lentamente nella scodella, lasciarlo galleggiare finché, pesante e grasso, si inabissava in quella profonda massa rossa, per poi venir resuscitato al glorioso piacere dei suoi denti. Le patate, il sedano, i pomodori, tutti erano passati per le sue mani. Quando mangiavo la zuppa, mi sforzavo di sentire il sapore della sua pelle. Ci doveva esser rimasto qualcosa di lei. L’avrei trovata nell’olio e nelle cipolle, l’avrei scoperta attraverso l’aglio…”
Ebbene sì, bisogna saper descrivere il cibo: un ritardo narrativo che rallenta il momento in cui scomparirà in bocca, trasmetterà il desiderio di averne un poco anche per noi che stiamo leggendo con l’acquolina, e sedurrà inevitabilmente non solo le nostre papille gustative ma anche la nostra fantasia. Allo stesso modo, e non nel caso della Winterson, potrebbe disgustarci, se non incuterci timore, a seconda della storia: non dimentichiamo l’uso del veleno in letteratura, da Socrate che si uccide con la cicuta a Madame Bovary.
Rinnovo gli auguri per un felice 2013 e mi raccomando: basta con lasagne, cioccolatini, noci e nocciole, è tempo di… minestra!