Susanna Trossero

scrittrice

Notte di note stonate

insonnia

Il vicino cammina scalzo, al piano di sopra.

Avverto la nudità dei suoi piedi contro il pavimento, in quel suono ovattato inconfondibile, e conto i suoi passi per sfuggire ad altri pensieri, per invocare la noia e con lei il sonno. Fa sbadigliare, la noia, con la palpebra che si fa pesante e che tu associ alla saracinesca che cala alla sera, quando l’ultimo cliente ha salutato. Ma il sonno non arriva e, al suo posto, il pensiero molesto, piccolo sisma mentale che odora di polvere e detriti. Sassi, pietre rugose, sabbiolina che scivola via e porta con sé incontri, parole, vita vissuta e non vissuta, emozioni, sorrisi e lacrime… Nel tempo mi evolvo, imparo e assimilo e mai mi pento, mentre i detriti aumentano. Non è così difficile da riesumare, il pensiero molesto; ve n’è sempre uno pronto in ogni occasione, e più tenti di allontanarlo più lui ramifica, prolifera, mette radici ne profondo e là si installa mentre l’ultimo grillo tace.

Notti di luna piena, nascosta dietro scheletri d’alberi metaforici e non. Notte di note stonate che l’insonnia alimenta, e ti fa girare e rigirare come un coccodrillo che cattura la sua preda. Notte di incertezze che al sole vanno a dormire, con i lupi mannari che innocui si svestono e belano sui prati del mattino.

I rumori per la strada, finalmente parlano a voce alta.

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Giocando con le parole

giocare con le parole

Una donna corre per le vie della periferia nell’oscurità della notte”. Perché? Dove va o da cosa fugge? Se vi va di giocare un po’ con la scrittura e la fantasia, raccontatemelo qui fornendo la vostra personale motivazione.

Nel frattempo, la mia versione della storia è questa:

“Là dove, poche ore prima, il frinire delle cicale aveva la meglio su tutto, ora è un ritmico suono a rompere la falsa quiete notturna; un passo dopo l’altro in un rapido susseguirsi che è un martellare sull’asfalto, disturba un barbagianni che sfarfalla altrove. Non è consigliabile, per una donna, aggirarsi da sola per le vie della periferia, soprattutto alla sera, a tarda sera, quando è solo il latrare dei cani ad accompagnarla.

Nondimeno, quanto è stato liberatorio unirsi alla strada umida e male illuminata, dopo aver sbattuto la porta a quel presente di solitudini a due… e quanto quel presente diviene passato ad ogni falcata, quanto quel correre conduce al futuro…

Ansima, la donna, ma ancora non sente fatica né si guarda indietro: il timore d’essere seguita arriverà più tardi, quando lo stremo delle forze la costringerà a rallentare, sebbene sappia in cuor suo che il pericolo maggiore – morire di banalità con un uomo mai stato vivo – sia oramai scampato.”

Tocca a voi, vi aspetto!

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