Dal sito www.treccani.it: “Barrière architettòniche: Impedimenti di natura costruttiva che risultano di ostacolo alla vita di relazione di chiunque, ma soprattutto di coloro che hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea”.
E fino a qui ci siamo, è un significato che tutti conosciamo, anche perché si è fatto molto in questi anni per abolirle, non possiamo negarlo, sebbene di lavoro da fare ve ne sia ancora davvero tanto: vi è mai capitato di fare un bel giretto alla ricerca di un centro di fisioterapia per qualcuno momentaneamente in sedia a rotelle per delle brutte fratture? Ve lo consiglio, potrebbe essere davvero istruttivo.
Siamo a Roma, una signora è in cerca di un centro di questo tipo possibilmente non lontano dall’abitazione: visti i problemi causati a suo figlio da un incidente stradale, è consigliabile evitare lunghi spostamenti in auto.
Primo centro, piuttosto conosciuto e attrezzato per risolvere parecchi problemi.
“Signora, qui c’è scritto che deve cominciare ad usare le stampelle con l’aiuto di un fisioterapista, compiendo pochi passi alla volta, ma noi non abbiamo lo spazio per farli fare, questi passi, qui è impossibile!” Lei si guarda attorno e vede solo stanzini nei quali può stare a malapena un lettino. Qui, la fisioterapia è concepita solo per chi sta disteso…
Secondo centro. La signora si trova davanti a una bella e vistosa insegna ma anche a numerosi gradini e nessuna rampa. L’ingresso del centro è composto da una sorta di saletta d’aspetto in cui tre persone in piedi non ci stanno. Poi un piccolo corridoio in cui passa solo un ragazzino (magro), per quanto è stretto. Vi si cammina posti di traverso, come i granchi. La signora fa notare i gradini, l’assenza di rampe e il passaggio interno impraticabile non solo in sedia a rotelle o stampelle, ma anche se si è adulti non sottopeso. La risposta è “Non si preoccupi, in qualche modo ci si arrangia, vedrà…”
Terzo centro, ampio e provvisto di palestra, ma in cima ad una scalinata di sei gradini e senza alcuna rampa.
In questi centri di “fisioterapia e rieducazione motoria” si accolgono persone con disagi fisici non indifferenti, e credo sia lecito domandarsi come sperino di farlo o come diavolo facciano a garantire un servizio così delicato (a pagamento in due sui tre citati) se neppure si sono organizzati per accogliere il paziente! Se la risposta migliore è “ci arrangiamo”, se addirittura i reparti di ortopedia degli ospedali sono sprovvisti di sedie a rotelle, perché stupirci di ascensori non a norma, di porte troppo strette, di impedimenti quotidiani di ogni genere e gravità?
Il vero handicap va ricercato altrove, e sta in chi cammina bene sulle proprie gambe, in chi non necessita di stampelle o d’aiuto: sta in uno stato malato, in chi concede permessi per aprire un centro per disabili in cui se ci sono gradini “ci si arrangia”, ma anche in chi – come me – non si accorge della gravità del problema fino a che non lo tocca con mano vergognandosi profondamente della propria superficiale cecità…
Non è mai troppo tardi.