Chi
non ha mai letto “L’isola misteriosa” di Jules Verne batta un colpo!
Non
amavo molto i libri avventurosi, da ragazzina. Ero più una bambina da Piccole
donne, Le piccole donne crescono, La piccola Dorrit e così via. Oppure, passavo
direttamente a romanzi come Dracula di Bram Stoker.
Però,
imbattermi in Giulio Verne e restarne folgorata fu tutt’uno, lo ammetto. Al tempo, non colsi il messaggio tra le righe
e mi dilettai semplicemente a immedesimarmi in un naufragio e nelle conseguenti
difficoltà/avventure da vivere insieme ai protagonisti ma… Metterci mano da
adulti è tutt’altra cosa.
Intanto,
come superi le prove della vita? Il naufragio di relazioni umane, di progetti
di vita o lavorativi, le avversità che ti attendono oltre la porta di casa?
Giulio
Verne mette in primo piano l’intelligenza in un genere letterario che già al
tempo era stato sperimentato da altri autori, basta ricordare Defoe con il suo
Robinson Crusoe.
Ma
in questo caso, Verne aggiunse alla storia un tocco da maestro: l’analisi della
natura umana e il senso del bene o del male. O, ancora, il valore del
progresso.
Lo
so, la parola progresso – se pronunciata a proposito di un romanzo pubblicato
per la prima volta nel 1875 – in pieno 2019 può far sorridere, eppure…
Sapete
che le tecniche di sopravvivenza utilizzate dai naufraghi nel romanzo di Verne,
oggi sono studiate nei corsi e percorsi per uomini duri? A ben leggere il
romanzo con la dovuta attenzione, potremmo mettere insieme delle dritte da perfetto
manuale di sopravvivenza, appunto.
Quattro uomini e un ragazzo, dopo essere sfuggiti alla guerra, alla prigionia e usciti indenni dalla caduta della mongolfiera sulla quale viaggiavano, approdano su un’isola e là si devono ingegnare, mostrando al lettore di oggi qualcosa di molto particolare…
Non
è forse vero, per esempio, che la grotta nella quale trovano rifugio è posta
così in altro da anticipare il concetto di grattacielo e di ascensore? Sebbene
il tutto sia piuttosto rudimentale, si notano oggi soluzioni al tempo piuttosto
innovative e originali, altro che capanne di paglia!
Vale
la pena leggere i classici (e L’isola misteriosa di Verne lo è), di andare
oltre le righe per scovare inaspettate
perle o soluzioni narrative più vicine ai nostri giorni che al tempo della
pubblicazione di queste opere.
Non
è forse vero che “Meno comodità si hanno
e meno bisogni si hanno, meno bisogni si hanno e più si è felici”?
E
poi, non è male – ancora oggi – incontrare il capitano Nemo, o lasciarsi
coinvolgere dalla tipica struttura dei romanzi avventurosi, dove la corsa
contro il tempo è elemento importante ma altrettanto importanti sono i messaggi
contenuti tra le righe.
In
questo, oltre a questioni ecologiste (è giusto sottomettere la natura ai propri
bisogni?) o la psicologia di personaggi così differenti posti a subire un
dramma che li accomuna, troviamo una visione positiva di momenti in realtà piuttosto
negativi. Ovvero: si può sopravvivere alla distruzione di ogni certezza
soltanto rimboccandosi le maniche. Distruzione uguale ricostruzione.
Ricominciare
anche quando lasciarsi andare è quasi lecito e soprattutto molto più facile.
Direi
che senza dubbio, una iniezione di positività come questa è utilissima anche in
tempi come i nostri, non trovate?
Un classico, a dispetto dell’anno di pubblicazione, non è mai datato.