Susanna Trossero

scrittrice

Quando l’ostacolo sei tu

Ogni giorno, ogni azione, ogni progetto o pensiero, possono incontrare un ostacolo. Insormontabile o debole, che importa, il remar contro fa parte della vita. Ora sono le circostanze, ora le persone, ora ciò che chiamiamo “sfiga” o influenza negativa: ce n’è per tutti i gusti, non è vero?

C’è chi sostiene che il vero ostacolo sia il dubbio, chi suppone che il timore di sbagliare qualcosa o di soffrire sia un freno all’azione, o che il percepire ostacoli sia sinonimo di scarse motivazioni nel perseguire qualcosa.

Tutto e il contrario di tutto: esistono gli ostacoli veri e ciò che definiamo tali ma che in realtà sono un pretesto o chissà, autoconservazione.

Mi piace ciò che ha scritto Norman Vincent Peale: “Affronta gli ostacoli e fa qualcosa per superarli. Scoprirai che non hanno neanche la metà della forza che pensavi avessero”.
Succede anche questo.

Ma, spesso, i veri ostacoli presenti nel nostro cammino siamo noi: la stanchezza, le disillusioni, l’insicurezza, sono potenti rami caduti sulla strada, e il solo tentare di scavalcarli provoca una fatica immane, fisica e mentale. Si fa prima a rinunciare.

Settembre ci ha colti impreparati. Con la convinzione che l’estate non sarebbe mai finita per via del caldo afoso e insistente ancora oggi presente, abbiamo rimandato il consueto riprendere d’ogni incombenza o lavoro, ogni pensiero legato ai progetti, ogni realizzazione di quel “dopo agosto ricomincio”.

Ed eccoci qui, sotto un sole ancora caldo più stanchi e demotivati di prima, con ancora troppe decisioni da prendere, troppi cambiamenti da fare, con tutti i “da domani” che necessitano di un piano B, a guardare l’albero caduto sul sentiero senza avvederci di tutto lo spazio attorno a lui che in realtà faciliterebbe l’aggirare l’ostacolo.

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Il non vivere che aiuta a vivere

Una manciata di foto, copertine ben ripiegate, la ciotola blu.

Oggetti che si sommano ad altri oggetti, mancanza ad altre mancanze, dolori metabolizzati ad accompagnarne tanti altri del passato di intensità variabili, timore di quelli futuri.

Ogni perdita è una nuova stanchezza, un peso che impariamo a portare in nome di nuove leggerezze da costruire, bilanciando qualcosa che tuttavia tende sempre a restare sbilanciato.

Gettoni del telefono, un’altra manciata di foto, un orologio ormai fermo. Altri oggetti, di un tempo più distante da questo. E nel mezzo messaggi vocali, ricordi di viaggio, altro tempo altri volti perduti.

La vita è fatta di mancanze, il cielo che cambia colore in settembre possiede in sé qualcosa che le rende presenze malinconiche, elargendo atmosfere e profumi densi di nostalgia.

Credo sia questo il periodo più bello e intenso per leggere, per lasciarsi andare cercando tra i libri altre vite che distolgono, per rigenerarsi attraverso quel non vivere possibile solo grazie alla giusta lettura.

Che le foto tornino nel cassetto delle afflizioni, che il pensiero venga messo a riposo, che il futuro resti lontano dall’oggi e che l’oggi sia storia altrui da cui lasciarsi trasportare. Perché c’è sempre un momento nella vita in cui è bene spegnere l’interruttore dell’anima e lasciare acceso solo quello della curiosità intellettuale. E quel momento lo si incontra spesso a settembre, nei suoi tuoni sospesi, nella voglia di stare ancora un poco scalzi, nel bisogno di sognare per mano altrui tra le righe dense di mondi ancora sconosciuti.

Settembre, che un libro sia con voi.

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Settembre dai piedi dolenti

E settembre arriva, con le valige da riporre e nuovi sogni nel cassetto…

Arriva, con gli amori estivi destinati a sbiadire, con quaderni immacolati e progetti da rispolverare, con quel vago odore nell’aria che cancella la facilità di posdatare tutto: problemi, soluzioni, decisioni da prendere o comportamenti coerenti per quelle già prese.

Settembre, linea di confine tra il galleggiare ritagliato a fatica e la necessità di un salvagente per il tempo che ci viene inesorabilmente incontro. Settembre che già ci trova stanchi perché impregnato di quel ricominciare impossibile ormai da rimandare…

Mese di vendemmia, di nuovi frutti, di navi che salpano e saluti, e i tuoni in lontananza battitori di vie che si ripopolano. Si esultava tutti per quell’andare, e ora ci si rammarica perché soltanto nel tornare i piedi dolgono a ogni passo.

Bocche affamate di ricordi, sono le valige vuote; a poppa e a prua il vento scompiglia pensieri e capelli, netto il rammentare di quella linea che divide mare e cielo, cielo e mare… Linea tracciata dalla matita di una mano ferma, capace, allenata, e le decisioni vanno indietro rispetto al viaggio, così come i campi se visti dal finestrino di un treno. Vanno in un altrove del tutto estraneo al presente, al rientro, alla normalità che già da settembre ci si incolla ai vestiti.

“Più di tutto – amo la causa che mi ha ucciso – Ogni volta che muoio, il suo amato riconoscimento tiene un sole su me”, scrive Emily Dickinson, mentre salpiamo su un settembre che pareva ancora lontano e invece è qui, puntuale, forse addirittura inesorabile.

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Ci vediamo a settembre

Agosto, mese di viaggi e vacanze, di rientri per chi invece lavora e le ferie le ha già finite, o di voglia di abitare città deserte e dunque molto più vivibili.

Qualunque cosa facciate o non facciate, io vi auguro momenti piacevoli e leggerezza, buona compagnia o solitudine che rilassa, tanti libri appassionanti e cicale sotto le finestre.

Io staccherò dai social ed è per questo che vi do appuntamento a settembre, lasciandovi con qualcosa di delizioso regalatoci da Gianni Rodari:

Il paese delle vacanze
non sta lontano per niente:
se guardate sul calendario
lo trovate facilmente.
Occupa, tra Giugno e Settembre,
la stagione più bella.
Ci si arriva dopo gli esami.
Passaporto, la pagella.
Ogni giorno, qui, è domenica,
però si lavora assai:
tra giochi, tuffi e passeggiate
non si riposa mai.

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Ti amo settembre…

Settembre non è un mese qualunque. È un contenitore di ricordi profumati, intensi, vivi per tutto il tempo che io viva resterò. Proseguiranno il cammino con me e puntuali si ripresenteranno ad ogni nuovo settembre, avvolgenti e indimenticati.

Perché è questo il mese dell’uva dolce e dei trattori alle prese con la vendemmia, che rallentavano le auto dirette al mare, e nessuno se la prendeva per questo. Semplicemente, si procedeva con pazienza e dopo la curva li si sorpassava, quei trattori, annusando l’aria che sapeva già di mosto.

Settembre è il mese delle spiagge che si svuotavano e i granchi finalmente riprendevano a frequentarle senza timore. Io e mio padre gli costruivamo stradine di sabbia e cunicoli e grotte per vivacizzargli la giornata, ma senza fargli mai alcun male.

Settembre è il mese degli acquisti per la scuola: quaderni dai fogli immacolati, astucci, penne, le gomme da cancellare profumate, i libri, odori di un’infanzia rallegrata da una semplice cartella nuova o dai vestiti che non stanno più e che costringono a riorganizzare il guardaroba.

Settembre, mese di canzoni per gli innamorati che si dividono, incontratisi per caso in vacanza ed entrati a far parte del sogno, di quel “se soltanto non fossimo così lontani” che diverrà struggimento con le prime piogge mentre le giornate si accorciano.

Settembre, canestro di fichi colti dall’albero, scegliendo i più maturi e senza il timore di sporcarsi le mani del loro latte. Mia madre allegra e abbronzata, mio padre a ingegnarsi per raggiungere i rami più alti… Ed io, con l’amica del cuore, sorellina acquisita e mai perduta, impegnata soltanto a mangiarne a volontà.

Settembre non è un mese qualunque. É un tesoro di rossi tramonti, di malinconica bellezza, uno scrigno prezioso di sapori e colori, di vita vissuta ma anche di futuro. Perchè è il mese in cui tutto ricomincia, invariato o no sarà il tempo a dirlo. Lui spalanca le porte al futuro, sta a noi farlo entrare.

Un mese che amo profondamente, che mi avvolge il cuore e l’anima volando via troppo in fretta seppur lasciando intatta la sua dolce promessa: tornerò.

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