Ogni giorno, ogni azione, ogni progetto o pensiero, possono incontrare un ostacolo. Insormontabile o debole, che importa, il remar contro fa parte della vita. Ora sono le circostanze, ora le persone, ora ciò che chiamiamo “sfiga” o influenza negativa: ce n’è per tutti i gusti, non è vero?
C’è chi sostiene che il vero ostacolo sia il dubbio, chi suppone che il timore di sbagliare qualcosa o di soffrire sia un freno all’azione, o che il percepire ostacoli sia sinonimo di scarse motivazioni nel perseguire qualcosa.
Tutto e il contrario di tutto: esistono gli ostacoli veri e ciò che definiamo tali ma che in realtà sono un pretesto o chissà, autoconservazione.
Mi piace ciò che ha scritto Norman Vincent Peale: “Affronta gli ostacoli e fa qualcosa per superarli. Scoprirai che non hanno neanche la metà della forza che pensavi avessero”.
Succede anche questo.
Ma, spesso, i veri ostacoli presenti nel nostro cammino siamo noi: la stanchezza, le disillusioni, l’insicurezza, sono potenti rami caduti sulla strada, e il solo tentare di scavalcarli provoca una fatica immane, fisica e mentale. Si fa prima a rinunciare.
Settembre ci ha colti impreparati. Con la convinzione che l’estate non sarebbe mai finita per via del caldo afoso e insistente ancora oggi presente, abbiamo rimandato il consueto riprendere d’ogni incombenza o lavoro, ogni pensiero legato ai progetti, ogni realizzazione di quel “dopo agosto ricomincio”.
Ed eccoci qui, sotto un sole ancora caldo più stanchi e demotivati di prima, con ancora troppe decisioni da prendere, troppi cambiamenti da fare, con tutti i “da domani” che necessitano di un piano B, a guardare l’albero caduto sul sentiero senza avvederci di tutto lo spazio attorno a lui che in realtà faciliterebbe l’aggirare l’ostacolo.
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