Susanna Trossero

scrittrice

Cronaca di uno Stato che uccide

Da pochi giorni vaga libero per la rete, il documentario “Cronaca di uno Stato che uccide”, da un’idea di Fabio Mazza; sue sono anche le musiche, sua la regia e – insieme – abbiamo lavorato ai testi. Un’esperienza per me nuova e davvero interessante, che spero di ripetere anche se in questo caso il tema trattato mi ha profondamente colpita: la crisi che ha messo tutti in ginocchio, le situazioni drammatiche, la disperazione della gente, dall’uomo della strada al grosso imprenditore, e… i suicidi, che sono davvero tanti, anche se poco oramai se ne parla.

Troppi sono i settori colpiti, i più fortunati sono ancora in piedi ma molti stanno temendo per la propria sorte, anche chi ha ancora di che sopravvivere: si parla di ripresa ma c’è ancora chi dorme in auto… e quando finiscono anche le piccole grandi risorse, che fare? Quando diventa impossibile anche vestire i figli o fare la spesa?

Eccoli, i “nuovi poveri”, alla chiusura dei mercati a raccogliere da terra la frutta e la verdura scartata perché troppo matura o ammaccata visibilmente. Non sono privi di dignità o di decoro, no, e non sono barboni: hanno una casa, un letto – sebbene non si sa più per quanto tempo ancora – e sono padri e madri di famiglia, sono anziani o disoccupati, cittadini come tanti privati oramai anche dell’essenziale, in una condizione di indigenza che non dovrebbe essere ignorata da chi ancora può riempire il carrello del supermercato: siamo tutti a rischio, non dimentichiamolo,viviamo in un paese dove ormai si fanno debiti anche per comprare il pane!

Altro dato allarmante ma significativo è quello che vede in grande aumento i furti di generi alimentari nei supermercati, sempre più spesso compiuti dagli anziani. Rubano insaccati, scatolette, e a volte sono così impauriti e maldestri che vengono colti in flagrante. Ma non dobbiamo stupirci né scuotere la testa, perché i dati Istat parlano chiaro: in Italia, negli ultimi anni, i poveri sono cresciuti di 5 milioni!

In una realtà in cui oramai sono circa quindici milioni i cittadini che vivono con redditi inferiori a 500 euro al mese, come si può pensare che si possano acquistare senza difficoltà anche i generi di prima necessità?

È emerso così come siano ormai migliaia le famiglie che ricevono abbigliamento, ma anche e soprattutto generi alimentari, da parrocchie, enti, associazioni di volontariato.

In un’Italia in cui ci si mette in fila per acquistare l’ultimo Smartfone, ecco un altro motivo di allarme: le code alle mense dei poveri, un tempo frequentate da coloro che vivevano sul marciapiede, da chi non possedeva fissa dimora e che – come letto – si era guadagnato un pezzo di cartone. Oggi, vanno in cerca di un piatto di minestra ex imprenditori, dipendenti che hanno perso il lavoro in seguito alla chiusura delle aziende, operai in cassa integrazione, insomma disoccupati di vario genere dall’aspetto decoroso ma privati di ogni speranza per un futuro che renda loro una vita degna d’essere vissuta.

Ognuno ha una storia e fa la storia, ogni volto racconta tragedie umane non degne di un paese civile, rivelando vulnerabilità, fragilità, o storie deleterie dalle quali tendenzialmente ci dissociamo ma che ci appartengono tutti, perché è di tutti il timore della perdita nell’avvenire.

Vi chiedo, Amici miei, di guardare e diffondere il nostro documentario, perché non è stato girato a scopo di lucro, bensì per dar voce a chi non ne ha abbastanza o – purtroppo – a chi non c’è più…

Grazie,

Susanna

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