Susanna Trossero

scrittrice

Analogie

on 24 Febbraio 2017

Analogie - Susanna Trossero

Analogia. “È  il rapporto che la mente coglie fra due o più cose che hanno nella loro costituzione, nel loro comportamento o nei loro processi qualche tratto comune”, cita Wikipedia.

Parlavo, pochi giorni fa in classe, proprio delle analogie sulle quali lavorare per immedesimarsi ancor di più nei nostri scritti. Raccontare soltanto ciò che si conosce, è apparentemente limitante, eppure in realtà noi conosciamo qualunque cosa, sebbene non ne siamo consapevoli.

Bisogna realmente essere degli assassini, per immedesimarsi in un personaggio che uccide? No, per fortuna! Eppure possiamo delinearne perfettamente la psicologia, se andiamo a ricercare in noi tutte quelle volte che abbiamo faticato, lottato, combattuto, per ottenere qualcosa o perché qualcosa di sgradevole cessasse di trascinarci altrove.

In nome del nostro benessere mentale o economico o ancora lavorativo, un giorno abbiamo modificato la nostra condizione: amici che ci fanno star male, un rapporto importante che non funziona provocando infelicità, un lavoro che ci rende insoddisfatti, un semplice conoscente che ci leva il respiro con la sua invadenza e così via.

Qualcuno di voi può dire con assoluta sincerità di non essersi mai trovato in una situazione di disagio simile o… analogo?

Gli strumenti utilizzati per venirne fuori? Carattere, coraggio, stanchezza, rabbia, determinazione… Ve ne sono tanti e rappresentano il martello demolitore di muri che opprimono e contro i quali siamo stanchi di cozzare. Ebbene, questi stati d’animo possono essere elaborati da chi scrive, esasperati nel ricordo, trasformati negli stessi che spingono a uccidere, che armano la mano di un assassino il quale agisce seguendo il bisogno di cambiare le cose. Analogie.

Non significa accettare l’omicidio come mezzo, bensì caratterizzare le azioni e la psicologia di qualcuno che invece lo considera tale, rendendo il tutto credibile.

Analogie, l’ho detto, e il nostro passato ne è pieno.

Non è importante dunque l’aver vissuto ciò che si racconta, ma lo è cercare in noi uno stato d’animo analogo e ingigantirlo, estremizzarlo per rivestirlo di altri connotati.

Vale per qualunque situazione, incomprensione, desiderio, necessità, delusione, difficoltà o meta da raggiungere, credetemi. E anche nella vita di ogni giorno, ci si può esercitare ad avvicinarci a ciò che non ci appartiene, che non comprendiamo, che va al di fuori della nostra portata o contro la nostra natura.

Empatia. Immedesimazione. Sospensione del giudizio. Apertura mentale. E… nessuna censura.

Se non siete in grado di sviluppare tutto questo, scrivere non vi appartiene.

O, forse, non ancora.


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