Dove va l’ispirazione, quando si soccombe al quotidiano?
Dove, quando una invalidante stanchezza fisica ti rende svogliata, disinteressata a tutto? C’è forse un luogo in cui, tutte le ispirazioni mancanti all’appello, si radunano in barba a noi pseudo scrittori, e magari se la spassano sotto cieli di rondini in un giro giro tondo che in giro prende le frustrazioni di noi “creativi”. Chissà che cosa si raccontano…
Una grande paroliera mi ha raccontato di non credere poi tanto nell’ispirazione e, nel rifletterci, ho compreso che in me invece avviene dapprima un qualcosa di astratto che non posso fermare ma solo tradurre sulla carta. Non ha corpo, ragion d’essere, senso o storia. È un’idea, una sensazione, è un pensare emotivamente. Non so mai, con quest’idea, dove voglio andare a parare: può rappresentare un’emozione momentanea e nulla più, o può diventare racconto, addirittura storia.
Il lavoro, la tecnica, la costruzione, arrivano dopo.
Ma, in assenza di quell’astrattezza, io non so scrivere. Quando ci ho provato, ho creato qualcosa di anonimo e freddo, dalla tecnica perfetta ma senz’anima alcuna.
Adele è ispirazione, ogni pagina di diario rappresenta un racconto a sé stante, forse, o un giorno di vita. Poi è subentrata una differente attenzione alla struttura, alla forma, alla volontà di trasformare momenti di vita in vita intera, riflessioni in storia.
Adele… Alla parola “fine” ho avvertito nitidamente la porta che si è chiusa. Il romanzo è nato, si è messo in piedi come un puledrino ed ha mosso i suoi primi passi malfermi. Adesso vaga più sicuro per città e paesi e spero, in cuor mio, che la sua vita sia lunga e ricca di approvazioni. Nel frattempo, mi preparo ad accogliere nuove ispirazioni che mi auguro non si facciano attendere troppo.
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