Susanna Trossero

scrittrice

C’è un tempo…

Dall’antico colle, il mare è un disegno privo di ruvidità e increspature; l’aria del mattino sui passi in salita mi riporta a quel lontano bigiare la scuola per ammirare le vetrine di città con te, gemella siamese di un tempo che non torna. I tuoi capelli di seta, i miei ricci al vento, il tuo essere disincantata, la mia ingenuità…

Gabbiani, sulla Torre dell’Elefante, tepore di falsa primavera, scorci familiari e commesse annoiate per la via, odore di caffè e di pane appena sfornato, silenzio della zona pedonale ancora mezzo addormentata. Mi sentivo brutto anatroccolo e tu prevedevi per me un futuro da cigno; chissà se il tuo lo è stato, chissà se ridi ancora così bene e se i tuoi incisivi hanno mantenuto quell’adorabile spazio.

Cagliari, al mattino, è ancora la stessa. Lo stesso è il porto e i palazzi liberty, il barocco e il moderno mescolati tra loro, ma noi vedevamo tutt’altro che questo, non è vero? Vedevamo le navi andare e venire e sognavamo fughe e libertà: dalla scuola, dalle rispettive famiglie, dalle regole che tu così bene già infrangevi, conquistandoti la mia ammirazione.

Bello, ripensarci. Bello ricordare l’intensità dei rapporti quando si è ragazzi e ogni cosa ha una valenza così forte di emozioni da togliere il fiato.

Una vita fa. Non è un tempo a cui vorrei tornare, ma è un tempo che non lascerà mai il mio cuore.

Qual è quello che invece non ha mai lasciato il vostro?

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