Susanna Trossero

scrittrice

La poesia dalla finestra

12 marzo, e gli odori fuori dalla finestra sono cambiati. benché il cielo prometta lacrime. Marzo pazzerello, diceva mia nonna, esce il sole prendi l’ombrello! Eppure a me il naturale e consueto risveglio della natura ha restituito la voglia di scrivere, ma sto procedendo con la cautela di chi non ha ancora bene in mente dove vuole arrivare. Come dico ai miei allievi, l’importante è partire poi la meta si delinea da sola.

A proposito di allievi, lunedì 17 alle 15 partirà il corso on line di tre incontri sui personaggi in letteratura e sul loro spessore, poiché è proprio la loro presenza a creare in una vera storia lunga o in un romanzo momenti intensi o la così detta Epifania, ovvero quella resa dei conti che tutto sistema o stravolge. Se volete partecipare o semplicemente saperne di più non esitate a scrivermi in privato all’ indirizzo mail susy.trossero@gmail.com

Ho finito di recente la lettura di un libro molto interessante il cui titolo potrebbe far storcere il naso a molti: “Consigli di una vecchia amante a una giovane sposa”. L’ho trovato un testo molto saggio, lucido, capace di affondare nelle sabbie mobili dello scomodo e del non detto per poi venirne fuori con estrema eleganza. Se volete saperne di più, eccovi la mia recensione che vi regalerà trama e dettagli, pubblicata sul Magazine Libri e Parole

Adesso sto leggendo invece “Il silenzio dell’onda”, un romanzo di Gianrico Carofiglio del 2011 che mi sta appassionando molto per via non solo del talento di narratore di uno scrittore che tanto ammiro, ma anche per i risvolti psicologici così ben esplorati: i rapporti tra padre e figlio, il confine tra bene e male, il senso di colpa, la difficoltà di superare momenti traumatici e scelte che ci mostrano la nostra parte meno nobile… Amo scendere in profondità e sentire quel sottile ma avvincente disagio che un libro può regalare.

Carofiglio è stato un magistrato specializzato in indagini sulla criminalità organizzata, e si avverte molto bene nei suoi scritti quanto sia stato addentro a certi argomenti, e ammetto che dal canto mio ho una gran voglia di approfondire alcuni di questi… Credo che a breve sarò io l’allieva di un corso di criminologia: tuffarci in ciò che ci attrae o interessa è sempre fonte di ricchezza e di sviluppo, la mente ha bisogno di stimoli e cibo, non dobbiamo esserne avari.

A proposito di libri, curiosità ad essi legate che comprendono anche gli autori, e del Magazine Libri e Parole, vi invito a leggere un articolo recente sui luoghi di sepoltura più celebri di scrittori che hanno segnato la storia della letteratura: a volte, visitarli e immergersi nella loro nostalgica atmosfera, può risultare fonte di ispirazione ma sempre e comunque immersione nella memoria.

Vi lascio spalancando la finestra sulle margherite appena nate che oramai accolgono la pioggia, non più minaccia così come quando ho cominciato a scrivere questo post ma realtà. La strada adesso è bagnata, il profumo delle mimose è ancora intenso, l’aria fredda della capitale invade il divano sul quale appunti e fogli sparsi prendono vita sotto una folata di vento. La cupola di San Pietro svetta lontana mentre ai suoi piedi i fedeli pregano per Papa Francesco e per la sua salute.

Vi lascio ricordandovi e ricordando a me stessa che in ogni giorno si cela una piccola porzione di poesia in attesa di essere scovata. Proviamo a raccontarcela, la prossima volta.


https://www.fanpage.it/

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Io sono mostro e miracolo, e voi?

Esistono i mostri?

Ebbene sì: tutti noi ne abbiamo incontrato uno o più, e ancora ne incontreremo.

I mostri sono persone che ci feriscono o che fanno del male a chi ci è caro, sono coloro che non conoscono azioni gentili o le persone capaci di deridere i più deboli. Non serve cercare azioni violente o fatti di cronaca per trovare mostri: chi non lascia pubblica traccia non è meno crudele.

I mostri sono anche i cattivi pensieri, e di mostri sono popolati i periodi difficili e le paure legate al domani. Le notti insonni, le male parole che lasciano il segno, un referto medico o gli sguardi malevoli che frustano a sangue.

I mostri si annidano nel vivere di ognuno, nascosti in vulnerabilità e ingiustizie, negli incubi che colgono da svegli e nei sogni dei bambini, in chi non sa essere sincero e in chi promette sapendo di non poter mantenere.

E i mostri siamo anche noi, perché in noi ne albergano come nostri figli, e li nascondiamo a dovere o li mettiamo a tacere ma non siamo immuni dal metterli al mondo con azioni così dense di “non avrei dovuto” o in quel recriminare dei “ma come ho potuto”.

C’è chi dice che i mostri esistono a prescindere dall’uomo, c’è chi sostiene che al contrario è soltanto l’uomo a crearli, e c’è chi come Oscar Wilde suggeriva di nutrirli mentre Goya era convinto che fosse la ragione a crearli. Voltaire vedeva i mostri più pericolosi nel fanatismo e per Balzac erano l’abitudine…

Creiamo esseri mostruosi trasferendo su di essi l’origine delle nostre paure, ed è così che il vivere si popola di creature soprannaturali, di insetti giganti partoriti dalla fantasia pronti a invaderci, di orchi nascosti in attesa di ghermirci… E quanto è facile dimenticare che i mostri hanno ben altre sembianze.

Siamo noi, angeli e demoni, mescolanza di bene e male, dualità costante tra l’essere vittime e carnefici.

Ed è per questo che faccio mia la frase di De Montaigne, sincera e forse brutale: “Non ho mai visto un mostro o un miracolo più grande di me stesso”.


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La meditazione guidata

Finalmente vanno scemando le polemiche e le “scaramucce” sul Festival di Sanremo, le acque si calmano e i media o i social cambiano argomento. Ciò che mi colpisce sempre è che trattandosi di un festival della canzone di canzoni si dovrebbe parlare, e invece guarda quella com’è invecchiata, e quell’altra guarda com’è vestita, e l’ospite è grasso e non è più il figo di un tempo, e la co co conduttrice mi sa che è ubriaca e bla bla bla…

Comunque è quasi passata. E allora di che si parla stasera? Del silenzio. Che a parlare del silenzio lo si rompe creando il paradosso, ma a scriverne forse lo si rispetta. Il silenzio che ci fa riconnettere all’essenza di ogni cosa e di noi stessi. Oggi ho sperimentato una forma di rilassamento muscolare con meditazione guidata, come sottofondo la musica inventata dalle onde del mare, mentre il pensiero veniva annullato ed era il corpo ad avere la meglio su tutto, ricordandomi della sua esistenza e importanza.

Sensazioni positive, il sogno che si manifesta creando una sorta di unione tra veglia e sonno e spingendo in quell’altrove in cui si può finalmente galleggiare, nessun patema né ansie o doloretti traditori sparsi, nessuna scadenza né situazione sospesa. Di sospeso soltanto il tempo, e non è poco. 30 minuti di meritata pace, lo spirito che si rigenera mentre l’involucro è rilassato, tanto da rimettermi al mondo. Si dice che sia impossibile non pensare e anche io l’ho sempre sostenuto, ma in questo galleggiare è stato possibile e sorprendente, dunque cercherò di dedicarmici ogni giorno perché fin troppo spesso non ci curiamo abbastanza di noi, e quando è impossibile voltare le spalle alla realtà opprimente, trovare una breve via di fuga è un modo per darci le energie necessarie per tenerle testa.

Stasera sceglierò un buon libro, e cercherò di non pensare che soltanto ieri era Natale e domani sarà già Pasqua, il che non è rassicurante per una attempata signora come me!

Buona serata a tutti voi che mi seguite, a chi mi seguirà e a chi invita altri amici a farlo.

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14 febbraio: festa o condanna?

In questo giovedì piovoso, qualcuno sta organizzando il suo san Valentino, altri lo eviteranno storcendo il naso e altri ancora ne rimpiangeranno o malediranno quelli passati e vissuti con chi oramai non sta più al loro fianco. Se volete sapere di più sulla festa degli innamorati e sul perché il 14 febbraio li si celebra, ecco un articolo che fa per voi con leggende, miti da sfatare, informazioni lacunose: avrete tutte le risposte che cercate.

Ma se San Valentino in questo momento vi sta un po’ antipatico o se siete stanchi di frasette sdolcinate, eccovi una raccolta di frasi contro questa celebrazione, un po’ cattivelle ma anche ironiche.

Agli amici romani, propongo un incontro proprio per il 14 febbraio, un evento letterario in una libreria della capitale che vede il mio saggio “Il male d’amore” come protagonista, per creare proprio in un giorno così romantico una condivisione tra coloro che non stanno passando un buon momento – perché non si è mai pronti insieme a ricominciare da soli – e coloro che hanno ricominciato a credere che il bello deve ancora venire. Stare insieme è un po’ come dividere in piccoli pezzi il proprio disagio e lasciarli andare alleggerendosi, così come ha scritto uno dei testimoni del mio libro, e allora perché non provarci? Nella locandina all’inizio di questo post, troverete tutte le indicazioni per raggiungerci in libreria.

E per i non fidanzati – quelli felici di non esserlo e quelli che lo sono non per scelta – ecco delle citazioni di vario genere che accontenteranno entrambe le “condizioni”.

Per chi invece desidera celebrare giornate come questa e come tante altre importanti (dagli anniversari ai compleanni per esempio), o semplicemente momenti da ricordare e per i quali ringraziare chi ci ha dato tanto, voglio raccontarvi di un progetto che si chiama Parole in Posa, una curiosa e intrigante iniziativa legata alle parole e ideata dallo scrittore Cristian Bergamo, il quale ha immaginato un modo per fermarle per sempre rendendole ancor più evocative. La sua idea si basa sul desiderio di trasformare i momenti più significativi della vita in racconti personalizzati e per saperne di più vi invito a leggere questo mio articolo, vi illustrerà un modo diverso per esprimere i sentimenti a qualcuno che vi è caro. Ma sempre con le parole, vero meraviglioso strumento di comunicazione dunque non siatene mai avari e…

Fate in modo che non si tratti “soltanto” di parole!

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“Piena di te è la curva del silenzio”

Aprendo il cassetto dei ricordi, ho riesumato la fontanella d’acqua dolce situata a metà strada tra la mia spiaggia preferita e la casa dell’infanzia, a Carbonia. Si andava a Porto Pino, a sud ovest della Sardegna: distesa di sabbia bianchissima e fine come farina, pineta, acque cristalline, laguna, dune meravigliose. Il mio paradiso in terra insomma, e si passavano le giornate in pieno beato relax: mia madre prendeva il sole oppure organizzava succulente merende e io e mio padre ci inventavamo giochi e avventure. Osservavamo le battaglie tra granchi, costruivamo castelli di sabbia e dighe, raccoglievamo conchiglie per decorarli, facevamo lunghe passeggiate, o stavamo a curiosare tra i pescetti delle lagune. Questo quando non stavamo immersi in acqua, tra lumachelle di mare e mitre, a godere di quell’acqua trasparente.

Durante il viaggio di rientro, odorosi di salsedine e con la stanchezza tipica delle lunghe giornate di mare, ci si fermava proprio alla fontanella, che in realtà era una grossa vasca in pietra rettangolare che fungeva da abbeveratoio per animali e il cui getto d’acqua era continuo. La sosta era imposta da mia madre, necessaria a lavar via la sabbia dai piedi prima di andare a casa, “Altrimenti poi sporcate tutto”, diceva. Ci si arrivava che il sole stava tramontando e il cielo mandava striature di rosso.

Stasera, 9 febbraio, il cielo regala le stesse striature. Ogni anno, in questa data, di solito soffia un vento cattivo così come quel lontano 9 febbraio in cui mio padre ci ha lasciati, vinto da un male impietoso a soli 56 anni. Ogni anno, il medesimo vento soffia gelandomi il cuore, ma stranamente in questo 9 febbraio per la prima volta tutto è immobile e il tramonto è bellissimo. Ogni cosa mi riporta alla fontanella e non al lenzuolo bianco di quella notte. E di bianco, oggi, dal cassetto dei ricordi è affiorata solo la sabbia della mia Sardegna. Lo considero un regalo, che rende questo anniversario meno triste. Forse perché quest’anno lui e mia madre si sono riuniti, non so. Mi piace considerarlo un loro dono, un segno che stanno bene ovunque adesso siano.

Piena di te è la curva del silenzio.
(Pablo Neruda)

Acquarello di Franco Pretti

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