Susanna Trossero

scrittrice

Un Natale per tutto l’anno

Una palla dell'albero di NataleQualcuno ha detto che il Natale è uno stato d’animo, e forse è proprio così. Per me va ben oltre una ricorrenza religiosa, un’abitudine consolidata che ogni anno si ripresenta, una festa comandata… Per me è quella voglia di stare con le persone care seduti ad una tavola, con il profumo di buono che inonda la casa. È famiglia, chiacchiere, pacchetti da scartare, mani da stringere, con il freddo fuori dalla porta. È condivisione di buon vino e sorrisi, dunque il Natale mi è spesso di casa, perché lo vivo nel quotidiano, quando il quotidiano me lo permette. Lo vivo quando rivedo chi mi è caro, quando posso riabbracciare chi è lontano, o quando qualcosa mi sorprende. Lo vivo quando respiro amore tra le mura della mia casa, quando un amico mi sorride, quando apparecchio la tavola in modo colorato o quando qualcuno divide il cibo e le chiacchiere con me.

E allora, a tutti voi e a me stessa, adesso che il 25 dicembre è appena trascorso, auguro un Natale che faccia capolino anche in tutte le giornate, in quelle più “normali” e nell’anno che verrà, con affetto sincero.

Vostra Susanna

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La festa è finita

Autunno

In questo clima di festività un poco fasullo, con i negozianti in crisi perché la clientela in crisi lo è ancor di più, i cenoni che non si evitano ma i regali che si ridimensionano, e gli spumanti dell’Eurospin in offerta speciale che vanno a ruba, ho incontrato diverse persone che mi hanno parlato di feste di piazza, con le luci che si spengono, in una malinconica metafora che mi è rimasta dentro. In questo dicembre non hanno decantato nulla che abbia a che fare con alberi di Natale illuminati, no.

Feste di piazza.

Qualcosa è cambiato, forse troppo. E male.

Per molti, troppi, è finita la festa. Non c’è altro modo per esprimere quella strana sensazione, quando si presenta. Mi hanno raccontato della musica che cessa, di tutta quella gente vista di spalle, che se ne va altrove, magari un po’ stanca e con un unico desiderio: dormire.

È finita la festa. La ghiaia sotto i piedi, il palco che viene smontato, il rumore di ferro, di sedie ripiegate, di auto che ripartono. Il vociare, da allegro diviene sommesso, l’aria si è fatta umida, le stelle sono nascoste, forse pioverà. Piove sempre, quando la festa finisce, eppure l’acqua ci coglie impreparati, senza un ombrello.

C’è un tempo, sempre troppo lontano e che non dura mai a lungo, in cui quando una festa finisce si aspetta semplicemente quella successiva. Ma ve n’è uno che dura molto di più, e in quello lo sai, oh se lo sai, che tutto è cambiato e che – la festa – è finita davvero.

So di essere andata controcorrente, in questo mio post pre-natalizio, ma volevo dar voce anche a chi sta rivivendo il calcio alla lattina vuota, mentre torna a casa e i fuochi d’artificio sono finiti, lasciando nell’aria quel tipico odore di candela appena spenta.

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