Susanna Trossero

scrittrice

Curarsi con la filosofia

Oggi mi sento affascinata da Epicuro, il quale considerava la filosofia come un farmaco efficacissimo nella cura di ben quattro malattie:

Libera dal timore degli dei.

Che vai a fare in un tempio a pregare Dio, quando puoi distruggerlo? Inoltre, chi ti dice che Dio sia nel tempio e non in te? Sii Dio di te stesso, rivolgiti le tue stesse preghiere…

Libera dalla morte.

Quando noi ci siamo ella non c’è, quando lei c’è noi non ci siamo più.

Libera dal dolore.

Non si è mai troppo giovani o troppo vecchi per essere felici. Uomo o donna, ricco o povero, ognuno può essere felice.

Provoca un moderato piacere.

Dei desideri alcuni sono naturali e necessari, altri naturali e non necessari, altri né naturali né necessari, ma nati solo da vana opinione.

E invita a inseguire piaceri durevoli, a godersi ogni momento della vita come fosse l’ultimo, a pensare all’oggi e lasciar tempo per il domani senza affliggerci, definendo il vero piacere – quello fondamentale per la nostra serenità –  la capacità di sapersi accontentare della propria vita improntandola verso la moderazione: meno hai meno perderai.

“Accontentarsi” non fa parte della natura umana, dunque mi pare un’impresa difficile, tuttavia è una sua verità che fa riflettere, visto che buona parte delle nostre insoddisfazioni è data dal fatto che vogliamo sempre di più, di meglio, e tendiamo a inseguire ciò che non abbiamo ridimensionando ciò che invece abbiamo già. Vista in questi termini, per noi l’insoddisfazione è una malattia inguaribile che mai ci lascerà…

La felicità che egli intende equivale a tranquillità interiore, raggiungibile con la ricerca di piaceri semplici (il cibo è uno di questi) e non ammette l’arricchimento perché la ricchezza rappresenta l’accumulo del non necessario.

Invita l’uomo a cercare rifugio nella propria interiorità, Epicuro, per sfuggire le avversità e gli scherzi crudeli del destino, e se davvero questo bastasse sarebbe meraviglioso. Crederci almeno un poco non fa male, e a me piace provarci davanti alle magie della natura, a scenari malinconici e per questo meravigliosi che sempre hanno l’acqua come protagonista: acqua che suadente lambisce la riva, l’acqua che accoglie la durezza dei sassi e con pazienza la modella, l’acqua minacciosa delle giornate di vento, quando si infrange impietosa contro un faro solitario.

“L’uomo che vive con animo sereno è paragonato a coloro che, al sicuro sulla terraferma, osservano il mare in tempesta, l’altrui pericolo” ho letto in un sito che spiega la filosofia di Epicuro…

Nondimeno, il caso, ha sempre grande voce in capitolo.

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