Susanna Trossero

scrittrice

Quando scrivere è un viaggio

Incontro tra «Livia Ottomani» e i «Narratori Seriali»

Una mia allieva oggi mi ha scritto che metto tanto amore nelle cose che faccio, ma forse è anche vero che l’amore è già nelle situazioni a cui mi avvicino…

Il voler vedere ciò che sta in fondo alle cose, ci mette in condizioni di andare incontro a delusioni, ma i regali ricevuti da questo voler andare oltre sono sufficienti a correre il rischio, non ho dubbi.

Da anni, ho smesso oramai di considerare la scrittura e la lettura come momenti strettamente privati, e condivido queste mie passioni con il mondo fuori. Ciò mi porta a conoscere molte più persone, molte più storie, e gli incontri lasciano sempre un segno in me, divenendo in male o in bene spunti di riflessione e a loro volta altre storie. E se sono rimasta delusa dall’incontro con un premio Nobel della letteratura, la cui scrittura era per me meravigliosa (non sempre le persone sono come ce le immaginiamo), posso sentirmi arricchita dopo l’incontro con esordienti la cui passione – e dunque l’amore per qualcosa – supera l’importanza di una tecnica impeccabile.

Tanti volti e strette di mano, fanno parte di me assieme a frasi e copertine di libri, eppure ogni volta che si rinnova il piacere di un incontro, la curiosità e il piacere umano e intellettuale sono sempre vivissimi quanto le aspettative.

Lunedì scorso, la mia classe di Narratori Seriali ha incontrato gli Ottomani, il gruppo di scrittori che sta dietro il nome Livia Ottomani, impresso nella copertina del romanzo Il condominio degli amori segreti. Un romanzo corale che vede vari personaggi alle prese con la vita di tutti giorni: intrighi, amicizie vere o fasulle, amori segreti, ricordi scomodi, alleanze… Storie. Ne viviamo di continuo ma non ci bastano, e così ne cerchiamo altre sui libri.

Lunedì, ho constatato ancora una volta ciò che da sempre mi affascina: ovvero che anche dietro le storie che leggiamo, altre storie da raccontare si annidano; conoscerle, almeno in parte, completa ogni lettura, fungendo non tanto da cornice quanto da punto di partenza…

Il pomeriggio trascorso con “gli Ottomani”, ha regalato alla mia classe e a me una visione approfondita di ciò che è un vero gioco di squadra, e ancor di più ci ha aiutato a comprenderne le “regole” necessarie a governarlo la editor del gruppo Alessandra Penna, condividendo con noi i momenti salienti della costruzione del romanzo, e spiegando quanto sia necessario un direttore d’orchestra dal polso fermo, soprattutto se i musicisti sono tanti. Una guida preziosa, un consigliere ma anche un comandante quando la nave non segue la giusta rotta.

L’ego, la vanità, il bisogno di protagonismo o di primeggiare, in un progetto simile devono essere lasciati fuori dalla porta, ed è questo che mi rende cari gli Ottomani, a livello umano. Questo è ciò che funge da insegnamento in tema di scrittura corale ma non solo.

Mi colpisce l’unione di persone differenti – età, personalità, stile narrativo – che in nome di un progetto comune e guidate dalla medesima passione, rinunciano ad emergere singolarmente in favore del gruppo. Conosco molte persone che non ne sarebbero capaci.

Chissà se i miei narratori, o alcuni di loro, decideranno di allearsi per creare qualcosa che miri – ancor prima di una eventuale pubblicazione – alla realizzazione di qualcosa che li appassioni, li stimoli al punto da non sentirne la fatica, e che li unisca per sempre anche nel ricordo, rivelando loro la bellezza del far parte di una squadra.

Scrivere è un viaggio, e non importa la meta, importa ciò che provi mentre lo fai, e chi incontri strada facendo.

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