Susanna Trossero

scrittrice

La finestra di fronte

La finestra di fronte

Vi capita mai di osservare, alla sera, le finestre illuminate di case e palazzi, e di domandarvi  quali e quante storie celino? Quali pensieri, quali sogni, quali dolori o illusioni, quali tenerezze o quali rancori… Storie di tutti giorni che sono libri, romanzi privati impregnati di emozioni, di quotidiano piatto o di repentini colpi di scena. Di prigionie segrete…

Sulla mia raccolta di pensieri E tra le mura il cuore, edita dalla Graphe.it, così ne ho parlato…

“Non si smette mai di pensare. Puoi spegnere le luci, il telefono cellulare, la radio, ma non la mente. Puoi forse lasciarla spaziare, disordinata e illogica, ma spegnerla no, non puoi. Accade che mentre la svuoti, venga catturata dal velo blu della finestra di fronte, quella nebbia azzurrina prodotta dalla televisione che immagini stiano guardando seduti sul divano, magari infastiditi dal latrare insistente dei cani per strada. È l’ora del film, la prima TV riproposta tante di quelle volte che neppure commenti più la falsa presentazione dell’annunciatrice.

Forse non stanno seduti sul divano, forse stanno a tavola e hanno riscaldato gli avanzi  del pranzo, e forse lui brontola perché hanno finito i tovagliolini di carta, quelli rossi, e c’è solo lo scottex  a turbare il senso estetico. Forse.

Il suono del traffico arriva fino a qui come un fruscio di carta di giornale o lo scroscio vago di un torrente, talmente è lontano. Ancora meglio, a volersi concentrare, può ricordare il fragore del mare in tempesta, quando le onde si abbattono sugli scogli e, provocatorie, li schiaffeggiano senza ottenere alcuna reazione.

Poi, la nebbiolina azzurra della finestra di fronte si spegne, ma intravedo l’uomo a petto nudo che con slanci di altruismo si offre alle zanzare. Se c’è una lei, adesso è al bagno a prepararsi per la notte. Faranno l’amore? E chi farà la spesa, domani? Chi comprerà i tovagliolini di carta rossi?”

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Quante ere ci sono, nella nostra breve vita?

Quante ere ci sono nella nostra vita?Di quante ere è composta la nostra breve vita? Di quante stanze allestite al meglio per sentirsi a casa? Quali ricordare oggi, in questo luogo a me familiare?

Erano anni in cui il solo guardare dai vetri diveniva solitudine, in quel galleggiare di provincia; una provincia non mia nella quale sapevo d’essere di passaggio, seppur non conoscendo la vera meta del mio viaggiare.

La finestra era molto piccola e piccolo era lo spazio in cui vagavo, tra pranzi veloci e solitarie cene in camera davanti a vecchi film. Scrivevo lettere, leggevo Montale prima di dormire, e i vestiti del giorno dopo erano già pronti, là, sulla sedia.

Sconosciuta, mi muovevo in lunghe giornate di lavoro, con la biancheria stesa al sole, la via odorosa di pane appena sfornato, e le domeniche ad osservare il mare sognando di andare, andare, andare ancora più lontano di così.

Una vita fa o solo ieri?

Sono tornata dopo anni, in quella cittadina di naufraghi senza storia. Ai muri erano affissi grandi manifesti con il mio nome in evidenza, ho parlato al microfono e ricevuto applausi scroscianti.

Al momento del riposo, la finestra era un balcone che si affacciava sulla via principale e la camera era quella di un albergo.

C’è sempre un luogo da cui provieni e uno in cui vai. E i luoghi del passato si rivestono spesso di un clima autunnale, con piccole foglie arrugginite che planano sul cuore.

Tutti i luoghi, indistintamente.

Quelli dell’infanzia, quelli delle illusioni, quelli delle delusioni e quelli del cambiamento.

E sono tutti luoghi in cui non torneresti più, ma dai quali resti per sempre un poco attratta… Come se, in un angolo piccolo piccolo di te, là ti sentissi ancora a casa.

 

 

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