Susanna Trossero

scrittrice

Soffrire per amore è fuori moda?

Secondo voi, i dolori e le pene d’amore descritti nei romanzi dell’800, sono ridicoli? Ci siamo affrancati da tali sofferenze?

“Cadevano” malati, svenivano per via dell’intensità di una emozione, si uccidevano o si affliggevano per interminabili notti e giorni… Erano davvero così diversi da noi, i protagonisti di quei romanzi?

Mi sto dedicando da tempo alla lettura o rilettura dei classici, e nella maggior parte dei casi incontro pene d’amore che non sento poi così estranee al 2021. Forse sono descritte in modo più coraggioso, un coraggio che oggi non si ha nel timore di apparire troppo ridicoli, ammettiamolo.

Mi piace pensare che il progresso non intacca la forza dei sentimenti: soffrire per amore non mi appare ridicolo ma umano, e se perdessimo questa umanità non saremmo più forti bensì più spenti. Il divampare di una passione, il senso della perdita, la mutilazione di un’assenza, la paura della solitudine o del tradimento, la ferita dei non amati o il patimento di un amore non corrisposto, sono emozioni che non passano di moda né appartengono a un tempo o a un paese. Sono parte dell’umanità, siamo noi, e il giovane Werther di Goethe che si nasconde in tutti implora di lasciargli quel poco spazio necessario a non vergognarci delle nostre debolezze. Perché…

“La fragilità del cristallo non è una debolezza ma una raffinatezza”. (Emile Hirsch)

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Gli uragani del cuore

Gli uragani del cuore

Non esiste qualcuno che non sia in grado di ammettere, almeno a se stesso, d’aver patito pene d’amore, d’aver conosciuto almeno una mutilazione sentimentale, una stupida illusione, una cocente delusione, la ghigliottina del tradimento o la frustrazione dell’incomprensione. Ammettiamolo, sono cose che tutti ci accomunano, prima o poi, al di là delle reazioni o dell’intensità delle emozioni provate. In questo no, non siamo tutti uguali.

In letteratura, miriadi di esempi ci aiutano a definire l’entità dei nostri danni interiori, traducendoli in parole così… adatte, efficaci, che addirittura ci appartengono! Avete mai letto qualcosa di Conrad? Nei giorni scorso mi sono imbattuta nel suo lungo racconto “Il ritorno”, che nel 2005 ha ispirato il film di Patrice Chéreau “Gabrielle”, con Isabelle Huppert. Ne sono rimasta estasiata, e non solo dallo stile. Inutile cercare di spiegarvene la ragione; il modo migliore per farlo non è usare mie parole ma regalarvi un intenso brano del racconto, certa di raggiungere con questo il vostro stomaco…

Qualcosa di sconosciuto, che inaridiva e avvelenava, era penetrato nella sua vita, gli era passato accanto, e lui si stava deteriorando. Era sgomento. Di che si trattava? Se ne era andata. Perché? La testa era lì lì per scoppiargli per lo sforzo di comprendere l’azione di lei e il sottile orrore che gliene derivava. Tutto era cambiato, perché? Solo una donna che se n’era andata via, dopotutto; eppure ebbe una visione, una visione istantanea e nitida come un sogno: la visione di tutto ciò che aveva creduto indistruttibile e sicuro al mondo, che gli crollava addosso, come fanno le mura più solide sotto il furioso soffiare di un uragano.

E ancora:

Si guardò attorno impaurito. Sì. Un delitto può esser perdonato dal sacrificio disinteressato, dalla fiducia cieca, dalla fede ardente, da altre follie, si può trarre profitto; la sofferenza, la stessa morte possono essere giustificate con un sorriso o uno sguardo accigliato, ma la passione è l’infamia segreta e imperdonabile dei nostri cuori, una cosa da maledire, da nascondere e da negare, una cosa indecente e miserabile che viene a calpestare le speranze che arridevano, che strappa via la placida maschera, che mette a nudo la sostanza della vita. Ed era giunta fino a lui! Aveva poggiato la sua sudicia mano sopra la tappezzeria immacolata della sua esistenza, e ora doveva affrontarla da solo, con tutto il mondo a guardarlo.

Conrad, la letteratura, o noi e il nostro privato… che differenza c’è?

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La strada che porta a noi

stradaEd eccomi a voi, in questa umida e uggiosa giornata invernale, di quelle che invitano a stare a casa, rassicurati da un tè caldo alla ciliegia (vi piace?). Certo, non tutti possono permetterselo, e da lontano mi arriva il nervosismo dei clacson che impazzano sul raccordo anulare, di sicuro intasato come sempre avviene durante le giornate di pioggia. E allora oggi il mio pensiero va a voi, automobilisti arrabbiati, ma non solo. In effetti il mio pensiero va dirigendosi verso più direzioni, una delle quali è il laboratorio di scrittura creativa che sto tenendo a Roma. Voi che mi seguite da tempo, sapete tutti quanto mi entusiasmi conoscere persone che amano leggere o scrivere, condividere con loro passioni e riflessioni, ascoltare ciò che hanno da insegnarmi anche quando – come in questo caso – la mia veste è quella di insegnante. Ebbene sì, tutti hanno qualcosa da insegnare e la mia piccola grande classe tutta al femminile, è davvero coinvolgente in quanto a entusiasmo e creatività. Si è creato un clima amichevole e allegro, in cui applausi e sorrisi si mescolano all’impegno di tutte ed io sono rimasta sorpresa dal loro scrivere, perché pur trattandosi del primo laboratorio che frequentano, e seppur non essendosi mai messe in gioco prima, rivelano una vena creativa interessante, uno stile personalissimo e una buona tecnica. E credo siano tutte doti che neppure sospettavano di avere!

Ecco, sono queste le rivelazioni che adoro, ma non solo. La loro passione frammista al pudore del farsi leggere, ne rivela una sensibilità e una vivacità intellettuale che non possono non coinvolgere anche me e sono felice di averle conosciute. Presto avrete anche voi l’occasione di leggere alcuni loro brevi scritti sulle pagine di GraphoMania, e sono certa che li apprezzerete, così come apprezzerete l’ironia contagiosa di un nuovo e simpaticissimo personaggio che a breve incontrerete su quelle pagine: si fa chiamare Piperita Patty,  e ci condurrà nel suo surreale quotidiano ricco di buffe situazioni.

E adesso vi lascio alla vostra mattinata di “cose”, invitandovi a seguire sempre quella strada che conduce alla realizzazione dei sogni, piccoli o grandi essi siano. Una strada che porta al rispetto per la nostra essenza, per le nostre inclinazioni naturali, non può essere ignorata e deve sempre essere seguita, senza alcun timore. E allora andate, e che la fortuna vi accompagni!

Un abbraccio.

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