Susanna Trossero

scrittrice

Ma non è un film

La gente fa paura, perché come sempre nelle emergenze, l'emergenza la crea. La alimenta.

I primi giorni pensi che davvero tutto sia troppo lontano: nella realtà non accade ciò che abili sceneggiatori creano per i film “catastrofici”, certo che no. Situazioni apocalittiche, magari con gli zombie, è più figo, l’importante è che lo spettatore stia incollato in sala. E i virus letali? Ne abbiamo visti a bizzeffe, di quei film. E così, i primi giorni, pensi che tutto stia là, dentro quella scatola bugiarda chiamata TV.

Qualche tempo dopo però l’aria è satura di un’idea che si fa strada nello stomaco, contraendolo di inquietudine: sta arrivando. E negarlo può essere pericoloso. Ma siamo arroganti, sbruffoni, tutti coattelli e ci uniamo nella negazione: apericena per sconfiggere il nemico inesistente, riunioni di amici e conoscenti per sentirsi alternativi (c’è chi nei social ha fotografato i propri gruppi al ristorante definendoli meravigliosamente rivoluzionari). Madddai, nel 2020 che vuoi che ci succeda? Fra un po’ saremo in grado di bere un caffè con gli alieni e ci ammazza un virus? Si ridacchia. Si esorcizza.

Ma se accendi la tv quella non parla d’altro. Il Corona Virus. Il Covid 19. Magari non è proprio soltanto bugiarda, ti dici. E se il giorno prima stavi sull’autobus o a Piazza del Popolo, con le mani unte di focaccia salata condivisa in parte con un gabbiano sfacciato, il giorno dopo hai un brivido lungo la schiena: non avresti dovuto? Sei a rischio?

Poi chiudono le scuole, i teatri, i cinema, i musei, pub e birrerie, circoli sportivi e culturali, i numeri salgono: quelli dei contagiati, degli intubati in terapia intensiva, dei contagiati asintomatici, gli untori. E… i morti. Sì, i morti. Cominciano ad essere tanti. E tu smetti di uscire, di stare in mezzo alla gente ancor prima del decreto che lo impone. La gente fa paura, perché come sempre nelle emergenze, l’emergenza la crea. La alimenta.

E quando il decreto impone di stare a casa, io l’idiozia della gente la vivo con rabbia: gli assembramenti sono vietati? Non importa. Non ci si deve abbracciare o baciare? Ma dai! E resistono, i rivoluzionari, incuranti del danno che provocheranno a se stessi e agli altri. O alla sanità stessa, che miracoli non può fare.

Il corona virus esiste. Non mi importa com’è successo, da dove è arrivato, non mi importa delle teorie complottistiche o dei supereroi che ancora lo sfidano baldanzosi con un’ignoranza senza eguali. No, non mi importa. Non ora. Esiste e può essere letale. Non è un film.

Impariamo la differenza tra paranoia e buon senso. Tra rispetto ed egocentrismo. Nel 2020 questo ancora non lo abbiamo fatto.

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