Susanna Trossero

scrittrice

Quanto è già stanco, il 2014?

Quanto è già stanco, il 2014?

Quanti buoni propositi, per il nuovo anno… In fondo è solo un nuovo giorno nel calendario, eppure lo si riveste di possibilità, gli si affidano sogni e speranze, si moltiplicano i progetti o si rispolverano quelli a lungo rimandati. Soltanto un nuovo anno che arriva, uno vecchio che se ne va e che in tanti giurano di voler dimenticare. E c’è poi il timore del tempo che passa troppo in fretta, ad aggiungersi alla malinconia di ciò che abbiamo perduto e che non tornerà, delle occasioni sprecate… Siamo così pieni di contraddizioni, così confusi ed eternamente desiderosi di avere di più e dell’altro, o di meglio magari, di più soddisfacente o appagante.

Così, anche il 2014 parte con un grande bagaglio di attese e sogni da esaudire, di richieste da soddisfare, già affaticato dalle nostre ansie ma pronto a fare del suo meglio, pur sapendo che fra dodici mesi sarà anche lui da qualcuno rinnegato e maledetto.

Povero anno appena arrivato, che fatica starci dietro… Ma io brindo a lui come a tutti gli altri, perché il nuovo – bello o brutto – sta sempre pronto là fuori dalla porta ed è il nostro personale modo di accoglierlo o affrontarlo, che ne modifica la portata.

Provvidenziale nuovo anno giunge
quando malfermo quello vecchio va a morire
ormai  sciatto abito smesso
in un armadio denso di cordoglio.
È da una fine che nasce un nuovo inizio
e tu sorridi al novello menestrello
che al sole canta di cose sconosciute…
La sua armonia ora mozza il tuo respiro
in una parata di grandi cambiamenti,
e ci sarà tempo per parlamentare
meglio godere di un alba promettente.

Buon anno,
vostra Susanna

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Valigie vuote, valigie piene

valigie

Perché da ragazzi ci si sveglia a mezzogiorno come fosse un’esigenza fisica alla quale non ci si può sottrarre? Poi non è più così, tutto cambia insieme a un mare di altre cose. La crema ai fiori di pesco per sentirsi donna, i giochi per la via, i compagni di viaggio di un tempo andato che in tutti lascia un segno prepotente, in alcuni colorato di sole, in altri cicatrice profonda. Avevo appena lasciato Barbie e già mi preparavo a pensare e agire da adulta.

Ho addosso il sogno faticoso della notte, e mi sento come se non fosse ancora concluso, nel desiderio di tradurlo e nella frustrazione del non saperlo fare. Mi concentro per ricordarlo tutto, lo rivivo da sveglia affascinata da ciò che il cervello partorisce a nostra insaputa…

Sono in una strada assolata, alle prese con la preoccupazione di una valigia perduta; il contenuto non è poi così prezioso, ma il non sapere che fine ha fatto mi getta nell’ansia. Incontro una donna che ne possiede una identica: è la sola persona che percorre la mia stessa strada, non può essere una coincidenza, quella deve essere di certo la valigia che ho perduto. Ne nasce una discussione dove io mi agito e lei resta calma. Mi dimostra che il contenuto è del tutto differente da ciò che vado cercando, e non posso che arrendermi all’evidenza, ancora non del tutto convinta: non è la mia valigia. Ecco, così finisce il sogno.

Tiro su i cuscini e raccolgo il portatile da terra; poggiandolo sulle gambe lo accendo e mi appresto a vagare in cerca di risposte, benedetto internet.  Compiendo una breve ricerca, scopro che la valigia si collega al viaggiare della vita; il suo peso ne blocca e ne ostacola situazioni, ricordi, relazioni, progetti, e il suo contenuto rappresenta il proprio corredo personale di qualità e risorse interiori.

Pesi e zavorre della vita, insomma. Nel momento in cui i “bagagli” vengono visualizzati nei sogni, un cambiamento è in atto, ed il sognatore deve prendere coscienza di ciò che è parte di sé e che sta mostrando agli altri, di ciò che sta “portando a spasso” come una valigia.

E voi, che portate a spasso, in questo agosto vacanziero? Soltanto costumi da bagno e infradito, o anche i bagagli segreti del cuore?

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