Susanna Trossero

scrittrice

Non è mai troppo tardi

Non è mai troppo tardi

Il mio compleanno è appena passato e, come ogni 26 giugno, mi sono scaldata al sole delle tante manifestazioni di affetto giunte da ogni dove. Gli amici più cari e la famiglia, naturalmente, e poi telefonate, un numero incredibile di sms, e il popolo della rete che come ogni anno si fa sentire con messaggi e saluti aumentando di numero ogni volta di più!

Guardandomi indietro, ho visto errori sui quali non mi soffermo: fanno parte della vita, delle scelte giovanili, dell’inesperienza, dell’ingenuità o di valutazioni un po’ troppo approssimative. Mi sono fermata invece a riflettere su tutto ciò che rifarei, ciò che ho fatto di buono o di bello, ciò che ho avuto la fortuna di vivere e conoscere, e posso dire senza pericolo di smentita che non faccio parte di coloro che rimpiangono i vent’anni.

La mia vita, quella vera, è cominciata molto tempo dopo, quando ho realmente capito chi fossi e quali fossero i miei desideri, i sogni da realizzare. A vent’anni sei pieno di energie, di adorabile incoscienza, di forza e bellezza ancora intatte, con tutta la vita davanti e la possibilità di costruire qualunque cosa, è vero. Ma ciò che vuoi veramente, a volte lo capisci molto tempo dopo.

Non baratterei mai quella bacchetta magica che non ho saputo usare con ciò che ho conosciuto e sperimentato in età adulta, e credo che questa mancanza di grandi rimpianti per ciò che non è stato, quest’assenza di nostalgie malinconiche per ciò che invece è stato, siano il vero elisir della giovinezza che – almeno dentro la testa – non se ne va più.

Qualche giorno fa ho rivisto con piacere un film con Morgan Freeman e Jack Nicholson, “Non è mai troppo tardi”, avete presente? I protagonisti sono due uomini maturi che si incontrano per la prima volta in un letto d’ospedale. La situazione non è purtroppo delle migliori e dopo averne preso atto e superato il primo impatto con la terribile verità, stilano un elenco di cose che vorrebbero poter fare prima di arrivare al capolinea. Facendo i conti con il poco tempo rimasto, decidono di trasformare la lista appuntata su un foglio in vita vera, e là comincia la storia. Un bel film.

Solo un film?

Ebbene, mi ha messo in moto qualcosa dentro la testa.

Perché non farla, quella lista? Ovvero, non ho idea di quale data abbia il mio capolinea (per fortuna), ma forse capire quali e quante altre cose si vorrebbero realizzare nella vita prima che finisca, potrebbe facilitarne l’attuazione, no?

Che ne dite di farne una tutti, da tenere nel cassetto e rivedere ogni tanto, magari per depennare (cambiamento di intenti o realizzazione di un desiderio elencato), o per cominciare a muoversi nella direzione giusta?

Non è mai troppo tardi, era il titolo del film: non sempre può risultare veritiero, a volte è soltanto un motto frustrante, addirittura irritante per chi è sommerso di difficoltà ma… e se provassimo a crederci davvero?

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I diversamente vivi

diversamente vivi

Era così giovane. Uno sconosciuto poco più che adolescente, la cui alta statura strabiliava. Dinoccolato, sorridente, pallido e smunto. Stampelle. Tuta da ginnastica. Neppure un capello in testa, passeggiava per i corridoi dell’ospedale accompagnato da una madre minuta, intenta a non mostrare lacrime né paure.

Mi ha incantata il candore dello sguardo, la gioventù della sua pelle.

Ne ho visti tanti, portatori di morte… Parlavano, ridevano, speravano o temevano; alcuni “ignoravano”,  forse perché gli era stato taciuto l’inaccettabile.

Diversamente vivi.

Di quei tanti, ve n’erano che appartenevano alla mia storia di bambina o al mio vissuto di adulta: un pranzo, una gita in campagna o una giornata al mare, i regali di Natale, i compleanni o le foto di gruppo. Anni di condivisioni e risate… già, risate. Sono una di quelle persone fortunate che di risate ne hanno condiviso tante.

I portatori di morte andavano al cinema e al ristorante e, dopo poco, al cinema si distraevano e dal ristorante uscivano nauseati. Da un giorno all’altro tutto cambiava, per loro. Qualcosa cominciava a non andare: la sommossa delle cellule cattive contro quelle buone.

Difficile identificarsi in loro, personaggi di un mondo di fantascienza in cui i mostri hanno la meglio. A osservarli, ci si dissocia dal reale per non doversi soffermare su ciò che è preferibile tener fuori dalla porta, ma i portatori di morte non bussano: entrano e vivono nelle tue stesse stanze portando la paura.

A volte basta una telefonata, lo sguardo di qualcuno che ti aggancia per farti capire, o ancora una diagnosi scritta su un foglio che ti si tatua nella testa. Ed eccoli là, nelle nostre notti insonni, nel pensiero molesto, nel risveglio angosciato.

Quanti ne ho visti, in quei conti alla rovescia, consumarsi di vita mancata e fingere che nulla stia cambiando.

Mi hanno insegnato il dono prezioso di quell’oggi che mai andrebbe sprecato in favore di un domani aleatorio, e li ho visti aggrapparsi al suono della pioggia che batte sui vetri, al piccolo piacere di una tazza di té… E spesso, davvero troppo spesso, io ero là a tenergli la mano.

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Buon compleanno

Compleanno Susanna Trossero

Come va veloce, la clessidra. Tutta quella sabbiolina che scivola via e porta con sé incontri, parole, vita vissuta e non vissuta, emozioni sorrisi e lacrime. Ogni minuto costruisce un ricordo, ogni granello è un respiro o un’idea e nel tempo mi evolvo o regredisco, sbaglio e forse imparo, assimilo o dimentico ma mai mi pento, mentre la sabbia va e viene. Non mi pento dunque, se non di torti commessi senza avvedermene. Delle scelte volontarie no, non mi pento. L’avrei dovuto o potuto non fanno per me, poiché non rinnego neppure gli errori. È anche di questo che sono fatta, è anche grazie a valutazioni errate che mi sono costruita e rafforzata.

Il rimpianto è per chi sa di aver perduto qualcosa ed io ho tutto con me e in me, fa parte del bagaglio intoccabile della mia anima, un bagaglio dal quale – volo dopo volo – ho lasciato andar giù solo scomode zavorre per proseguire più leggera. Vagano, a volte alcuni pensieri molesti che raccontano di sprechi, ma ciò accade quando ti sfiora il pensiero di aver condiviso un tempo troppo lungo con chi in fondo non meritava che briciole.

C’è sempre un luogo da cui provieni e uno in cui vai. E, i luoghi del passato, spesso sono autunno, tutti e indistintamente, perché belli o brutti che siano stati per te, forse non ci torneresti più. Tuttavia, a volte, planano sul cuore con le loro piccole foglie arrugginite.

Oggi, per il mio compleanno, ho preso in mano vecchie foto in bianco e nero che immortalano un momento felice in famiglia: ho respirato il profumo del mare, riconosciuto la salsedine tra i capelli di mio padre, l’ho rivisto abbracciare mia madre, ho risentito il fischio per le scale ad annunciare il suo rientro a casa, il tintinnio dei gettoni telefonici nelle sue tasche, ho avvertito sul mio viso il graffiare della sua barba perennemente in crescita, e ho provato una nostalgia intensa e dolce per la quale devo dire grazie. Soltanto un’eletta che tanto amore ha ricevuto, conserva intatto altrettanto amore in sé.

Ho già superato il mezzo secolo, sono sopravvissuta alla vita.

Buon compleanno.

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Felice compleanno a me!

Come va veloce la clessidra, non è vero? Tutta quella sabbiolina che scivola via e porta con sé incontri, parole, emozioni, vita vissuta e non vissuta, sorrisi e lacrime…

Mi affascina, vederla andare e venire tra i due bulbi di vetro mentre l’oggi diviene domani in un andare senza salutare… Sì, mi affascina, non temo lo scorrere del tempo perché è nel tempo che mi evolvo, imparo, assimilo, scelgo di essere quella che sono o che sarò. Non mi è mai stato nemico, il tempo.

Oggi è il 26 giugno, il mio compleanno, e soltanto pochi giorni fa ho ricevuto in dono delle vecchie foto di famiglia, in bianco e nero, che immortalano un momento felice e spensierato tra persone care. Un dono prezioso, che mi ha dato modo di respirare il profumo di una giornata di mare, di un pranzo sulla spiaggia, di salsedine tra i capelli, di mio padre che abbraccia mia madre e di piccole grandi cose semplici mai dimenticate e dunque non rimpiante: il rimpianto è per chi sa di aver perduto qualcosa, io ho tutto con me e in me, fa parte del bagaglio intoccabile della mia anima, un bagaglio dal quale volo dopo volo ho lasciato andar giù solo scomode zavorre, per proseguire leggera con tutto ciò che di più bello e fortunato ho avuto.

Oggi ho compiuto 51 anni, il volo continua, non so dove mi porterà ma so che il desiderio di proseguire è sempre lo stesso…

Buon compleanno a me e felice estate a tutti voi!

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