Susanna Trossero

scrittrice

Mio padre

mio padreLa pioggia che batte, il colore uggioso che ovunque si stende e che regala alla casa la penombra invernale; il suono ritmico delle singole gocce e l’odore di terra che sale, quell’odore in cui ritrovare mio padre. Mio padre che va per funghi, che stacca i corbezzoli dai rami, che si sporca con more e gelsi, che raccoglie i ciclamini e che mi mostra i lunghi e viscidi lombrichi nascosti sotto i grandi sassi. Mio padre che si addormenta in spiaggia leggendo un libro giallo, che mi insegna a scrivere con le letterine di cartone, che fodera il mio sussidiario con carta colorata, affinché non si rovini. Mio padre che mi insegna il rispetto per ogni creatura vivente, che mi regala l’album di figurine degli animali e fa con me la raccolta, che riceve in regalo da un pastore un candido agnellino e ad un altro pastore lo regala facendosi giurare che non lo ucciderà. Che mi insegna ad andare in bicicletta, a ingrassare i cuscinetti dei pattini a rotelle, e che mi spiega che cosa sono una rondella o una brugola.

Mio padre, per il quale io ho sempre rappresentato un dono e che mai ha compreso quanto lui lo sia stato per me.

Mio padre che, assetato nel deserto, muore in un letto d’ospedale sognando un sorso di Coca Cola, ingoiato da un iroso maestrale.

Se ne va, insieme al mese di gennaio, lasciandomi una manciata di gettoni telefonici che non è mai riuscito a terminare.

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