Susanna Trossero

scrittrice

Dalla Russia con… “amore”

omofobiaOggi non parlerò con voi di letteratura, Amici miei. Oggi no. Perché sono amareggiata da un articolo la cui lettura mi è stata suggerita da una persona a me cara, un articolo che pare addirittura surreale per quanto è assurdo il suo contenuto. E ve ne parlo perché troppo poco se n’è parlato.

Da pochi giorni, in Russia, si è approvata – con un solo voto contrario –  una legge che vieta la propaganda omosessuale. Questo in nome dei valori tradizionali naturalmente, ma anche a tutela dei minori, i quali – sentendone parlare – potrebbero esser “contagiati” da simili devianze e diventare omosessuali.  Perché (e chi non lo sa!) ci si trasforma in omosessuali per imitazione, naturalmente. Non mi stupisce, visto che ci sono teorie sull’omosessualità- malattia e proposte di cure per guarirne, pubblicizzate proprio nel nostro paese!

Dunque la Russia, così protettiva e attenta ai minori, ha trovato la maniera per tutelarli da “distorsioni” amorali e inaccettabili e farli crescere sani, beati loro. L’approvazione non è ancora definitiva ma, tranquilli, siamo sulla buona strada perché lo diventi.

Per intenderci, la legge convertirà in reato anche il solo parlare pubblicamente dell’argomento, lo scriverne, il dar voce al tema: sono previste multe salate a partire dal singolo individuo fino ad arrivare agli organizzatori di eventi o a chi ne scriverà.

Considerata una grave violazione all’articolo 10 della convenzione europea dei diritti umani, ciò è stato definito da Amnesty International un inaccettabile attacco alla libertà di espressione.

Ed io non ho parole. Davvero. Perché ancora sento dire “ma cos’è tutto questo parlare di gay? Perché non si vivono la loro vita senza per forza essere al centro dell’attenzione?” e mi pare ovvia la risposta (e stupida la domanda): perché alla “loro” vita non si dà la connotazione di normalità. Questa caccia alle streghe da medioevo, questo timore che considerare i diritti umani uguali per tutti sia un modo per ledere la moralità degli eterosessuali, questo temere tutto ciò che non ci appartiene per natura e non rispettare tutto ciò che per natura appartiene ad altri… che cosa è se non ignoranza e prevaricazione? E sono davvero l’ignoranza e la prevaricazione i muri portanti di una società civile?

Come ha detto Igor Kochetkov: “voi potete anche votare una legge che spenga la luce del sole, ma nessuno di voi ha il potere di farlo”.

 

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Pena di morte: basta davvero un sì o un no?

Mercoledì 18 aprile, alla libreria Koob di Roma, si è parlato di pena di morte con Roberto Fantini, l’autore del libro Il cielo dentro di noi edito dalla Graphe.it, che vi consiglio di leggere.

Io sono molto confusa in materia, devo ammetterlo. Non lo sono davanti alle motivazioni assurde che la mantengono in vigore in certi stati (vedi Iran, paesi arabi ecc) dinanzi alle quali c’è solo da inorridire, ma lo sono davanti a particolari situazioni delle quali la cronaca ci rende partecipi fin troppo. Sto facendo da tempo uno studio sugli omicidi seriali per via di un progetto di scrittura, e non è facile leggere la descrizione di certe personalità deviate o delle azioni da queste compiute. Parlo di pedofilia, di serial killer e simili. La legge è in mano agli uomini (mi rendo conto che sto dicendo una ovvietà) e gli uomini sono spesso fuorviati dai loro stessi limiti o dalla mancanza di una vera, lucida, attenta e profonda capacità di analisi e giudizio.

Io sarei contro la pena di morte SEMPRE se le condanne non mutassero nel tempo, e se il carcere fosse cosa certa. Ci sono omicidi compiuti non seguendo un movente (discutibile quanto si vuole ma pur sempre un movente) bensì per soddisfare un bisogno: il puro piacere di fare del male ad un essere umano. Colui che compie questi delitti è deviato da altrettanti bisogni altrui spesso sfogati contro di lui nell’infanzia, o da traumi psicologici: dunque è il prodotto di qualcosa che non si può cambiare, pertanto è socialmente pericoloso (non sono io a dirlo, non ne ho la competenza) e la possibilità che ripeta azioni terribili è altissima. Se io fossi certa che questo soggetto non uscisse mai più dal carcere, abolirei la pena capitale SUBITO laddove è ancora prevista (in America per esempio).

Ma c’è un ma.

Questo genere di persone sono detenuti modello, è risaputo e dimostrabile, perché la loro indole – benché possa risultare un paradosso – è tranquilla, ligia alle regole. Gli psichiatri che prendono in mano il caso per rivedere la condanna grazie alla loro condotta e a manifestazioni di pentimento e redenzione, si rifiutano di leggere gli atti, di guardare le foto, perché temono di essere influenzati in negativo nella valutazione e non vogliono mescolare passato e presente, così ci raccontano gli esperti di Quantico in materia di omicidi seriali, non si tratta di miei convinzioni.  Ma il loro paziente è negli atti, è nelle foto, è nelle azioni compiute; non  è solo nei progetti futuri, è nel passato: lui è tutto ciò che ha fatto. E invece no. Ed ecco in uscita Stevanin, Serial Killer italiano pericolosissimo, ecco uscito il mostro di Foligno, pedofilo assassino, ecco uscito il caro “giovanotto” del Circeo, che non appena fuori non ha esitato a seppellire madre e figlia ancora vive. Quando lo hanno ripreso rideva, l’uomo nuovo e non più pericoloso. L’intervento di medici desiderosi di dare un’altra possibilità – questo ovunque, anche in America dove la pena capitale è prevista – forse li farà uscire sempre prima di aver scontato l’intera pena, con l’altissima probabilità che ripetano simili atrocità perché spinti da un desiderio personale. Non soldi, non rabbia, non rancore, non odio né debolezza momentanea davanti ad un evento ingestibile, non gelosia o dolore o vendetta, no: piacere. Questo è il tipo di reato che mi confonde in tema di pena capitale, che mi fa addirittura desiderare a volte che venga ripristinata anche dove non c’è più. Potete davvero darmi torto?

E fino a che gli uomini non mi dimostreranno più coerenza nel punire, io non potrò volere la vita ad ogni costo leggendo simili fatti di cronaca. E, non fraintendermi, non spinta da impulso passionale, da coinvolgimento emotivo, no: dalla consapevolezza statisticamente dimostrata e studiatissima, che certe pulsioni – non momentanee ma costanti – non possono essere eliminate se così forti e devastanti, perché non può esserne più eliminata la causa, a meno che chi le prova non sia un ragazzino, la cui personalità è ancora in formazione. Che dire… Gli uomini non sempre possiedono capacità di giudizio e questo devia anche me in materia di diritti umani, nonostante il mio grande rispetto e amore per la vita! Temo non si possa ridurre il tutto a un sì o un no alla pena di morte, troppe sono le sfumature da affrontare.

E voi, cosa ne pensate?

Susanna

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