Susanna Trossero

scrittrice

L’anziano brontolone

Si legge cercando sempre qualcosa: un momento di leggerezza, una grande emozione, distrazione, profondità, compagnia, divertimento o struggimento… Le motivazioni sono infinite e pochi giorni fa ne ho ricevute più di 100 sul gruppo fb “Un libro tira l’altro – ovvero il passaparola dei libri”, Ve ne erano davvero di bellissime, anche originali, e mi rendo conto che davanti a ogni libro che ci apprestiamo a conoscere, le risposte sul perché leggere cambiano.

Mi piacciono i libri che attanagliano lo stomaco, quelli che insinuano malinconia, quelli che provocano buchi neri, che scavano nel passato, quelli che sorprendono. Insomma, spazio dai thriller ai classici a seconda dell’umore o del desiderio del momento, e dunque anche la mia motivazione cambia repentinamente.

Ho appena terminato Un calcio in bocca fa miracoli di Marco Presta (Einaudi) e la sua scrittura mi ha folgorata! Apprezzo sempre tantissimo l’ironia intelligente, e quel tocco che fonde divertimento e profondità con una tale naturalezza da lasciarmi quasi invidiosa!

Ho apprezzato Marco Presta come autore della trasmissione radiofonica “Il ruggito del coniglio”, ma non lo conoscevo come scrittore e sono contenta di averlo scoperto attraverso la sua prima pubblicazione, così andrò a caccia delle altre con ordine!

In Un calcio in bocca fa miracoli, il suo protagonista scorbutico e irriverente, ha una intelligenza e lucidità non così rare negli anziani ma raro è chi le nota, troppo impegnato a credere che i “vecchi” non hanno più niente da dire. E, al di là di frasi divertenti, ciniche, buffe o inaspettate, ho trovato e riflessioni che vien voglia di copiare, di rubare…

“L’amore è un materiale deteriorabile, se non lo conservi attenendoti a certe regole poi devi buttare via tutto.“

E parole illuminanti…

“Mi sembra che la vita consista nell’abituarsi alle cose che detestiamo, più che nell’inseguire quelle che ci piacciono.“

Insomma, carissimo Marco Presta, non vedo l’ora di cibarmi di tutta la tua produzione letteraria e nel frattempo ti ringrazio per aver allietato la mia settimana e per avermi dimostrato che si può aver voglia di abbracciare anche un vecchio antipatico e brontolone (si può ancora dire vecchio?) perché sotto quella scorza c’è anche dell’altro, molto altro, come – spero – in tutti noi.

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E se la smettessimo di giudicare?

Moana Pozzi

Sono ricascata nel silenzio.

Ogni giorno un pensiero mi coglie all’improvviso, e penso che valga la pena condividerlo con altre persone, quindi mi ripropongo di postarlo qui sul mio blog e ci ricasco: il tempo passa ed io resto muta. Magari non in casa – quello mai – ma mi perdo nella realtà mentre altri si perdono nel virtuale.

Eppure oggi, proprio la rete mi ha fatto venire una gran voglia di riflettere con voi su qualcosa che mi frulla nel cervello.

Ho letto i commenti ad un post gentile, su fb. C’era una foto di Moana Pozzi e si parlava di fascino e intelligenza, non del suo lavoro di pornodiva o altro, quello neppure veniva citato (né demonizzato, né santificato). Si è scatenato un inferno: “State osannando un pessimo esempio per i vostri figli, siete solo dei pervertiti!”; “Offendete le donne scienziate o astronaute”; “Mi fate schifo, quella era una poveraccia dedita alle orge!”; “Vergogna, parlate di intelligenza ma una vera donna non potrebbe mai somigliare a lei”; “Ha girato film porno terribili” (li hai visti eh?).

Questi, i commenti meno cattivi e offensivi, gli altri non li voglio riportare, ma erano indignati e “urlati” a gran voce (sappiamo tutti che l’uso del maiuscolo è indice di toni poco amichevoli).

Perché tanto livore? Posso non condividere le scelte di qualcuno, ma se non ledono niente che mi riguardi o mi appartenga non mi interessa giudicarle o demonizzarle. Quando vedo tanta rabbia – pensate agli omofobi che aggrediscono i gay, per esempio – mi vengono dei pensieri bizzarri: forse chi la manifesta a questi livelli è disturbato dalle proprie frustrazioni? Forse fatica a tener segrete le naturali inclinazioni, o i propri desideri mai realizzati?

Magari non sono poi così tanto bizzarre, le mie conclusioni/ riflessioni: mi sono divertita a leggere una notizia di pochi giorni fa, quella sull’eurodeputato estero noto per le severissime posizioni conservatrici, per i suoi giudizi morali… Colto dalla polizia in piena orgia con 25 uomini. E allora mi domando: se tu hai queste inclinazioni naturali, perché fare la guerra a chi come te le ha ma non le nasconde? Un omofobo adesso messo alla berlina, il quale definisce il “fatto” come un infortunio. Chiede ai suoi elettori di giudicare il suo operato e le sue posizioni morali, il resto è un incidente di percorso. Ci avrebbe guadagnato in dignità se avesse chiesto scusa non ai suoi elettori ma a tutti coloro che ha giudicato e demonizzato.

Forse, anziché perdere tempo a guardare il giardino del vicino, dovremmo avere il fegato di osservare meglio il nostro: magari tutte quelle piante che consideriamo infestanti o pungenti come ortiche alle quali diamo la caccia, che nascondiamo per poter vantare il nostro pollice verde e “immacolato”, potrebbero farci felici più delle finte orchidee che teniamo vicino ai nani da giardino.

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Trappole e tentazioni

Saltuariamente, scompaio.

Ebbene sì, la vita d’ogni giorno mi inghiotte e quando ancora sono convinta che sia lunedì è già sabato: c’è qualcosa di inquietante, nel lunedì… Mai bene accolto se ne va zitto zitto portandosi però dietro tutti i giorni della settimana. Avrei molto da dire su questo giorno d’inizio, ma lo farò a tempo debito, in modo forse inconsueto. Sembra una minaccia ma forse è una promessa!

Insomma, quando penso “domani torno in rete, scrivo sul mio blog, curo un po’ di più le mie pagine facebook”, finisce che quel “domani” mi sfugge e il silenzio si prolunga. Le normali incombenze quotidiane, la vita privata, e poi la scuola di scrittura, i libri da leggere e recensire, un mio progetto da portare avanti, qualche seccatura come una capatina dal dentista o il computer che va in tilt, ed ecco che il tempo sfugge dalle mani trasformando ogni cosa e momento in “ieri”. Difficile anche fare una telefonata.

Invidio quelle persone che tutto sanno seguire, che nulla lasciano indietro, che non trascurano gli amici e magari gli avanza anche qualche spazietto vuoto inaspettato.

Organizzazione, si chiama.

Ma voi, voi che passate di qui, spero tanto mi vorrete bene anche così e manterrete la voglia di leggere le mie riflessioni.

In questo periodo di tempo nemico, non sono mancate belle occasioni legate alle persone. Già, le persone. Mi ritengo fortunata, perché ne incontro spesso interessanti e piacevoli proprio mentre tutti si lamentano di quanto è brutta la gente.

Bukowski ha detto che “la gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto”.Non so se lo dicesse con ironia, io facendo mia questa frase la rivesto di ammirazione. Perché le persone che incontro, generano storie suggestive che mi affascinano.

Amo osservare la passione da narratori dei miei allievi, capaci di discutere per difendere le azioni di un loro personaggio. E mi lusinga avere un appuntamento con un gruppo di scrittori incontrati anni fa, che credevo mi avessero oramai dimenticata.

Mi dà calore un messaggio ricevuto da chi finalmente ha trovato ciò che da tempo cercava: un editore per il suo romanzo. E mi scrive che il merito è anche mio perché ho sempre creduto nel suo talento.

La gente… Un pacco da scartare il cui contenuto può anche rivelarsi deludente, certo, ma le sorprese valgono la pena. Il più grande spettacolo del mondo. Ti completa, se sai davvero smettere di generalizzare attraverso preconcetti e luoghi comuni.

Di recente, ho avuto l’onore di conoscere i parenti di un grande lettore, un impaginatore di libri che dopo una lunga vita dedicata alla parola scritta si è spento, lasciando traccia di sé in una ricca biblioteca personale. Tanti, di quei libri, mi sono stati regalati ed è stata una emozione difficile da raccontare: esser scelta perché in grado di amare volumi che tanto sono stati amati, rappresenta qualcosa che soltanto chi ama davvero i libri può capire.

Titoli, autori, frasi evidenziate, piccole orecchie sulla carta, pagine ingiallite, tanto hanno da raccontare. È quasi come se qualcuno si confidasse con voi, parlasse con voi dei suoi gusti e preferenze, scambiasse opinioni su uno scrittore, discutesse di classici e di ciò che per lui hanno rappresentato.

Dopo un dono di tale portata (e peso: sono davvero tanti), ci si sente migliori.

Attenti, ai libri… Sono come le persone: una trappola, una tentazione.

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Buon Natale

C’era una volta il Natale dell’infanzia, quello che ti sorprendeva così come ancora ti sorprendeva la vita, quello dei pilastri che riunivano le generazioni, ovvero i nonni e, subito dopo, i genitori.

C’era una volta il tuo Natale di bambino speranzoso: Babbo Natale, avrà letto la mia letterina? Avrà capito bene? E poi eccoli, i pacchetti tanto attesi e anche quelli che non ti aspettavi!

C’era una volta…

In molte bacheche di Facebook, leggo frasi come “Speriamo che passi presto”, e mi viene in mente qualche anno in cui – all’approssimarsi delle festività – l’ho detto anch’io . Ma questo è un anno in cui mi voglio soffermare sulla luce negli occhi di chi, il Natale, lo sta proteggendo: dai problemi, dallo scontento, dalle assenza, da privazioni o malumori. Dalla vita insomma, a favore del piacere di una “banalissima” ma calda condivisione a tavola con grandi e piccini, con gli amici lontani che tornano “a casa”, o con chi da casa è lontano e si unisce alla tavolata per non sentirsi solo.

Perché in fondo, il Natale offre sempre una scusa: ci “costringe” tutti a stare insieme, e se per alcuni tutto ciò rappresenta uno sforzo o un problema… beh, guardate bene tutti i vostri commensali: sono certa che vi è fra loro più d’uno per il quale vale la pena esser là. Questa è la magia.

Buon Natale, brontoloni…

Susanna

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