Susanna Trossero

scrittrice

Svegliarsi scarafaggi

Kafka non rivelò mai il perché il povero Gregor Samsa si ritrovò una mattina trasformato in insetto.

Emarginazione, diversità, il sentirsi inadeguati, il timore di suscitare ribrezzo negli altri, di non essere accettati.

Su “lettere-filosofia.blogspot.com”, Danilo Caruso scrive:

“si possono rintracciare due piani del “sentirsi scarafaggio”. Un primo piano è quello soggettivo: quello legato a chi patisce le difficoltà. Un secondo, quello oggettivo: relativo cioè alla considerazione esteriore di chi contempla una situazione di disagio.”

Difficoltà, disagio. Quante volte ci è capitato nella vita di svegliarci scarafaggi? Una metafora calzante a situazioni differenti per tutti ma a tutti note, perché è più facile nascondersi che superare il senso di inadeguatezza quando questo si affaccia in noi prepotente.

Eppure, forse una nuova visione delle cose aiuterebbe, affiancata dal modificarsi di frasi di uso comune: “tu mi fai stare male con me stessa”, “mi stanno ghettizzando”, “mi tagliano fuori da tutto”, “mi fai sentire inadeguata” e via di seguito. In realtà siamo noi a concedere simili poteri, perché se ci sentissimo meno scarafaggi cambierebbe anche la percezione che altri hanno di noi. Magari non è l’unica soluzione, me ne rendo conto, ma un buon punto da cui partire si.

Se metti un’arma in mano a qualcuno che non tiene in considerazione il tuo valore, stai pur certo che ti ferirà.

Credere in se stessi è il primo passo passo per non svegliarsi mai scarafaggi, perché…

“L’insicurezza stravolge i significati e avvelena la fiducia.”
(Graham Greene)

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