Susanna Trossero

scrittrice

Libri e tachipirina

Fin da quando ero bambina, ho sempre amato quelle belle influenze che ti costringevano a letto: febbre che tutto rende piacevolmente confuso, la possibilità di dedicarsi a quell’inaspettato far niente legittimato, la lentezza del tempo che si trasforma da frettoloso a indolente, i fumetti sul letto e i libri… tanti libri! Libri e tachipirina.

Anche da adulta, sebbene l’influenza mi visitasse molto di rado, l’ho sempre apprezzata allo stesso modo. Lasciar libero il pensiero, l’orologio chiuso nel cassetto, qualsiasi incombenza rimandata e un sano relax regalato proprio dalla malattia! E ancora: libri e Tachipirina.

Di recente però le cose sono cambiate e temo che con l’età l’influenza – quella amica – mi abbia abbandonata: sono sul divano, febbricitante, con la mia copertina di Linus a darmi conforto, ma tutta dolorante. Ebbene, con gli anni arriva insieme alla temperatura che sale sul termometro, anche il dolore: ossa, muscoli, orecchie, stomaco… Bollettino di guerra anche se ancora circondata di tanti, tanti libri! E la solita Tachipirina.

Insomma, temo di dovervi rendere partecipi che il mio grande amore di tutta una vita nei confronti dell’influenza, eterno male di stagione, è finito. Una lunga storia, la nostra, tanti bei momenti… Però non provo un grande mal d’amore, solo mi dispiace dovermi adattare alla mia nuova condizione sapendo che da ora in poi dall’influenza tanto amata dovrò difendermi: sciarpe, vitamine, tana calda quando il sole tramonta e fuori si gela.

Mi sa che sono invecchiata e non me n’ero accorta!!! Però… Qualcuno ha detto che: “Non stai invecchiando. Stai solo facendo un corso di perfezionamento della gioventù”. (Fragmentarius)

Un abbraccio a distanza, l’influenza è contagiosa 🙂

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Quando non serve metterci la faccia

Nel lontano 1992, abbiamo sentito parlare per la prima volta della scrittrice Elena Ferrante: L’amore molesto, vincitore di premi prestigiosi, apprezzato dai lettori e divenuto film tre anni dopo, diretto da Mario Martone, è stato un ottimo biglietto da visita.

Da allora ne è passata, di acqua sotto i ponti: il settimanale americano Time l’ha inserita fra le 100 persone più influenti al mondo, e poi altri film, serie tv, traduzioni nel mondo… e mistero. Ancora infatti non abbiamo alcuna certezza su chi vi sia dietro lo pseudonimo Elena Ferrante, sebbene qualche nome – o ipotesi che pare sempre più concreta – sia stato fatto.

Per capire le sue ragioni, la scelta dell’anonimato, dovremmo leggere una sua pubblicazione del 2016 dal titolo La Frantumaglia, che raccoglie il suo pensiero in merito non solo alla sua scelta: vi troviamo anche riflessioni sulla scrittura, sul vissuto che le appartiene, sul percorso che l’ha portata ad essere autrice di best seller, nonché le sue risposte alle innumerevoli domande dei lettori.

Chi è Elena Ferrante? In fondo non importa. Oggi, sto parlando di lei perché ha dimostrato ai media, ai lettori, ai critici, e anche alle stesse case editrici o ai suoi colleghi scrittori, che si può raggiungere il successo “soltanto” con le proprie opere perché sono le opere a mostrare il talento, non un volto, un nome, l’essere onnipresenti a programmi televisivi, presentazioni, eventi. I libri, dovrebbero camminare da soli dopo la pubblicazione, senza la spinta dell’autore che – diciamocelo – il suo lavoro l’ha già fatto scrivendoli, no? Ovviamente se ne deve parlare, ma dei libri e non necessariamente di chi li ha scritti.

Su Wikipedia, si legge:

“La scrittrice stessa parla di un desiderio di autoconservazione del proprio privato, un desiderio di mantenere una certa distanza e non prestarsi alla spinta che alcuni scrittori hanno di mentire per apparire come ritengono che il pubblico si aspetti. Ferrante è convinta che i suoi libri non necessitino di una sua foto in copertina né di presentazioni promozionali: devono essere percepiti come “organismi autosufficienti”, a cui la presenza dell’autrice non potrebbe aggiungere nulla di decisivo”

Non importa se taluni pensano che sia stata una riuscitissima trovata, se proprio l’anonimato susciti curiosità che fa vendere. Io vorrei soltanto fare il punto sul vero protagonista delle storie che leggiamo: il libro che le racchiude. Lui merita attenzione e se funziona è di lui che si parla, senza quell’esposizione mediatica dell’autore che pare vitale più della storia stessa. Le presentazioni dei libri dovrebbero essere organizzate per e con i lettori soltanto, se ci pensate bene, perché un libro diviene loro, non appena vede la luce. Poi, se l’autore lo vuole, si mostra e ne parla, ma non dev’essere una conditio sine qua non!

E quindi, grazie Elena Ferrante, per ciò che in questi anni hai dimostrato. Per quanto può valere il mio modestissimo parere, ho apprezzato.

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Perdersi per poi ritrovarsi

Perdersi. Perdersi in qualcosa o in qualcuno, nel nulla o nel troppo.

Siamo destinati a perderci, non è vero? Anche chi muore di noia e in niente si butta a capofitto, si sta perdendo: nell’apatia. Quindi non possiamo evitarlo, a quanto pare.

Personalmente, mi perdo spesso nella lettura, dimenticando tutto il resto. Mi perdo nel pensiero che vaga a briglia sciolta durante la notte, quando il sonno tarda ad arrivare. Mi sono persa in progetti mai portati a termine, in situazioni stupide, in passioni meravigliose come la scrittura. Ogni libro scritto, ogni racconto, è stato un perdersi. Per poco o per tanto tempo,

Mi sono persa dentro un dolore, anche questo capita. Ogni giorno diventa uguale, l’isolamento rende tutti estranei mentre sei tu l’estranea perché persa in un altrove soltanto tuo.

Mi sono persa nell’allegria. Succede, soprattutto in gioventù. Perché si può essere allegri anche con la maturità, certo che sì, ma quell’allegria che ti ingoia totalmente necessita di spensieratezza, incoscienza, leggerezza. Tutte meraviglie che in gioventù abbondano, di solito.

Mi sono persa in un’idea. Idea che diventa ossessione e non lascia spazio a niente altro. O mi sono persa dentro un’emozione.

Mi sono persa dentro una mancanza, divenuta subito mutilazione.

Spesso mi perdo davanti al mare. Il mare che lenisce, avvolge, trasporta. Che incanta. Che spinge a naufragare o invita a non lasciare la riva.

Ci si perde sempre in qualcosa. In qualcosa o in qualcuno. E qualcosa si perde. Ma riflettendoci su, vorrei dire a che te leggi, che se ti senti annegare perché fai parte di coloro che vivono una perdita, ricorda che solo chi non ha avuto niente, nulla ha da perdere.

Pensa a questo: se soffri perché hai perduto qualcosa, sei tra i fortunati che possono vantare un ricordo importante, comunque sia andata a finire. E, credimi, è l’unica maniera per non perdere due volte.

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Imparare a pensare

Passiamo il tempo a pensare anche quando siamo certi di non pensare. Fosse così facile non farlo, ma la nostra mente è in continuo movimento e non importa se ciò su cui ci stiamo soffermando è l’elaborazione dei massimi sistemi o il colore di una fragola, la mente è comunque in piena attività.

Personalmente riesco a liberarmi d’ogni pensiero osservando la natura, sebbene in realtà non è del tutto vero perché qualcosa dentro di me elabora le immagini e le traduce in suggestioni, le suggestioni in parole e – spesso – le parole in uno scritto.

Ebbene, è proprio così: la scrittura nasce da un pensiero o viceversa dà origine a un pensiero. Insomma, scrivere e pensare sono un tutt’uno e l’uno insegna l’altro a migliorarsi.

Ve lo spiego meglio nel primo di una serie di video che ho registrato per voi appassionati di scrittura e lettura, video scaturiti dal desiderio di aiutarvi in qualche modo e nel mio piccolo a migliorare la qualità dello scrivere. Come sapete sono una insegnante di scrittura narrativa, una editor e correttrice di bozze, nonché una appassionata di storie da raccontare, e a mia volta tanti anni fa mi sono cibata anche io di innumerevoli consigli e suggerimenti. Ancora adesso non ne faccio a meno, perché ritengo che ci sia sempre tanto da imparare e volerlo fare significa amare davvero ciò a cui ci si dedica.

Spero di esservi d’aiuto con le mie “pillole di scrittura” e fate tesoro delle parole di Malala Yousafzai: “Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne. Sono le nostre armi più potenti.”

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Vi siete persi qualcosa?

Vi ricordate il nostro viaggio a puntate all’interno del libro? Dopo l’editing e la correzione di bozze, sono proseguiti con la Graphe.it gli incontri del martedì affrontando altri argomenti legati alla creazione di un libro, e ve ne sono tanti! Siamo abituati a vedere il libro come qualcosa di semplice e possibilmente ben confezionato, certi che il lavoro più grosso o impegnativo lo faccia soltanto l’autore, ma in realtà tante solo le figure che circondano questo prezioso contenitore di storie e oggi vi presento i video che vi siete persi e le testimonianze delle figure di cui sopra.

Per esempio, quanto è importante la copertina? E quanto lavoro c’è dietro il progetto grafico o l’idea? A chi spetta la decisione finale? Alessandro Marchesi, un grafico che ha realizzato tante copertine per famosi best seller, risponde a queste ed altre domande:

A seguire, un’altra piacevole conversazione riguardo alla promozione in libreria, ci viene regalata da Marco Mascellani di Byblos Group Distribuzione. Un aspetto meno noto eppure fondamentale perché è proprio da qui che comincia il vero viaggio, dunque sono certa che troverete molto interessante conoscere anche questi retroscena.

Abbiamo proseguito con un’altra importante domanda: come favorire al meglio la sinergia tra editori, autori, autrici e librerie sul territorio? Ne abbiamo parlato con Sabrina Montosi, punto di riferimento per molte case editrici umbre.

Ritengo interessante per chi scrive in particolar modo, conoscere ogni step legato alla pubblicazione, anche per affrontare e gestire al meglio il tentativo di farsi pubblicare. Allo stesso tempo, da lettrice posso dire di trovare apprezzabili questi incontri: quando mi dedico a qualcosa che mi piace o mi appassiona, saperne di più è per me un completamento importante.

Perché forse è vero che a volte comprendere non è semplice e non è detto che ci si riesca, ma è altrettanto vero che conoscere è fondamentale.

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