Susanna Trossero

scrittrice

Storie di penne e di persone

Anche una penna potrebbe raccontare una storia, se avesse modo di farlo. Non mi riferisco alla scrittura: parlando di penne, risulterebbe fin troppo ovvio. Io intendo penne in quanto oggetti posseduti da qualcuno, da qualcuno usati, amati, rubati, necessari o dimenticati, donati o ricevuti.

Amo ricevere in regalo penne e quaderni, e se si tratta di cose prive di alcun valore economico, per me comunque sono tesori. Più gradisco il dono, meno ho il coraggio di usarlo, questo è l’assurdo. Così mi ritrovo – alla stregua di un collezionista – ad avere cassetti pieni di quaderni immacolati e penne che quasi mai hanno lasciato un’impronta sulla carta. Mi manca il coraggio. Voglio che durino per sempre.

Però, ciò che alla fine mi sono decisa a usare, ha sempre molto da raccontare: incontri, emozioni, voli di fantasia, momenti indimenticabili – in bene o in male – e parole, tante parole.

Quando ero molto giovane, gli amici che partivano in lacrime per il servizio militare (allora obbligatorio e per gli isolani sempre oltremare), durante la leva imparavano a rivestire delle comunissime penne bic con del filo colorato e sapevano anche “ricamarci” il nome del destinario.

Ho ricevuto ben tre penne da altrettanti amici, e ricordo che soltanto a guardarle si poteva intuire ciò che quei ragazzi provavano così lontani da casa. Le penne della nostalgia, le chiamavo, e creavano un ponte tra le persone a casa e i giovani militari impegnati a creare qualcosa per loro, per sconfiggere la distanza.

Le penne, le loro storie…

Ricordo un concerto di Francesco Guccini in Sardegna, le cui canzoni conoscevo a memoria. Avevo appena finito le superiori quella notte che dopo tanto intonarle – noi del pubblico insieme a lui – s’era fatto silenzio, il silenzio della fine della festa, quando tutti se ne vanno mentre si smonta il palco.

Lui invece passeggiava tra i pochi rimasti, ci parlava, scherzava, firmava autografi. La mia amica gli porse un piccolo quaderno domandandogli una dedica proprio quando si apprestava ad andarsene. Altri nottambuli si stavano avvicinando. Lui, il mio idolo, colonna sonora delle mie ribellioni, che palesava adesso una certa stanchezza, chiese proprio a me: “hai una penna?”

Certo che sì! Era di color argento, un po’ bombata, carina ma non importante visto che non ne ricordavo neppure la provenienza. Gliela porsi con orgoglio: Francesco Guccini domandava una penna a me!

Lui scrisse due righe in quel quaderno mentre cominciava a formarsi un capannello di ragazzi, e prima di restituirmela se la rigirò tra le mani tutto compiaciuto. Poi, quasi tra sé e sé disse “bella penna”, e invece di porgerla alla legittima proprietaria – ovvero alla sottoscritta – si diede alla fuga ridendo!

Risero tutti e risi tanto anche io: Guccini che grande e grosso correva con in mano la mia penna… Fu una cosa da bontempone, non certo uno scippo, e me lo rese ancora più simpatico. Dopo, ascoltare i suoi album ebbe un altro sapore: io lo conoscevo bene, non ero una fan qualunque, aveva la mia penna! Per me eravamo quasi amici, io e Francesco, e sebbene fossi consapevole del fatto che già dopo un’ora avrebbe dimenticato la mia faccia, io gongolai per molto tempo e conservo intatta nella memoria la sua buffa fuga!

Storie di penne…

Dopo tanti anni da quell’episodio indimenticato, entrò nel negozio in cui lavoravo Fabrizio Bentivoglio. Si diresse verso di me con aria quasi impacciata e domandò:

“Mi scusi, per caso ha una penna da prestarmi? Mi occorre soltanto per due minuti…” e sorrise.

Sorrisi anche io ripensando a Guccini; stavolta avevo per le mani una comunissima penna bic e gliela porsi.

Bentivoglio uscì dal negozio e si allontanò, mentre io riflettevo sul fatto che uno degli attori italiani che più apprezzo, aveva fatto capolino nella mia giornata.

Dopo pochi minuti, tornò con la mia penna e un’aria grata e gentile, proprio come quella di solito garbata dei suoi personaggi. Me la restituì e mi ringraziò tantissimo, quasi io e la mia penna bic gli avessimo risolto una questione di fondamentale importanza. Ah, saperlo! Ma ero oramai adulta e discreta, impossibile invadere territori non miei.

Storie di penne…

Se ne trovate una, chiedetele di raccontare la sua e scrivetela qui. Vi aspetto, come sempre.

Foto | WikiCommons

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