Susanna Trossero

scrittrice

Vivere nel verde

Non sappiamo più vivere, nel verde. Cibarsi di foglie morte è diventato più facile, in qualunque stagione. Che cosa ha smesso di funzionare?

Ci sono giorni in cui il buio è totale, e non esiste spiraglio che possa aprirsi un varco. Sono giorni avidi di freddo, di foglie morte, di lunghi inverni ai quali la bella stagione è sconosciuta. Giorni di parole sbagliate, ad alimentare pensieri negativi e solitudini affamate di rimpianti, di nostalgie.

In quei giorni le stanze del cuore vanno a caccia di oggetti buoni, clementi, quelli da tempo riposti in una scatola, capaci di riportare in vita qualunque momento o persona… Illusioni mutilanti, ma vitali, ammettiamolo. Ci sono necessarie per accorciare le distanze con la bella stagione, che pare non arrivare e ogni anno se ne va troppo in fretta.

La bella stagione, sì, quella capace di restituire l’agognato spiraglio, e rendere gli occhi luminosi, la pelle levigata da un sorriso. Quella che arriva in ogni momento dell’anno, grazie a un pensiero positivo, a una speranza, a qualcosa di verde che sa farsi strada tra la ruggine di foglie cadute.

Non sappiamo più vivere, nel verde. Non, nel bicchiere mezzo pieno. Non al di fuori dalla scatola di vecchi ricordi. Che cosa, ha smesso di funzionare? Perché siamo sempre proiettati altrove – che si tratti di futuro o di passato non importa – e ci raccontiamo al telefono o alle cene di quel progetto o desiderio o speranza o cambiamento?

Non fateci caso, ultimamente va così, forse perché al telefono o alle cene non sento più nessuno dire “guarda, è spuntata una nuova foglia, che verde luminoso!” E così finisce che, quel verde, non lo noto più neppure io.

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