Susanna Trossero

scrittrice

Le funambole

on 18 Maggio 2012

Oggi voglio condividere con voi un mio racconto che fa parte del libro Voci di donne in fuga e che affronta situazioni di violenza domestica. Ringrazio l’associazione Prospettiva Donna di Olbia, che mi ha coinvolta nel meraviglioso lavoro che si può compiere, per aiutare donne vittime di abusi e di violenza, a riprendere coscienza di sé e a ricominciare a vivere.

Le Funambole

Mio marito dice che avere dei figli dà un senso di potere illimitato su qualcuno che non può prevaricarti. Quando impartisce loro un ordine ben preciso, so che la perfetta esecuzione di questo dipende direttamente dal tono di voce da lui utilizzato, dallo sguardo, dalla mimica facciale. E non è cosa facile far sì che tutto fili liscio e che si riesca nell’intento. Io non ne sono capace, sono troppo buona io. Io sorrido e li cullo… Per avere il dono del comando bisogna dedicare del tempo e delle energie, esercitarsi il più possibile, avere un modello magari.

Io ho Lui. Lui sa sempre come imporsi.

Prima ti fa sedere e ti prepara al fatto che qualcosa non va. Poi fa gli occhi freddi e senza distoglierli dai tuoi ti fa un elenco particolareggiato delle tue malefatte. Poi, con voce calma e quasi suadente, ti minaccia; la gravità del problema si può stabilire dal numero di parolacce presenti nelle frasi che usa: più ce ne sono, più il rischio di eventuali complicazioni è elevato. Sta sempre molto vicino al tuo viso affinché tu non possa sottrarti alla presa del suo sguardo e quando sei sufficientemente preoccupata per la tua incolumità è pronto ad esplodere. Se sei furba o almeno intelligente, puoi evitare la parte più spaventosa, quella delle urla, della rabbia incontrollata, dei pugni sul tavolo, degli oggetti lanciati contro il muro. Dei lividi e del sangue. È  sufficiente che tu non cerchi di giustificarti, di dare spiegazioni, di metterlo nel sacco salvando il salvabile. La verità o le bugie che potresti dire in quel frangente sortirebbero lo stesso effetto senza distinzione alcuna e allora perché peggiorare la situazione? I “ma”, i “se”, i “ti prego” o i tentativi di evitare un’ingiustizia, perdono ogni valore (se mai ne hanno avuto) nel momento in cui lui sente il suono della tua voce… Come osi anche solo pensare di intervenire in tua difesa? Di annullare tutti i suoi sforzi per educarti, per trasformarti dalla bestia che sei in una persona civile? Dio Santo, ma non dovresti essergli eternamente grata per ciò che fa per te in modo così disinteressato? Il suo è altruismo, è come un santone, un guru, un saggio che ti regala la sua sapienza allo scopo di renderti più simile a lui, di migliorarti e farti apprezzare dal mondo intero. È  una fortuna averlo accanto, è una fortuna che abbia scelto te per percorrere insieme il lungo cammino della vita.

Ecco perché bisogna seguire certe regole.

Quando la prima parte della sua lezione di vita sta per concludersi annuisci con umiltà, tieni lo sguardo basso, le mani in grembo, stai seduta sul bordo del divano in posizione precaria per dimostrargli apertamente la tensione a cui ti sottopone, sii comunque composta e non morderti le labbra, dignitosa nella tua paura; non fare l’errore di piangere per impietosirlo perché solo i deboli e i perdenti piangono. E allora forse, ma dico FORSE, non perderà il controllo consapevole del fatto che hai capito, che hai imparato la lezione, che le sue fatiche non sono andate perdute. Si alzerà dal divano passandosi la mano destra fra i capelli pensando a qualcosa da fare, ma tu non ti muovere per qualche minuto, fissa il pavimento poi, senza alzare lo sguardo, con un filo di voce dirai: “Posso andare in bagno?”.

In quegli attimi lontano da te si complimenterà con se stesso per essere riuscito quasi a  farti pisciare addosso e si dirà che è giunto il momento di dimostrarsi comprensivo e benevolo… carota e bastone, bastone e carota… Gli avrai dato forza e sicurezza, perciò al tuo ritorno dal bagno avrà un tono paterno e ti spiegherà che non è bello dover ripetere sempre le stesse cose, che è facile agire nel modo migliore se si usa la testa, che non può essere sempre lui il perno su cui si poggia tutta la famiglia, che una responsabilità così grande è fonte di un indescrivibile stress e che anche lui è stanco qualche volta. E per un momento, ma solo per un momento, tornerà a posare su di te quello sguardo freddo e dirà: “Che non si ripeta “.

Questo è un Uomo. Un Uomo vero.

Ed è, purtroppo,  mio marito.


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