Susanna Trossero

scrittrice

Le nuvole di Fernando Pessoa

on 16 Aprile 2012

“Nuvole… Oggi ho coscienza del cielo; è da giorni, infatti, che non lo guardo ma lo sento, vivendo nella città e non nella natura che lo include. Nuvole… oggi esse sono la principale realtà e mi preoccupano come se il cielo che si copre fosse uno dei grandi pericoli del mio destino.”

Così scrive Fernando Pessoa nel suo Il libro dell’inquietudine. Facile lasciarsi trasportare dalle sue introspezioni, da quel male di vivere che profondamente lo affligge. Mi sono domandata spesso che cosa sia questo male e se davvero esista, o se non sia piuttosto la proiezione delle aspettative deluse…

E se a volte fosse solo un pensiero sbagliato che si riveste dell’ottusa pretesa di trasformare la sabbia in acqua? Limpida, fresca, trasparente, a soddisfare la bramosia, i bisogni che si annidano sottopelle, i capricci – reminiscenze adolescenziali – le carenze che altri, ignari, ci hanno provocato… Forse, un ottuso cercare laddove nulla si può trovare.

E allora, esiste veramente il male di vivere?

“Nuvole… Esisto senza saperlo e morirò senza volerlo. Sono l’intervallo fra ciò che sono e ciò che non sono, fra il sogno e quello che la vita ha fatto di me, la media astratta e carnale fra le cose che non sono niente, mentre anche io non sono niente. Nuvole… Che inquietudine se sento, che sconforto se penso, che inutilità, se desidero! Nuvole… passano sempre.”

Lui dice che scrivere è dimenticare. Che la letteratura è il modo più gradevole di ignorare la vita. E invece no, perché è lo scrivere che libera il vero pensiero, che lo lancia come affilato coltello contro chi lo incontra e lo legge. Oggi sfido chiunque a non farsi avvolgere dalle sue nuvole e dalle sue riflessioni, alle quali più di uno sentirà di appartenere.

“Nuvole… Sono come me, un passaggio cancellato fra il cielo e la terra, che segue un impulso invisibile, tuonando o non tuonando, che si rallegrano bianche o si scuriscono nere, finzioni dell’intervallo e dello sviamento, lontano dal rumore della terra e senza il silenzio del cielo. Nuvole… Continuano a passare, continuano sempre a passare, passeranno sempre di continuo, in un avvolgimento discontinuo di matasse opache, in un diffuso prolungamento di falso cielo disfatto.”

E se guardate lo stesso cielo, in questi giorni, provate a raccontarlo anche voi.

Vi aspetto,

Susanna


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