Susanna Trossero

scrittrice

Il tempo di vivere il presente

Il tempo di vivere il presente

Quante volte diamo per scontati i nostri affetti, la loro presenza, la loro “immortalità”… Ci sono persone che fanno parte di noi da sempre, del nostro vissuto, persone che ci hanno accompagnato per una vita intera e che – non senza presunzione – pensiamo continueranno a farlo sempre, o per sempre. Poi, accade qualcosa di inaspettato che ci fa temere non sia così e che ce le rende fragili, meno eterne, che ci scuote dal torpore dei rapporti consolidati e come schiaffo sul viso ci riporta verso una più realistica visione delle cose: nessuno è eterno.

Le parole non ancora pronunciate che siano pronunciate adesso, che gli abbracci dimenticati siano riesumati dall’anima e spediti al destinatario senza più attendere, che i sorrisi e i gesti gentili non siano rimandati oltre. Perché a non farlo potrebbe esserci un prezzo da pagare in quanto a rimpianti, e la vita ne è già fin troppo piena. Presuntuosi proprietari di un ricco castello stracolmo di idee e di progetti, in un batter d’occhio potremmo trovarci solitari abitanti di un rudere in balia del nulla, a versar lacrime sul mare di cose che avremmo potuto fare e mai abbiamo fatto… E allora, che l’Amore per chi ci ama non sia lasciato incustodito in nome di un presente che ci assorbe o del tempo che non basta mai, o sorgerà uno strano giorno che ci spingerà a maledire tutto quello che invece abbiamo perso dietro sciocchezze.

In queste giornate faticose, di cattive notizie e nell’attesa di tempi migliori, ho anche compreso una volta di più che c’è sempre del buono in ognuno di noi, anche nel peggiore, e che emerge quando meno te lo aspetti. E così accade che “un cattivo”, un individuo mal visto da tutti coloro che stanno dalla parte dei buoni, salvi la vita a qualcuno dimostrando altruismo, prontezza, coraggio, e poi se ne torni a casa con umiltà, senza neppure attendere ringraziamenti. Nell’ombra, per fortuna, vi sono ancora anime capaci di questo sebbene abbiano scelto una vita un po’ fuori dalle righe, ed io è a questo che voglio pensare anche se la cronaca altro mi racconta.

A volte, vedere il bicchiere mezzo pieno è terapeutico e necessario per non soccombere. E, per fortuna, grazie a piccoli miracoli quotidiani diviene addirittura semplice.

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Quante cose da fare, domani…

“Da domani”…

Sì, da domani: quante volte lo abbiamo detto, il nostro personale “da domani”? Dietro i vetri chiusi di prigioni senza sbarre, a mescolare lacrime, pioggia e progetti per il futuro. O davanti allo specchio di un passato deludente, con l’aspettativa di un futuro migliore… O, ancora, stilando una nuova lista di cose da fare o da non fare da ora in poi.

Domani. Guardare afflitte la bilancia alla domenica facendo il voto “da lunedì palestra”, per poi infrangerlo il martedì. Decidere di tagliare il cordone ombelicale di situazioni protettive, per imparare a camminare da soli, domani. Far pace con i nostri limiti, accrescere l’autostima, da domani. O ricominciare su tutta la linea, modificando il nostro atteggiamento nei confronti del mondo esterno per far sì che non sia così difficile aprirsi ad esso, da domani.

Ma… che fine ha fatto l’oggi? Quel prezioso tesoro che ci appare al mattino, filtrando dalle imposte chiuse e sviluppandosi attraverso quel pulviscolo argenteo che balla, nella scia di luce.

È così sollecito, l’oggi, che si impone con il trillo della sveglia, ti scuote sotto il getto prepotente della la doccia e ti si concede più morbidamente nell’aroma di un caffè macchiato, per poi smettere di ingentilire il suo buongiorno prendendoti per i capelli e costringendoti a esistere. A esistere adesso, oggi, non in quell’astratto domani che mai raggiungiamo del tutto. Oggi. Adesso.

Puoi abbracciare un’amica e rassicurarla sul tuo affetto immutato, oggi. Puoi far sì che la tendenza al sorriso sia la tua vera ed efficace cura di bellezza. Puoi organizzare la giornata e riorganizzarti la vita, oggi.

È così lontano e inconsistente il giorno dopo, che promettergli qualcosa equivale a fingere alimentando la pigrizia, con la mancanza di volontà tipica del rimandare a domani. E allora che il tramonto ci colga soddisfatti del presente, di quella giornata appena trascorsa, sorridenti e già dolcemente nostalgici mentre il sole si reca altrove.

Rivalutiamolo, l’oggi, questo forziere spalancato che trabocca di possibilità, moneta sonante in attesa d’essere spesa.

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