Susanna Trossero

scrittrice

Sognando di te, Amica lontana

Gustava Klimt, L'abbraccioIl silenzio accompagna quell’inevitabile lasciarsi andare notturno, quando solo il latrato di un cane lontano o una tortora insonne danno segni di vita.

Il pianeta è soltanto marciapiede sotto casa, lembo di cielo, palazzi del quartiere, e far parte di una piccola porzione di qualcosa, rende l’esterno rassicurante, e l’interno piacevole culla.

Il cuscino accarezza, le palpebre calano come minuscole saracinesche, lasciando tende e mobilio fuori dalla porta del sogno. Ed è là che d’improvviso ti incontro, amica lontana ma al cuore vicina. Nel silenzio di quel niente confuso, allarghi le braccia nella mia direzione, invitandomi a far parte di te. Nessuna parola, non un suono né ambiente o circostanze: nel sogno tu che mi accogli, io che raccolgo l’invito. Mi avvicino quel tanto che basta a lasciarmi abbracciare, mi avvolgi di te ed è in te che scopro anfratti e piccole valli in cui inserirmi: l’incavo del collo, la tua mascella e il volto tutto, braccia e busto… mi ci adagio pensando alla meraviglia di due tasselli di un puzzle che finalmente si uniscono senza forzare la congiunzione… Lo stesso colore, la forma adatta dell’uno che l’altro accoglie, l’unione che risolve.

Io e te, senza porci domande, senza spiegazioni da dare, telefonate non fatte, parole non dette, compleanni o Natali da passare lontane. Io e te in un abbraccio che ricorda un quadro di Klimt, composto di fiori e calore…

Nell’abbraccio – ciò che è stato spigolo, linea interrotta, groviglio – diventa di nuovo, come per miracolo, cerchio perfetto… (*)

Il mattino mi coglie impreparata a lasciare la tua stretta e la nostra antica perfezione, e già so che l’incanto si è dissolto nella giornata che avanza. Non ti chiamo per dirti di noi, e mi illudo che tu quel noi sia capace di sentirlo a distanza così come me, oltre il mare che ci separa, e i voli di uccelli migratori, e nuvole e cielo.

Nel tuo abbraccio lontano io ti sento vicina, ed è là che sta ogni mio momento difficile, ogni risata gioiosa, ogni amara riflessione da condividere con un’amica, ogni ricordo comune, progetto futuro, nostalgia del passato o soddisfazione del presente.

È alto, il sole, frenetiche le ore, il pensiero già altrove, i pezzi del nostro puzzle fra le lenzuola di un letto sfatto.

Buona giornata, Amica mia.

(*) Fabrizio Caramagna

Foto | Gustav Klimt [Public domain or Public domain], via Wikimedia Commons

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Che fatica genera, il dormire…

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Che fatica sognare di lasciare che un uomo qualunque poggi la testa sul tuo cuscino.

L’estraneo sulla soglia di casa è senza più sorrisi, e annega nel suo quotidiano melmoso: farlo entrare è esserne contagiati, plagiati e – nel sogno – il modo educato e il tono gentile trasforma in fatto naturale anche il lasciarlo stendere sul tuo letto.

Riposava, lo sconosciuto. Era stanco.

Poi però ho pensato ai suoi capelli poggiati là dove tu posi i tuoi e ho provato disgusto, un enorme senso di colpa. Lui non aveva suscitato in me alcuna emozione, eppure quei capelli sulla federa, sul tuo profumo, si sono in me trasformati in male, e la stanza si è affollata di sguardi maligni di estranei che ti avrebbero raccontato di un mio tradimento.

Sporca senza aver commesso alcuna mancanza, realizzavo con angoscia crescente che mai avrei potuto discolparmi, che non sarei stata creduta, e l’ansia di un sogno trasformatosi in incubo, finalmente mi ha svegliata. Tu eri accanto a me, il tuo corpo caldo nel sonno, il respiro pesante. Avrei voluto scusarmi e carezzare il tuo viso e il tuo cuscino, ma ti avrei disturbato.

Ti ho amato di più, in quella strana sensazione che l’incubo – una volta dissolto – lascia addosso.

Che stanchezza genera, il dormire.

Il nuovo giorno si affaccia da piccole fessure, con la realtà che solidale lo affianca danzando nel pulviscolo. Il sogno è oramai dimenticato.

Come va veloce, la clessidra… Tutta quella sabbiolina che scivola via portando con sé incontri, parole, vita vissuta e non vissuta, emozioni, sorrisi e lacrime, realtà o fantasia da scrivere.

Nel tempo mi evolvo, imparo, assimilo e mai mi pento, mentre la sabbia va e viene e il fato, distratto ma determinato, organizza le giornate.

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