Lo so: sono arretrata. Il mio telefono cellulare appartiene all’età della pietra, è un vecchio modello che non sorprende con belle foto e seppure potesse essere in grado di farne di brutte, non saprebbe a chi e come inviarle, visto che non è in grado di navigare su internet.
Il mio telefonino non ha il navigatore e non conosce altre maniere per indicarmi la via, all’estero risulta sempre fuori campo, non mi aggiorna sul meteo, non mi fornisce i nomi dei ristoranti né sa illuminarmi sui film in programmazione. Il mio telefonino, pensate, non sa neppure fare il caffè. Però pare indistruttibile, la batteria dura tre giorni, sa ricevere sms e/o telefonate, e mi permette di scriverne e farne.
Nella sala d’aspetto del medico chiacchiero con chi mi sta vicino, dalla parrucchiera leggo un libro che mi sono portata da casa, anche in treno lui sta chiuso nella borsa e io osservo gli altri, mi domando chi sono e cosa fanno, sorrido ai bimbi, guardo il paesaggio fuori dal finestrino. Il mio telefonino neppure racconta alle mie amiche – attraverso immagini in tempo reale – dei miei viaggi mentre io stessa li sto ancora vivendo: lo faccio io al mio rientro, appena posso, magari posto le foto via fb, certo, in fondo non sono del tutto arretrata e a qualcosa mi sono arresa.
Al cinema, prima che il film cominci, chiacchiero con chi è là con me o inauguro il mio mitico secchiello di pop corn, senza provare l’urgenza di comunicare su fb – naturalmente mediante il mio telefonino – che film sono andata a vedere. C’è tempo, posso sempre farlo più tardi, dal pc, a casa. A dirla tutta, mi sento un po’ sola perché gli altri – in ognuna di queste circostanze – guardano proprio lui, il loro telefono cellulare: gli sorridono, gli parlano, e armeggiano con foto da inviare, giochi e… app.
A proposito di ciò, qualche settimana fa leggendo la rivista Donna Moderna, ho letto una pubblicità dal titolo “Il dottore sullo Smartphone”. Se hai la febbre e vuoi monitorarla, ti aiuta un particolare termometro che si chiama Mythermo. Basta puntarlo a pochi centimetri dalla fronte e conosci la tua temperatura, grazie a un sensore a infrarossi che la invia al tuo smartphone. A te non resterà che consultarlo.
Scusate ma… il caro vecchio termometro non salterebbe un passaggio?
E ancora: “Il bagnino da polso”. Se il vostro bimbo si spinge in acque troppo alte e non sa nuotare, il suo braccialetto chiamato Swinbande vi manderà subito un sms sullo smartphone. Tranquille, funziona fino a 30 metri. Ma se invece lo teneste d’occhio personalmente, così come le mamme o i papà hanno sempre fatto? E ancora: se i metri diventassero 31?
Per finire, ciliegina sulla torta: arriva l’app che ci aiuta a capire come ci sentiamo. Si chiama Pro Mood e ci insegna ad avere un rapporto più intimo con il nostro cellulare. Grazie a lui infatti, scopriamo che cosa ci rende tristi o felici. Ogni giorno, ci arriva via sms la domanda “come stai?” e noi rispondiamo attraverso simboli e test che ci vengono via via proposti. In seguito, saprà fornirci le risposte che cerchiamo, soddisfacendo il nostro “bisogno ancestrale di comprenderci nel profondo”, così cita l’articolo. Insomma, il telefonino diventerà il nostro coach.
Scusate il mio non stare al passo con i tempi, in realtà è sempre stato un mio limite, ma, in tutta onestà, ditemi: è davvero di questo che avevamo bisogno?
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