Susanna Trossero

scrittrice

Il miraggio dell’airone

on 16 Maggio 2012

Il cielo era turchino oggi e, anche se il maestrale dava segni di nervosismo,  oramai si può dire senza pericolo di smentita che la primavera è arrivata. Ma non solo lei. Qualcosa di strano sta accadendo da tempo su questi cieli romani e sebbene questo qualcosa ci lasci un po’ tutti ammaliati, ritengo non abbia un bel significato.

È cominciata con l’apparizione improvvisa di numerosi pappagalli d’un meraviglioso e brillante verde smeraldo; si muovevano in gruppo svolazzando di albero in albero già qualche mese fa, addirittura durante l’inaspettata nevicata. Sono stati fotografati in vari punti della città  lasciandoci tutti di stucco, con il naso all’insù, e si è pensato a qualche voliera dimenticata aperta. Magari, in seguito, i fuggiaschi hanno messo su famiglia riproducendosi anche in un ambiente non loro, ed ecco perché sono così tanti. Forse. Grande spirito di adattamento?

Poi, qualche settimana fa, qui nel mio quartiere di periferia, tra i passerotti che becchettavano in un’ampia aiuola, è atterrato un uccello trampoliere. Grande, bianco candido, le zampe lunghe e sottili come quelle dei fenicotteri, o degli aironi. Mi sono fermata a guardarlo e si muoveva un poco intimidito: pareva uno di quegli anziani che passeggiano sulla piazza, le mani dietro la schiena, con la testa piena di ricordi e l’aria spaesata dal presente. Lentamente e guardandosi attorno, tentava di fare amicizia con corvi e passerotti, ma invano: quelli se ne andavano di corsa, vuoi perché disturbati nella loro normalità da un intruso, vuoi per la “stazza” che forse li impauriva. E lui, il trampoliere, aveva l’aria di rimanerci un po’ male poverino.

Un amico mi ha fatto notare il parallelo tra un anziano che passeggia ricordando un mondo che non c’è più, e quell’uccello che non sa più dov’è, il suo mondo. Tutto oramai è inadatto a tutti, uccelli e anziani compresi.

Immobile, ho osservato il grande volatile e continuavo a vederci  l’uomo segnato dalle rughe, solitario e malinconico, con il panciotto, l’orologio da tasca, e il cappello. Cercavano amici, il trampoliere della realtà e l’anziano della mia fantasia, cercavano i luoghi in cui erano stati bene, senza più trovarli. È cambiato tutto. Nessuno dei due ritroverà ciò che ricorda, ciò che ha lasciato; il loro habitat naturale è scomparso, ogni cosa si è modificata in fretta e non è detto che sia per questo migliorata.

Non l’ho più visto, quel grande bianco trampoliere, ma spesso mi chiedo da dove è arrivato, così solitario, quanto è stato faticoso il suo volo, e se mai è riuscito a ritrovare i suoi simili dopo aver perduto la strada tratto in inganno forse da un flusso d’aria calda… Un miraggio.

E, oggi, un tucano. Sì, un tucano tra i platani romani. Ci è rimasto un po’, a dondolare sospinto dal vento che quasi con violenza si insinuava tra le fronde. Poi se n’è andato, lasciandomi addosso quell’inquietudine da film catastrofico. Che sta succedendo all’ecosistema del pianeta?


2 Responses to “Il miraggio dell’airone”

  1. Git ha detto:

    ¡ Tucano en Roma! , ¿Qué estamos haciendo?……………………………
    Creo que si hay un lugar en el mundo donde la especie humana es inseparable del paisaje , ése es el Mediterráneo y su cuenca, convirtiéndose en un enjambre humano; como tantos otros lugares de nuestra tierra tan azotada por el hombre robótico y hambriento de ser el superpoderoso en el que nos quieren transformar.Todas éstas conductas futuristas faltantes de cuidados ocacionan los tan conocidos problemas ambientales perjudicando seriamente los ecosistemas terrestres  transformado la vida apacible de  animales y plantas en un verdadero KAOS.

    Encontrándome a 14.000 km de distancia del otro lado del globo terráqueo,” Argentina” puedo contarles que acá las cosas no son tan diferentes,se notan los cambios como la desorientación  en los animales,por ejemplo los guanacos y vicuñas aparecen en la selva siendo que habitan  en el norte andino, elefantes marinos y focas misteriosamente nos sorprenden en las costas del Río de la Plata,cóndores fuera de la Cordillera de los Andes se ven suspendidos flotando en el aire en parajes remotos de la llanura pampeana y mis tan queridos pinguinos antárticos buscando sus hielos en las costas de Mar del Plata; ( kaos,locura y misterio ), lo hacen todo por sobrevivir.Entonces vuelvo a cuestionarme ¿ qué estamos haciendo?
    Para que nuestro bendito planeta no muera ni agonice y resista creo que debemos exigir políticas de protección, ,si bien  es alentador que el interés por la ecología se ha generalizado,un cambio en la conciencia individual y colectiva deben traducirse en hechos reales,concretos y serios.

    Yo solo quiero salir a caminar en una mañana celeste y endulzar mis oídos con el canto de un jilguero,despertarme al amanecer seducida por la melodía de los zorzales,pasear por el parque y sorprenderme una y mil veces más por un colibrí que magicamente flota en el aire acariciandolo; ¿ es mucho pedir?…, creo que solo de ésta forma  podremos mirar el futuro con un corazón más esperanzado.

    • susannatrossero ha detto:

      Git dà una lucida analisi di altri luoghi del mondo in cui tutto sta cambiando, e non in bene purtroppo. Coclude in maniera suggestiva che voglio tradurvi ringraziandola per l’interessante contributo:
      “Voglio solo andare a fare una passeggiata in una mattina turchina e addolcire le mie orecchie con il canto di un cardellino, voglio svegliarmi all’alba sedotta dalla melodia dei tordi, passeggiare nel parco e sorprendermi una e mille volte di più per un colibrì che galleggia magicamente nell’aria. è  chiedere troppo?
      … Penso che solo così possiamo guardare al futuro con un cuore  più speranzoso.”

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