Susanna Trossero

scrittrice

Nella tana dell’orco. Intervista all’autrice Susanna Trossero

on 9 Ottobre 2008

Come ti è venuta l’idea di scrivere questi racconti?
I racconti che compongono la raccolta sono quattro, e tre di questi hanno una storia tutta loro. In breve, il primo (che dà il titolo al libro) nasce come sceneggiatura per un fumetto di Dylan Dog. Fu per me un esperimento divertente, che inviai a Sergio Bonelli quasi per gioco, ma fu proprio questo mitico editore (chi non lo conosce? Basta pensare a Tex!) ad esortarmi a trasformare la sceneggiatura in racconto, giudicandolo adatto più ad un libro che ad un fumetto. Da allora è rimasto tra noi un saltuario e gradito scambio di brevi lettere (le care vecchie lettere oggi in disuso…) ed è stato un onore per me inviargli – pochi giorni fa – una copia del mio libro.

Il secondo racconto, Il Dio degli alberi, nasce da un inquietante pensiero: l’uomo sta distruggendo la natura, e questo è un dato di fatto, ma se la natura volesse difendersi, quali strumenti potrebbe utilizzare allo scopo? A conti fatti, forse, la sua “vendetta” è già cominciata; la storia infatti – con uno stile surreale che è presente in tutto il libro – racconta di come paradossalmente sia proprio lui, l’uomo, a fornirle le armi necessarie ad estinguere se stesso.
Il terzo racconto, Il fiore, mi è stato ispirato da una pianista gallese amante dei fiori e delle piante, che ho conosciuto in Sardegna e che realmente sognava di rubare un’orchidea rara esposta in una gioielleria di Porto Cervo. La trovai un’idea a dir poco intrigante!
Gli scarafaggi, invece, quarto ed ultimo racconto, non ha una sua storia ma è stato creato proprio per concludere – in modo un po’ cruento – la raccolta, evidenziando in modo volutamente esasperato l’inferiorità dell’uomo-figlio nei confronti di madre-natura.
Della natura si parla tutti i giorni, io ho voluto farlo in modo – spero – originale, insolito forse, con un monito presente tra le righe.

A te piacciono molto i racconti: molto spesso, invece, non vengono letti (e nemmeno pubblicati) perché si preferiscono i romanzi. Ci dici la tua in merito?
Io amo sia scrivere che leggere i racconti, e non saprei dire perché vengano considerati più vendibili i romanzi. I più grandi scrittori, infatti, hanno pubblicato racconti degni di nota: Calvino, Conrad, Kipling, l’elenco è lungo. Ma credo che il modo più efficace per me di spiegare perché il racconto si riveli spesso superiore al romanzo – in un’epoca in cui pare sia di moda dire “non ho più tempo per leggere” – sia quello di far mie le parole di Edgar Allan Poe che nel 1842 ha detto:

“Le occupazioni quotidiane che intervengono durante le pause della lettura di un libro, ne modificano annullano o minano le impressioni. Nel racconto breve invece, l’animo di chi legge è sotto il controllo dello scrittore. Non vi sono influssi interni o esterni derivanti da stanchezza o interruzione.”

A ottobre pubblicherai con la Graphe.it una raccolta di racconti erotici: ci dai qualche anticipazione?
Se scrivere Nella tana dell’orco è stato per me divertente e intrigante, scrivere la raccolta Lame & Affini è stato appassionante e coinvolgente. Raccontare delle debolezze umane, del “difetto d’essere” – per citare una frase di Sartre – o della nostra inadeguatezza al cospetto delle passioni, ti induce a sperare che chiunque legga, nell’intimo, ci possa trovare qualcosa che conosca, anche se solo in parte, o che riconosca una sensazione provata, desiderata o rifiutata.
Le passioni forti spesso sono considerate l’inferno. E qualcuno ha detto che se conosci l’inferno e lo accetti, poi lo eviti finalmente consapevole dell’esistenza del paradiso. Io però aggiungo, nei racconti di Lame & Affini, che le scariche di adrenalina più forti è spesso l’inferno a dartele, e i miei personaggi raccontano di quanto le malìe dei sensi o le cosidette “azioni amorali” spesso siano più reali della purezza. Avete mai letto la poesia Il vampiro di Baudelaire?

Tratto da GraphoMania


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