Susanna Trossero

scrittrice

A te

Orchidea

Totale apatia, mente che galleggia in un piccolo spazio adatto solo a non fare null’altro che oziare. Gommapiuma che avvolge, insonorizza, in un piacere dapprima indolente che poi si trasforma in isolamento al quale arrendersi. Stanchezza. Dello spirito e del cuore, degli arti che divengono legnosi e indolenti. Mi sento un panno steso al sole, strattonato dal vento, irrigidito dall’aria che asciuga inaridendo. Un altro membro della famiglia che se ne va, ennesima mutilazione, radice che si strappa divenendo ricordo indelebile, ora orchidea sul cemento fresco.

Rivederti e quasi non riconoscerti, accarezzarti e sentire quell’oscura trasformazione che rende il viso un blocco di cera. L’immobilità, il tacere delle tue vene, le narici mute che raccontano e preparano all’assenza. Che presuntuosi siamo stati, a credere nell’immortalità tua e di tutti noi. E qui, al cospetto del tuo improvviso e inaspettato andar via, sgomenti ci rendiamo conto che nessuno di noi ti ha mai visto perdere le staffe.

Eri sorriso e gentilezza, ora sei involucro vuoto, qualcosa che solo giorni prima è stato abbraccio e calore, e che adesso si consumerà circondato da legno pregiato. C’eravamo tutti, e nessuno di noi era là per sbrigare una formalità. In un silenzio composto abbiamo ingoiato sale e lacrime, per poi provare quell’inarrestabile e colpevole piacere del rivedersi, tra vivi, dopo tanto, ad un funerale.

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