Susanna Trossero

scrittrice

Raffaella Carrà, regina della TV

In questi giorni si è tanto parlato di Raffaella Carrà, del suo successo, della sua carriera, della sua riservatezza e del suo impegno sociale. Foto, video, parole commosse, frasi d’addio e di cordoglio.

Ho letto, ascoltato, osservato ma in silenzio. Non ho fatto parte della massa non perché volessi distinguermi o sciocchezze simili, ma perché stavo riflettendo sulle meteore d’oggi e sulle regine della TV di un tempo che restano regine per sempre.

Mentirei se dicessi che ricorderò la Carrà per i suoi gesti d’altruismo, per la sua generosità o l’impegno civile. Questo suo lato in realtà era il meno visibile, mai ostentato o declamato per ottenere consensi. Quindi, senza le fanfare a cui siamo abituati, non ne sapremo mai abbastanza e ciò basterebbe a rendere questa donna degna di grande stima. Per esempio, soltanto ieri una donna argentina mi ha detto di quanto – lontano dai riflettori – Raffaella Carrà in quel paese fece per le donne vittime di maltrattamenti.

Io, come tanti insieme a me, non saprò mai abbastanza di questo suo lato nobile.

Sono altri, i miei ricordi. Nel 1970, in un televisore acquistato a rate, la vidi per la prima volta ballare nel programma “Io, Agata e tu” di Nino Ferrer. Fummo tutti colpiti da quell’ombelico scoperto e mostrato al pubblico con naturalezza. Qualcuno gridò allo scandalo, mio padre ne fu ammirato, mia madre imbarazzata perché “non è mica in spiaggia però!”. Io, bambina di 9 anni, fui affascinata da tanto coraggio. Perché diciamocelo, nel 1970 un ombelico mostrato in TV senza che ci fosse un costume da bagno a giustificarlo o la scena di un film, faceva un certo effetto! Alle gambe eravamo abituati, alle scollature anche, ma…

Ho questa immagine in bianco e nero di lei, come una foto impressa nella memoria. E, da quel momento, la giovane Raffaella divenne parte della famiglia perchè in ogni famiglia – e non solo italiana – si fece largo crescendo e guardandoci crescere .

Riservata, educata, garbata: una stella della TV sempre lucente a dispetto degli anni e delle rughe che non ha mai nascosto.

Ecco, ciò che vorrei dire è che è stata una vera Signora e se n’è andata con lo stesso garbo che le ammiravo.

Possiamo storcere il naso davanti alla televisione, tenercene lontani e preferire un buon libro. Ma certi miti li abbiamo avuti tutti e lei era uno di questi.

Ciao Raffa…

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A chi mancherà il 2013?

A chi mancherà il 2013?

L’Epifania ogni festa si porta via… e c’è chi ha detto “era ora” o chi invece già rimpiange l’aver avuto l’occasione per riunirsi con amici e parenti. Ora c’è la dieta, il ritorno alla “normalità”, o il lasciarsi il vecchio anno alle spalle nella speranza di averne ricevuto in dono uno migliore. Mancherà a qualcuno, il 2013?

Io, del vecchio anno, voglio ricordare gli affetti più grandi che proseguono il loro cammino con me facendomi sentire al caldo, ma anche la nascita del mio romanzo Adele, nel gennaio scorso. Ho appena saputo che è stato menzionato in un testo scientifico di prossima pubblicazione, un regalo del nuovo anno e una soddisfazione non da poco! Tra i bei momenti del 2013 c’è anche la recensione più che positiva dell’Almanacco della Scienza del Centro Nazionale di Ricerca, ma degne di un ricordo incancellabile sono anche tutte quelle associazioni culturali che hanno accolto questo mio sesto libro e mi hanno ospitata per parlarne. Voglio ricordare anche la mia partecipazione al laboratorio di scrittura creativa della Rai, un corso durato ben quattro mesi durante il quale ho conosciuto persone deliziose che spero di non perdere per strada. E voglio ricordare il mio incantevole viaggio in Argentina, di cui ho scritto su GraphoMania, viaggio che mi ha anche fatto incontrare persone adorabili. Oppure l’invito di tv2000, che mi ha ospitata più volte per parlare di scrittura e della bellezza delle lettere, o quello di Rete Oro, e il seminario di scrittura che ho tenuto gratuitamente a Roma, che mi ha fatto conoscere allieve di grande talento. Voglio inoltre ricordare il piacere provato quando la rivista internazionale Writers Magazine ha pubblicato alcuni miei articoli.

E restano con me i volti, i sorrisi, gli abbracci, i libri letti, regalati o ricevuti…

Non so se dimentico qualcosa di questo vecchio anno appena volato via, ma so che mi porto tutto dentro e che quel tutto può far sì che il brutto o lo sgradevole in cui posso essermi imbattuta – come tutti – venga accantonato. Auguro lo stesso a voi, perché l’arte di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno vi accompagni nel quotidiano. Ricordate: il bello deve ancora venire!

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Oltre la porta di casa

Perito Moreno

Piove sulle margheritine appena nate, in una mescolanza di primavera alle porte e di inverno che non ci vuole lasciare, mentre il viaggio appena compiuto si trasforma velocemente in ricordo e in fotografie da mostrare agli amici. Visitare l’Argentina, paese avvolto dall’atmosfera di fine estate, è stato emozionante così come sempre lo è sentirsi protagonisti di un documentario: la barca che va lenta tra gli iceberg che bianchi non sono, no, ma d’un azzurro sorprendente che regala striature al candore. E i leoni marini, che emettono versi poco rassicuranti strofinandosi tra loro e sfidandosi a colpi di muso, lucenti e bagnati. I pinguini, che contrariati dalla nostra presenza si mettono di spalle rispetto a noi per non farsi fotografare. Altri, meno dispettosi, si tuffano nell’acqua gelida ignorandoci, compiendo quei buffi passetti veloci che tante volte ho visto in tv. E che dire di quel momento emozionante in cui veniamo esortati a stare in silenzio, la barca si ferma, il motore si spegne e, a pochi metri, una grande coda poi più niente, poi un altro movimento ed ecco una piccola porzione di dorso, e poi di nuovo il fianco con quella inequivocabile macchia bianca sul nero brillante: un’orca, vicinissima a noi, ci sorprende levando il respiro ma – schiva e riservata – non ci dà il tempo di scattare una foto. Una brevissima apparizione, poi si inabissa nelle acque gelide e la barca riprende il cammino costeggiando il Cile, anch’esso a pochi metri da noi. O che dire del Perito Moreno, ghiacciaio incredibilmente maestoso che lascia andare di continuo iceberg che spesso arrivano ad esser grandi quanto interi palazzi, in un boato che si conclude tra schizzi e movimento d’acqua. Il volo in Piper sulle Ande, la Patagonia, la Tierra del Fuego, Ushuaia, la città più a sud del mondo dal cui porto partono le spedizioni per l’Antartide. Ma anche Buenos Aires, metropoli inquietante e pericolosa, chiassosa in settimana quanto placida e addormentata alla domenica…

Il viaggio è stupore, arricchimento, emozione, conoscenza. Ma non solo di luoghi, che siano vicini o lontani da noi non importa: anche di persone che completano l’andare oltre la porta di casa, e che si raccontano mostrandoci la diversità più vera e le insospettabili somiglianze. Ho conosciuto Irene, una tour operator che ci ha aperto la porta di luoghi incantevoli con consigli e “dritte” per una scoperta più completa, e con la quale sono rimasta in contatto; Rene Trossero (tanti sono i Trossero in quel paese), un grande scrittore argentino (44 libri e 41 tascabili) che ci ha aperto invece la porta della sua casa accogliendomi con il calore di un vecchio amico; il pilota Octavio, simpaticissimo amante dei voli in Piper, che ci ha mostrato concretamente la differenza tra un volo di linea e una escursione su un aereo da turismo dicendo fiero “Questo è il vero volo, questo è il vero sentire”; Graciela e la sua meravigliosa famiglia, che mi ha fatto scoprire di farne parte grazie ad un lontano zio in comune (sorprese della vita!); la troupe televisiva di Viajes y Paseos, che ci ha coinvolti nelle riprese di un documentario… Tutti loro stanno adesso leggendo il mio Adele e fanno parte del viaggio che, anche grazie all’affettuoso apporto elargito a piene mani a questa italiana assetata di nuovo, diviene più completo.

Vi saluto invitandovi dunque al viaggio, che non è necessariamente da compiersi raggiungendo l’altra parte del mondo, no: il viaggio è movimento, è nuova dimensione, è osservare con occhi nuovi, è esser curiosi, e tutto ciò lo si può fare anche visitando il piccolo borgo non lontano da casa o passeggiando in un prato che ancora non avevamo calpestato. E parlando con la gente. Fatelo, e sarete ogni giorno persone nuove!

Terra del fuoco

 

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I sogni di un bambino

Si dice che l’arrivo dell’autunno porti malinconia, una struggente aria nostalgica che impregna le giornate mentre le temperature cominciano lentamente a calare. Il mio cuore invece, in questo settembre che se ne va, è avvolto da atmosfere primaverili grazie a tante dolci sorprese che mi piovono addosso, e per le quali mai aprirei un ombrello!

Ieri per esempio, ho ricevuto un pacchetto da un paese che si trova in provincia di Buenos Aires, il cui contenuto mi ha lasciato senza parole: trentuno letterine di una scolaresca argentina composta di sole bambine, le quali mi chiedevano in dono un racconto per bimbi e mi rendevano partecipe dei loro desideri, compreso quello di conoscermi personalmente…

Una dolcezza infinita si è riversata sul mio divano sommerso di fogli, disegni, mani di carta e tanti tanti “io vorrei”: chi sogna di diventare una grande sportiva, chi un avvocato, chi un poliziotto, chi vorrebbe un violino, chi un pianoforte, chi semplicemente un computer, e chi immagina la sua vita da adulta accanto a poveri e infermi, nella speranza di dar loro sollievo.

Altri desideri mi hanno stretto il cuore in una morsa, ma non li citerò per rispetto del loro difficile privato di bambine…

Mi hanno disegnata come principessa, mi hanno definita “importante scrittrice” e, nella loro meravigliosa ingenuità, mi hanno dato grandi e indimenticabili emozioni. Risponderò loro al più presto, scriverò un racconto per bambini nella loro lingua e custodirò quei piccoli tesori vergati a mano e incorniciati da cuori e farfalle; elenchi di tenere richieste che riporrò in un luogo in cui possano stare bene in vista, per non dimenticare mai l’importanza dei desideri di bambino e per sperare che anche in circostanze sfavorevoli come quelle in cui si trova l’Argentina, possano un giorno realizzarsi tutti.

Grazie bambini di San Vicente, non saprete mai quanto è grande il regalo che mi avete fatto…

Vostra Susanna

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Raccontare in lingua spagnola

Susanna Trossero, Ladrones de vidasCiao amici miei, oggi desidero condividere con voi una novità che mi riguarda e che mi rende davvero felice: il mio eBook Ladri di vita, edito dalla Graphe.it , è stato tradotto in lingua spagnola e pubblicato con il titolo di Ladrones de vidas!

Da tempo provenivano numerose richieste in tal senso dall’Argentina, sulle pagine di Facebook è stato addirittura fondato un gruppo che si chiama Queremos los libros de Susanna Trossero en español e che conta più di quattrocento iscritti, ma anche in Spagna, a Madrid, mostravano curiosità nei confronti del mio scrivere, e allora… si parte!

Un “viaggio” davvero inaspettato e tanto emozionante compiuto da una mia storia che spero tanto sia solo la prima, ma se anche fosse l’unica io ne sarei comunque soddisfatta: un piccolo grande traguardo che alimenta la fantasia dando nuovo vigore alla mia penna, e che mi fa dire un grazie sincero: grazie a tutti coloro che dopo anni continuano a leggermi, grazie a chi si aggiunge al gruppo dei lettori affezionati giorno dopo giorno, e grazie alla fantastica casa editrice che continua a credere in me e che mi sta accompagnando dal 2007!

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