Susanna Trossero

scrittrice

La logica del male

La logica del male

La pioggia che batte martellante sui vetri, il vento che l’accompagna strattonando le poche foglie rimaste sugli alberi, la terra fradicia che si trasforma in fango, l’aria profumata d’inverno, e un libro. Ma non un libro qualunque, no: una storia che ti assorbe, che ti cattura in reti annodate da strane logiche in grado di imprigionarti, e tu – pesce fuor d’acqua – boccheggi domandandoti se quella logica così ben costruita potrebbe diventare la tua…

“Tu mi accusi di cattiveria, ma ti sbagli. Vedi – e assumeva la pedante tolleranza d’uno che cerchi di convertire l’altro alla sua causa – la cattiveria, se proprio vuoi chiamarla a questo modo, non ha come scopo in sé il male altrui, piuttosto il nostro godimento. Per esempio, come senso della nostra potenza, o come sentimento di vendetta, o come una più forte eccitazione nervosa; e non sono io a dirlo, lo ha scritto proprio Nietzsche. Riflettici, ti prego: se in genere si ammette come morale la legittima difesa, allora si devono ammettere come legittime e morali anche tutte le manifestazioni del cosiddetto egoismo immorale, mi segui?”

Non lo seguivo, per la verità: ero frastornato, turbato, intimorito – è la parola- da quel suo sguardo lucido e febbrile.

“Insomma – continuò – fare il male intenzionalmente, quando si tratta della nostra esistenza o sicurezza, viene concesso come morale, no? Ma allora non ci può essere immoralità quando si compie un male non intenzionale. Perché si sa mai pienamente, forse, come faccia male a un altro un nostro atto? Nel compiere il male come semplice cattiveria, come tu la chiami, il grado del dolore prodotto ci è in ogni caso ignoto: ma in quanto in quest’azione c’è piacere, il fatto avviene per conservare il nostro benessere e quindi, sotto un certo aspetto, rientra in un ambito assai simile a quello della legittima difesa.”

Michele Prisco, Gli ermellini neri, Edizioni Bur

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