Parliamo parliamo parliamo, ma ogni giorno inventiamo nuove sfumature per non farci capire o di nuove ne incontriamo che ci fanno pensare “costui parla un’altra lingua…” Per Voltaire l’incomprensione dà luogo alla filosofia, poiché sosteneva che è di questo che si tratta quando qualcuno non comprende le parole del suo interlocutore e lo stesso non sa cosa sta dicendo. Buffa interpretazione per noi, punto di vista più che serio per lui (che avesse ragione?).
Il potere della parola è di gran lunga inferiore al potere della comprensione, ma l’equo scambio di tale merce pare spesso perduto o dimenticato, annegato nell’egocentrismo che tutti noi – ammettiamolo – possediamo. Però cerchiamo di tradurre altri linguaggi, e ce ne vantiamo perché ogni scoperta significa intelligenza e apertura; così, mentre le coppie si dividono per mancanza di dialogo, genitori e figli non trovano punti d’incontro attraverso le parole, interi paesi si preparano all’odio perché incapaci di comunicare senza prevaricazioni, ci sono allevatori che sostengono di riuscire a capire perfettamente cosa dicono le galline. Allo scopo, negli Stati Uniti si è creato un software in grado di tradurre i versi delle galline in un linguaggio comprensibile per l’uomo. Senza dubbio interessante, tuttavia propenderei per un marchingegno in grado di avvicinare gli uomini e aiutarli a comprendersi l’un l’altro, cosa che al momento – e in maniera del tutto naturale – appare come un’ardua impresa.
Secondo un proverbio cinese, Dio ci ha dato due orecchie ed una sola bocca per ascoltare almeno il doppio di ciò che diciamo, e la stessa cosa affermano i danesi e Talete, mentre Pasolini sosteneva che la morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi.
Interessante l’aforisma di Elbert Hubbard: Chi non comprende il tuo silenzio probabilmente non capirà nemmeno le tue parole.
Già, il silenzio. Ma questa è un’altra storia…