Avete anche voi l’impressione che la primavera sia già nell’aria? Lo so lo so, siamo a gennaio, mancano quasi due mesi ma sto notando le giornate che pian piano cominciano ad allungarsi. E quando il cielo è terso così come quello che oggi si poggia sui tetti romani, quando la luce accarezza le piante della mia terrazza senza farle rabbrividire, ebbene io il profumo della primavera lo sento eccome!
In fondo è la stagione che preferisco, ma durando oramai meno di un battito di ciglia, la cerco nelle altre: vi assicuro che la trovo, in fondo basta volerlo.
Però siamo nel bel mezzo dell’inverno e oggi, domenica 21 gennaio, è la Giornata Mondiale degli Abbracci, nata nel 1986 dall’idea di un reverendo americano che desiderava combattere proprio la tristezza invernale. In realtà non a tutti piace essere abbracciati, infatti il promotore dell’iniziativa (Kevin Zaborney) ha spesso invitato coloro che intendevano sposarla a chiedere sempre il permesso prima di abbracciare le persone, poiché un gesto accogliente potrebbe essere vissuto anche come invadente.
Sapete che – piacevole o no – ci sono studi che hanno rivelato i benefici di un abbraccio non solo sulla mente ma anche sul corpo? Sembra rafforzi il sistema immunitario, per esempio, e allora usiamo gli abbracci per tentare di allontanare almeno i mali di stagione no?
Scherzi a parte, oggi voglio abbracciare altri due testimoni del mio libro:
Patrizia, il cui racconto mi ha commossa ed è quello che dà inizio alla raccolta di voci… «Non passa, non è come quando hai mangiato male e il tuo stomaco si ribella allo stravizio del giorno prima, no. Quel tipo di dolore si irradia più verso il fondo del tuo corpo».
Un grande abbraccio quindi a Patrizia, che ha reimparato a sorridere ma che custodisce nel cuore ferite il cui dolore è forse oggi muto ma indimenticato.
E un abbraccio va al giovanissimo Matteo, il quale convive allo stesso modo di Patrizia con una ferita dell’anima che speriamo il tempo aiuterà a lenire: «Ritorni alla vita reale con un qualcosa dentro al cuore che provoca mancanza, e una delusione in più nell’anima».
Via via che presento i testimoni de Il male d’amore – Graphe.it – rifletto ancor di più sul fatto che ogni volto incontrato per strada contiene una storia… Come dico sempre durante i miei corsi di scrittura, siamo tutti circondati di racconti, di storie straordinarie che ci camminano accanto nell’ordinario del quotidiano, e val la pena conoscerle, ascoltarle. Sono onorata di essere stata depositaria di alcune di queste e di avere avuto uno strumento per farvele conoscere: un libro.
A proposito di ciò, anche oggi è stato pubblicato un pezzo che parla di questo: stavolta devo ringraziare InterZona, portale di letteratura, musica, arte, costume e società per il bellissimo articolo che mi ha dedicato.
A domani!