Eppure ci sono momenti in cui un libro non serve perché la poesia è là, scritta nell’aria, e si lascia leggere nelle piccole magie di circostanze uniche e inimitabili, benché “normali” nel loro quotidiano manifestarsi.
Momenti come questo, in cui la laguna ha il colore dell’immobilità, al tramonto, mentre la natura mai è stata meno immobile, sullo specchio d’acqua, gli uccelli trampolieri spiano i cerchi disegnati dai pesci, non disdegnando un assaggio nell’ora dell’aperitivo. E, in lontananza, le dune di sabbia maestose e candide come cime innevate, placide ascoltano la sinfonia di un libeccio che via via si placa, senza però portar via con sé la calura estiva; non lascerà l’isola tanto presto.
Sull’auto che si avvia tra questi versi naturali che si traducono in immagini, provo una strana e delicata emozione, qualcosa di vagamente struggente che taluni chiamano “mal di Sardegna”.