“Da domani”…
Sì, da domani: quante volte lo abbiamo detto, il nostro personale “da domani”? Dietro i vetri chiusi di prigioni senza sbarre, a mescolare lacrime, pioggia e progetti per il futuro. O davanti allo specchio di un passato deludente, con l’aspettativa di un futuro migliore… O, ancora, stilando una nuova lista di cose da fare o da non fare da ora in poi.
Domani. Guardare afflitte la bilancia alla domenica facendo il voto “da lunedì palestra”, per poi infrangerlo il martedì. Decidere di tagliare il cordone ombelicale di situazioni protettive, per imparare a camminare da soli, domani. Far pace con i nostri limiti, accrescere l’autostima, da domani. O ricominciare su tutta la linea, modificando il nostro atteggiamento nei confronti del mondo esterno per far sì che non sia così difficile aprirsi ad esso, da domani.
Ma… che fine ha fatto l’oggi? Quel prezioso tesoro che ci appare al mattino, filtrando dalle imposte chiuse e sviluppandosi attraverso quel pulviscolo argenteo che balla, nella scia di luce.
È così sollecito, l’oggi, che si impone con il trillo della sveglia, ti scuote sotto il getto prepotente della la doccia e ti si concede più morbidamente nell’aroma di un caffè macchiato, per poi smettere di ingentilire il suo buongiorno prendendoti per i capelli e costringendoti a esistere. A esistere adesso, oggi, non in quell’astratto domani che mai raggiungiamo del tutto. Oggi. Adesso.
Puoi abbracciare un’amica e rassicurarla sul tuo affetto immutato, oggi. Puoi far sì che la tendenza al sorriso sia la tua vera ed efficace cura di bellezza. Puoi organizzare la giornata e riorganizzarti la vita, oggi.
È così lontano e inconsistente il giorno dopo, che promettergli qualcosa equivale a fingere alimentando la pigrizia, con la mancanza di volontà tipica del rimandare a domani. E allora che il tramonto ci colga soddisfatti del presente, di quella giornata appena trascorsa, sorridenti e già dolcemente nostalgici mentre il sole si reca altrove.
Rivalutiamolo, l’oggi, questo forziere spalancato che trabocca di possibilità, moneta sonante in attesa d’essere spesa.