A chi non conosce il rapimento, a chi lo teme, a chi lo evita e per questo vive a metà…
“Pensate che sia un turbamento da poco, per una persona completamente in sé, sentirsi rapire l’anima, e anche il corpo, come capita ad alcune, senza sapere dove vada o chi la rapisce o per quale motivo?” (Teresa d’Avila, Il castello interiore)
Perché la vita è un viaggio in cui abbeverarsi sperando in acque limpide e incontrando quelle torbide, accettando oasi di fresche sorgenti e paludi fangose che si alternano… Un viaggio da compiere spesso ubriachi di sensazioni e mai annientati dal tedio, sebbene la stanchezza sia naturale difesa al “troppo”. Ma che differenza c’è mai tra la stanchezza e il tedio?
Forse, con la stanchezza, desideri il tedio. Ma con il tedio non desideri più. E allora è meglio l’adrenalina dell’indolenza? Il rischio, il mettersi in gioco, o la tranquillità del non-vissuto da rimpiangere?