Ed eccoci alla mattina di sabato 24 ottobre, terza puntata del nostro mini-tour in Sardegna. La giornata è iniziata a Carbonia, negli studi televisivi di canale 40, dove ho registrato un’intervista da mandare in onda nel telegiornale dello stesso giorno. Poi, di corsa insieme a Sandro Ghiani, all’appuntamento delle 11 con gli studenti dei trienni di due licei, l’Amaldi e il Gramsci, per parlare con loro del nostro libro. L’Aula Magna offriva duecentocinquanta posti a sedere e pensate che tante altre persone erano sedute per terra o sulla gradinata! Un fiume in piena di ragazzi che ci hanno accolto con grande calore e che hanno mostrato di divertirsi un mondo durante il monologo comico di Sandro, di certo non parchi di applausi e di vivaci cori di risate. Poi, tutto è sfumato, in sala è calato un silenzio attento (e voi tutti di certo sapete che far tacere circa trecento ragazzi non è impresa facile…) e si è parlato del nostro L’angelo della porta accanto insieme alla nostra relatrice Loriana Pitzalis, organizzatrice dell’evento. Sono intervenuti alcuni insegnanti, e anche i ragazzi – seppur inizialmente restii e imbarazzati – hanno detto la loro al microfono, mostrando interesse per la scrittura e rivelando i loro sogni nel cassetto, custoditi accanto a manoscritti!
È stata per me una delle più belle presentazioni, poiché non esiste un’età alla quale io mi senta lontana, e ciò mi avvicina ad ogni singola persona che attraversi la mia strada.
Alcune studentesse più coraggiose si sono offerte di leggere dei brani estrapolati dal libro ed anche in quel momento la sala si è colmata di uno stupefacente totale silenzio, composto di occhi attenti e vivi. Ed io, con i miei, li guardavo tutti, saltando da un volto all’altro, emozionata da tale partecipazione. Gli applausi si sono susseguiti, ed è stato difficile staccarsi da un simile abbraccio che intendo prolungare ancora un poco con questo post…
Un grazie speciale a Loriana Pitzalis e alla preside, che hanno permesso questo splendido incontro, e un grazie di cuore ai ragazzi: grazie amici miei, siete stati fantastici! Scrivetemi, vi aspetto
Buonasera Susanna. Mi chiamo Maria Luisa e sono un'alunna del Liceo Scientifico.
Quella mattina ho trovato la conferenza una vera ispirazione, specialmente le sue parole, ed il suo spronarci ad osare e a non nasconderci dietro la vergogna che purtroppo ci opprime!
Io non mi reputo assolutamente una scrittrice, scrivo perchè spesso è l'unico mezzo per esprimere i miei pensieri, le mie sensazioni e raccontare gli episodi della mia vita.
Diciamo che carta e penna prima, ed ora la pagina di Word del mio pc, sono i miei confidenti più fidati e solo con loro riesco ad essere davvero me stessa.
In lei oggi ho visto un qualcosa che mi ha dato una certa fiducia, un pò come quella che mi danno i miei confidenti citati prima, ovvero la sicurezza di non essere giudicata per quello che scrivo. Grazie,
Maria Luisa
In principio è un piedino di gallina che si affaccia timidamente sulla superficie di un pezzo di carta, tra i banchi di scuola o in un pomeriggio indolente, una macchia di inchiostro o una traccia di grafite che lascia il segno e sul bianco del foglio e nello scrigno ancora vergine della memoria, in uno di quei cassettini che prima o poi verranno riaperti per uno sguardo distratto o, magari, per uno di quei rari momenti di nostalgia che tanto i bambini quanto gli uomini vissuti hanno bisogno di vivere di tanto in tanto.
Scrivere una lettera, poi un "ciao", quindi la trasposizione in littera del proprio intimo mondo, significa lasciare una firma indelebile di se stessi, là, in un luogo dove forse non sarà mai veduta da alcuno, dove non servirà ostentare la più superba manifestazione dell'ego perché potrebbe perire con se stessa, ma dove rimane un pezzetto minuto di quell'insondabile substrato dell'anima che noi chiamiamo identità, o coscienza. Leggere una lettera, un compito di scuola, un libro, per chi non teme di ricercare la sensibilità più retrospettiva delle cose addirittura un biglietto della spesa – giacché ho la presunzione di credere che nella più semplice quotidianità si esplica l'essenza più profonda di quel complesso chiamato vita – significa leggere, per chi ha occhi, direttamente entro gli animi di chi ha dipinto le parole e le lettere ha unito, in quel gioco innocente senza il quale le memorie dei secoli sarebbero affidate solo agli eletti, e sottratte al giudizio di chi, pur zoppo, vorrebbe capire.
Chi sono io per esprimere sentenze sì circoscritte da mettere in forse quanto per me il mio parere sia bensì circoscritto? Cosa mi dà il diritto di arrogarmi l'unica battuta fondamentale senza che mi si possa contraddire? Questo è il potere delicato della lettera, che malgrado possa ricevere risposta, non avrà mai entro sé realtà diversa di quella di colui che pose mano al pensiero e lo convertì in segni affinché giungesse agli altrui sensi; questa è la dolcezza che anche un'e-mail, scritta davanti ad uno schermo a casa di un amico, digitata all'angolo di una stanza seduti sopra una scatola, può toccare il cuore di chi le ha dato forma, e forse, chissà, anche di qualcuno tra coloro che la dovessero leggere…
A lei Signorina Trossero, e scrivo Signorina non per farle un'insidiosa burla, ma perché persuaso che chi ha avuto il privilegio di scrivere per passione sarà eternamente giovane, ed eternamente anziano (se vorrà delle delucidazioni a tal proposito discuterò volentieri con lei alcune mie tesi); a lei dico, che alcune mattine addietro ci ha fatto visita nel nostro piccolo Liceo in quel di Carbonia, io porgo i miei ringraziamenti, tanto per la visita gradita, che al di là delle formalità – penso lei mi intenda – ha avuto un significato meno intelligibile per chi non l'ha sentito su di sé, tanto per costituire a tutt'oggi uno di quei preziosi araldi che ancora proteggono sotto la propria egida, o per meglio rendere l'idea di qualcosa di etereo, sotto la propria ala, l'universo multiforme del pensiero scritto.
Or non son passate ore e giorni, lei ci ha domandato, se ne avessimo avuto il piacere, di inviarle tramite e-mail i nostri commenti sulla conferenza. Ebbene, non penso che potrei esprimerli meglio che con queste poche righe, benché esse non vogliano spiegare nulla, e non esplichino esattamente le impressioni, e non siano che una volgare accozzaglia di caratteri dettati dall'istinto. Ma io sono portato a credere, io Riccardo Mura, io piccolo e insignificante studente che ancora non ha raggiunto la maggior età, che tra persone di lettere abbiano maggior valore le trascrizioni confuse dei sentimenti reconditi piuttosto che una serie di giudizi scontati dettati dalla ragione e dall'ordine, croce e delizia di quei pochi portainsegna che non perdono la fiducia nella dimensione dell'oblio dell'anima, l'unico oblio in cui non si dimentica, ma si sente…
Riccardo
Quella bimba che un tempo ti correva incontro, aspettava alla finestra per avere un tuo sorriso e ascoltava il rumore dei tuoi passi sulle scale… forse oggi è cresciuta ma ti porta sempre nel suo cuore! In fondo tutti abbiamo un Angelo della porta accanto…
Ile