Susanna Trossero

scrittrice

Lo schwa

on 10 Dicembre 2021

Davvero basta una lettera, una piccola letterina appartenente a una lingua non nostra, a renderci più inclusivi e aperti?

Da tempo si sta parlando tanto – e polemizzando – di questo simbolo grafico ebraico, cioè una e capovolta dal suono neutro, senza accento o tono, discreta nella sua scarsa sonorità.

Se ne parla dal 2015, dovrebbe sostituire la desinenza maschile per le parole che comprendono sia il maschile che il femminile, o non precisare nessuna delle due per rispettare chi non sente di appartenere ai due generi.

Io sono tuttavia perplessa, perché ho spesso l’impressione che possa rivelarsi una mossa quasi ipocrita: una bella soluzione che tanto faccia parlare e dire quanto siamo bravi e inclusivi, ma nessun effetto concreto sul poco rispetto che ancora il nostro paese mostra per le persone. Persone, non uomini, donne, omosessuali, eterosessuali eccetera eccetera. No, persone, semplicemente. E naturalmente.

Non siamo ancora capaci, di questo, ed è vergognoso. Alla faccia di asterischi e segni fonetici.

Non mi piace il sessismo linguistico, ma neppure mi piace portare avanti una battaglia per cambiare le cose mediante simboletti grafici. Lo so bene, da qualcosa si deve pur cominciare o proseguire, ma il mio timore è che ancora si abbraccino le giuste cause usando solo l’apparenza, crollando miseramente sui fatti. L’inclusione è ben altro, ben altro è il rispetto, riempirsi la bocca di soluzioni piccole piccole non farà sì che si continuino a ignorare quelle grandi e fondamentali?

I diritti su cui l’Italia (o i politici e gli italiani stessi) ancora oggi, a fine 2021, non sa bene soffermarsi, davvero si otterranno con un simbolo grafico? Basterà a rendere giustizia e rispetto a chi non si riconosce nei due distinti generi, il maschile e il femminile? Basterà a renderci tutti uguali così come realmente siamo, nonostante l’ottusità e l’ignoranza dilagante? Le manifeste intenzioni di riconoscimento e rispetto, mancano ancora oggi in ogni campo, ma a quanto pare si prosegue nella meravigliosa cultura dell’apparire, cosa che in questo paese sappiamo portare avanti egregiamente.


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