Susanna Trossero

scrittrice

Una giornata dall’aria antica

on 10 Novembre 2016

Antonella Serrenti, Una giornata dall'aria antica

Sabato 12 novembre, in occasione della ricorrenza della strage di Nassiriya, vedrà la luce la raccolta di racconti Una giornata dall’aria antica, edito dalla Graphe.it e scritto da Antonella Serrenti. Quando Antonella mi ha parlato di questo suo progetto, si trattava di un’idea appena abbozzata, di un qualcosa che stava racchiuso nei meandri della sua anima e che scalpitava per venir fuori.

Tuttavia, per molto tempo, non ha lasciato che il pensiero evadesse dal suo intimo e si riversasse sulla carta, proprio perché intimamente troppo coinvolta nell’argomento, e io temevo che non lo avrebbe fatto mai.

Ma, per fortuna, un giorno è successo e tutto ciò che stava in lei è adesso in questo libro che vi suggerisco di leggere. Io l’ho avuto tra le mani che era un manoscritto appena nato, impregnato di pudore e lacrime, e mi sono subito resa conto che è molto di più di una raccolta di racconti; è la volontà di metabolizzare l’assurdità della guerra, è l’incapacità di comprenderla, è il ricordo di un maledetto novembre 2003, è il dolore per quel bambino che ha visto crescere, giocare sull’uscio di casa insieme a suo figlio, e che – indossata la divisa da soldato – non ha mai più fatto ritorno su quell’uscio. È il sollievo colpevole per il suo di figlio, tornato invece a casa.

È l’impotenza per tutti quegli altri bambini che vengono educati a uccidere da una cultura senza scampo, è la rabbia a lungo repressa per uno Stato che manda a morire ragazzi e ragazze lontani dal loro paese, in nome delle Missioni di Pace.

C’è così tanto, in questo piccolo libro, che ho faticato a leggerlo: mi sono imposta lunghe pause per via della commozione che a tradimento mi assaliva, così come accade quando si ha a che fare con l’anima di chi scrive e non solo con la sua fantasia.

Non credo di dover aggiungere altro, se non che considero questa terribile e bellissima raccolta un motivo di riflessione: ci sono perdite che non sono soltanto notizie al telegiornale, lutti lontani a cui assuefarsi, dolori degli altri; sono perdite di tutti e ci mutilano proprio sull’uscio di casa, là dove i nostri figli o quelli di altre madri, hanno giocato.


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