Susanna Trossero

scrittrice

A colloquio con il cielo

on 18 Novembre 2022

A scuola mi dissero che il Monte Bianco è la montagna più alta d’Italia e di tutta Europa: 4.807 metri gli hanno regalato l’appellativo di Re delle Alpi, e si fa onore tra le 7 Vette del Pianeta!

Ne ammiravo le immagini sulle enciclopedie, sul libro di geografia, tra le figurine dell’album Tutta Italia ma anche su quelle di Tutta Europa, e mi domandavo se mai ci sarei salita in cima, a guardar giù le case e gli alberi farsi piccoli piccoli fino a scomparire.

Da adulta non ci ho più pensato, a volte è più facile girare il mondo che godere delle bellezze della propria terra, e non ho mai capito perché.

La settimana scorsa, in una di quelle decisioni dell’ultimo minuto, mi sono ritrovata proprio là, sulla Punta Helbronner del Monte Bianco, dopo una salita veloce e quasi danzante della capiente cabina di funivia. La bellezza di quelle rocce innevate, del silenzio da alta montagna, dello stordimento che in vetta può cogliere e che tanto somiglia a un vago mal di mare, mi hanno portata in una dimensione da sogno, in cima al mondo, con l’aria pungente sul viso e lo spettacolo tutto attorno che nessuna parola può davvero descrivere né foto rendere giustizia. “I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi”, diceva Goethe.

L’emozione che solo la natura sa elargire, è qualcosa che giunge dal profondo e nel profondo arriva, perché anche la montagna più imponente è un’opera d’arte, è anima e cuore, è voce che sussurra o minaccia, è ascoltatore muto a cui raccontare di te.

Sono stata felice, lassù. Non mi bastava guardare per catturare tutto, perché a chiudere e riaprire gli occhi qualcosa di nuovo mi appariva. E di grande.

Sono un’isolana, amo il mare, lo considero il mio elemento. Ma quello stare lassù, in cima al Re delle Alpi, mi ha fatto sentire un’eletta in pieno colloquio con il cielo.


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