Susanna Trossero

scrittrice

ArgoDiario: pagina 1

on 1 Maggio 2023

Tornare alla vita di ogni giorno dopo aver condiviso le giornate, le ore, le colazioni, i pranzi e le cene con tante persone salutate sei mesi prima e con gli Argonauti tutti, con i nuovi ospiti o tra volti conosciuti ritrovati nel pubblico, e tra strette di mano di chi non si era mai visto prima…

Ci si sente come a fine anno scolastico o dopo una bellissima vacanza, e sebbene la quotidianità di casa risulti sempre la perfetta comfort zone da recuperare, la nostalgia di voci-risate-parole-trepidazioni si fa sentire.

Forse è questa la accezione del termine Saudade di cui parlava Natale Fioretto a teatro (vi racconterò nelle prossime puntate): una sorta di nostalgia che comprende l’accettazione del passato e la fede nel futuro.

L’ottava edizione della Fiera del Libro di Iglesias (22-23-24-25 aprile), nasce nei mesi precedenti, vivendo sia nell’organizzazione che negli eventi del pre-fiera; in particolare si sente che la prima vera giornata è vicina quando cominciano gli impegni con le scuole, e il mio ha preso forma il 21 aprile all’Istituto Baudi di Vesme, dove dovevo tenere una Masterclass per le quinte superiori; desiderava rispondere alla domanda “Scrivere perché” invitando i ragazzi a esternare attraverso la scrittura “il peso della giovinezza”. Sì, avete capito bene, quello che per noi adulti è visto come un dono, per molti ragazzi rappresenta una fase della vita piuttosto problematica, e se noi adulti non lo comprendiamo, allora ragazzi non lo siamo stati mai!

Il mio appuntamento era fissato per le 11,20 ma alle 9,20 – nella stessa aula – le quarte dell’istituto dovevano incontrare il giornalista Rai Stefano Lamorgese, responsabile del Premio per il giornalismo investigativo Morrione dedicato ai giovani under 30, di cui è Vice Presidente.

Eravamo entrambi in largo anticipo e abbiamo preso un caffè con la dirigente scolastica; la conversazione che ne è scaturita è stata interessante, al punto che quasi non ci siamo resi conto dell’ora!

Ho avuto il piacere di introdurre la Masterclass di Lamorgese presentandolo ai ragazzi, e tante erano le cose che di lui avrei voluto dir loro. Ci siamo conosciuti alla scorsa edizione della Fiera, il suo curriculum parla da solo e sappiamo oramai tutti che le inchieste e il giornalismo d’assalto sono il suo pane quotidiano, scelta ammirevole, socialmente indispensabile.

Sono rimasta tra gli studenti ad ascoltare anche io, la timidezza e le ritrosie di tutti hanno pian piano fatto un passo indietro, è nata l’interazione, la connessione che è vera bandiera della Fiera tutta, mi sono lasciata trasportare dallo stesso trasporto di Stefano giungendo alla conclusione che c’è tanto da fare e questi incontri sono vitali. Per dirla con le sue parole, “Il giornalismo – tutto: non solo quello d’inchiesta – si fonda su presupposti irrinunciabili che si chiamano: curiosità, attenzione al contesto, desiderio di completezza e sete di verità. Ma ha bisogno di un pubblico per non morire”. Riflettiamoci.

Le 11,20 sono arrivate in un attimo, l’aula si è svuotata, stavano arrivando i miei ragazzi a riempirla di nuovi volti. Stefano ha dimenticato il cappello e le sue parole, rimaste a vagare per tutta la stanza e dentro la mia testa.


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